Michele
partì il giorno dopo. Infuriava l’abituale temporale pomeridiano. La
pioggia, che batteva e obbligava ad azioni frettolose, accelerò i saluti,
non diede tempo a dialoghi oziosi farciti di rassicurazioni, consigli,
inviti e certezze.
Tutto era stato detto tra i due amici in riva al mare nella spiaggetta
dei pirati.
Mattia
aiutò l’amico a sistemare le valigie nello scompartimento.
“Avevo
proprio voglia di fare un lungo viaggio in treno. Farò una lunga dormita
fino a Roma e poi da Roma a Parigi” disse Michele alludendo allo scarso
riposo della piacevolissima vacanza.
Mattia
scese dal vagone, ebbe solo il tempo di dirgli:
“Avrai
presto mie notizie”
Il
temporale peggiorava e si allontanò prima che il treno partisse.
Gli
piaceva guidare sotto la pioggia e non si rammaricò del tratto abbastanza
lungo da percorrere. Era sera inoltrata e guidava con lentezza, più che
per prudenza per rilassarsi sotto lo scrosciare della pioggia. Riflettè
sulla possibilità di fermarsi una sera a casa dei suoi. Forse lo doveva.
Aveva cenato sempre fuori, da quando era arrivato. Parcheggiò l’auto in
giardino e di corsa entrò dall’ingresso delle cucine.
Tutto il palazzo era avvolto in uno strano silenzio, come se
non ci fosse nessuno.
Evento assolutamente insolito.
Anche
le cucine erano al buio. Raggiunse il salotto frequentato abitualmente dai
familiari. Sentì fumo di pipa, benchè la sala fosse al buio.
“Papà”
chiamò, riconoscendo l’odore del tabacco.
“Ciao
Mattia” rispose la sagoma che reggeva la pipa e che non era quella di suo
padre.
Luigi
lo accolse gentilmente.
“Fumi
lo stesso tabacco di mio padre e pensavo fosse lui. Scusami se ti ho
disturbato”
Mattia era stupito.
“I tuoi
sono partiti nel pomeriggio. Sta male zia Maddalena. In casa ci siamo solo
Laura ed io, anche Adele e Filippo sono con loro. Pare che la zia abbia
avuto un infarto e sia molto grave”
“Ironia
della sorte! Fino a tre ore fa eravamo qui io e Michele a poterci occupare
della cosa. Mi dispiace. Sai se c’è Giacomo?”
“Credo
che abbia guidato lui, tuo padre era stanco e alquanto provato alla
notizia”
Mattia
salutò il cognato, prese in gran fretta tutti gli strumenti che potevano
servire, voleva visitare la zia, e si rimise in macchina.
Non era
più rilassante guidare sotto la pioggia, anche perché il viaggio
precedente aveva creato umidità nell’abitacolo e i vetri si appannavano
continuamente.
Mattia
non era mai stato legato da affetto alla vecchia zia.
Il
padre, al contrario, era molto legato alla sorella, di parecchi anni più
anziana di lui.
Non era
ben sicuro di ricordare la strada che conduceva al paese vicino, residenza
abituale di zia Maddalena. C’erano molti cambiamenti. Le strade più
larghe, gli alberi più alti e fitti e le nuove costruzioni gli
confondevano le idee. Il buio e la pioggia non lo aiutavano. Si pentì di
essersi rimesso in viaggio in quelle condizioni.
“Obiettivamente sono solo pretesti. Ho percorso una lunga strada senza
infastidirmi delle condizioni di disagio, ora devo ammettere che mi
pesano”
In effetti non aveva mai provato affetto per la zia, forse era
solo dovere professionale e familiare. Guidato dai ricordi riconobbe lo
stretto viale che spuntava all’improvviso nel gomito di una curva e
conduceva a Villa Adele.
La noia
dei pomeriggi afosi trascorsi con tutta la famiglia al completo, in
occasione degli inviti della zia, era ancora là, appiccicata alla pietra
viva del lastricato, alle panchine di marmo ancora viscidi di umidità, ai
tronchi delle querce che troneggiavano, inutili, nel parco.
Era una
villa senza fiori, senza alberi da frutta.
“Ne hai tanti tu che non c’è bisogno che mantenga quelli miei”
aveva detto un giorno al fratello, e aveva fatto eliminare i vistosi
peschi primaverili, gli allegri melograni, i profumati aranci. Tutto
verde, nelle più svariate tonalità, ma solo verde, se possibile
sempreverde, senza alternanza di colori, profumi.
Voleva
fermare il tempo l’anziana Maddalena, non vedere il tempo trascorrere nel
fiore trasformato in frutto e trasformato in altro fiore, in altro frutto,
in altra stagione, le dava il senso dell’onnipotenza. Era rimasta ad
infastidirla una vite canadese, che aveva allignato al tronco di una
betulla e da lì, strisciando, aveva lentamente rivestito molti tronchi.
Era quello l’unico colore rimasto. Quando tutto si ingrigiva le foglioline
si tingevano di rosso. Zia Maddalena imprecava contro lo sprovveduto
giardiniere che vent’anni prima non era stato in grado di sdradicarla
completamente.
“Malerba non muore mai” diceva, stizzita, ogni volta che
qualcuno osservava l’acceso colore, con ammirazione.
“Che
donna strana. Poveretta, forse è stata sempre infelice” pensò Mattia
percorrendo il viale, il lastricato, passando per il parco, entrando in
casa.
Ora, da
uomo adulto, oltre alla noia vedeva appiccicata, su tutto, l’infelicità
dell’arcigna zia. I grandi saloni quasi disadorni, i mobili in stile
spagnolo antico, tetri e scuri, i tendoni vinaccia davano più l’idea di un
convento che non di una casa. Si soffermò a guardare le tele. I grandi
dipinti lo avevano sempre catturato. Erano la sola nota positiva della
grande, solitari casa.Imponenti, molto antichi, di grande valore, riproducevano a ‘tinte forti’
paesaggi, nature morte, immagini religiose.
C’era
molto silenzio e poca luce. Vide solo una fioca luminescenza al piano
superiore e udì un lamentevole recitio di preghiere.
Zia
Maddalena che aveva sempre annoiato tutti con le sue frasi pungenti, che
metteva tutti in agitazione al suo arrivo, aveva scelto il modo meno
previsto e più discreto per andarsene all’altro mondo.
“Era
già spirata, quando siamo arrivati” disse Adele, non appena vide entrare
Mattia.
Tutto
si svolse in modo molto semplice.
L’anziana donna che aveva sempre affrontato tutto, dalla prima colazione
agli auguri di Natale, con grande formalità, aveva lasciato detto al
notaio di non voler nessuno, al di fuori dei parenti più stretti, al suo
funerale, che doveva essere il più riservato possibile.
Un modo come un altro per farsi notare, pensò Mattia,
caustico. Per mesi avrebbero detto di lei che nonostante le ricchezze
possedute si comportava come una persona dall’animo e dai modi semplici.
Con un gesto eclatante aveva inoltre devoluto quasi tutti i suoi averi in
beneficenza e la splendida villa alla fidata Graziuzza. Sarebbe stato un
bel problema per la fidata Graziuzza mantenere la villa, visto che in vita
non l’aveva mai compensata in danaro, ma solo con l’estrema generosa
ospitalità quasi familiare. Così
Graziuzza, disperata e per non farla cadere in rovina, pregò Don Alfredo
di occuparsi della villa, giacchè il testamento non prevedeva che venisse
venduta ad alcuno fino alla morte della stessa Graziuzza.
Isabella, che data la distanza non poteva occuparsi di Graziuzza, adottò
la ottuagenaria governante, pregandola di trasferirsi a Palazzo, dove
c’erano stanze a sufficienza e dove poteva trascorrere serenamente gli
ultimi anni della sua logora vecchiaia.
Mattia
subito dopo il funerale ripartì con Adele e Filippo e rientrò alla
Pietraia.
Era
sfumata tutta la riserva di serenità fatta nei giorni assolati e
salmastri nel grembo di Cassiopea.
Le giornate erano diventate uggiose, benchè fosse solo la fine
di agosto.
Dalla
terrazza naturale osservava i grossi banchi di nuvole che correvano veloci
da un capo all’altro dell’orizzonte. Batteva sempre più di frequente il
maestrale e i bagnanti non scendevano più alla marina. Non udiva più voci
di allegre comitive che a tarda notte salivano per la rampa larga.
Maddalena non tornava da Serra.
Non la
vedeva da due settimane. Giacomo non parlava mai della sorella, Vittoria
lo evitava. Una sera decise che era il caso di porre fine all'angosciante situazione.
La solitudine lo opprimeva.
Pensò
di fare due passi fino all’osteria di Massimino. Invece salì ancora più
su, tanto su da trovarsi davanti all’uscio della casa di Maddalena. Bussò, senza esitare o pensare a conseguenze.
E l’uscio
fu subito aperto. Nessuno
dei due uomini potè trattenere l’espressione di disagio. Giovanni rimase
stupito, tanto quanto Mattia.
“Ma chi
ti ha detto che eravamo a casa? Nessuno sa ancora del nostro arrivo.
Siamo stanchi, se puoi passare domani, ci fa piacere. Non voglio sembrarti
scortese, ma Maddalena già dorme e non vorrei che la disturbassimo,
chiacchierando”
Mattia chiese scusa, e
pazzo dalla gioia, si fermò all’osteria di Massimino fino alle due di
notte, chiacchierando con i vecchi rugosi, inebriandosi nei ricordi d’infanzia e
nei numerosi bicchieri di zibibbo.
Massimino e un vecchio traballante l’accompagnarono fin alla piazzetta del
borgo vecchio. La strana compagnia si congedò, come se dovessero
trascorrere tutte le sere del resto della loro vita a quel modo.
Mattia sciacquò il viso alla fontanella.
Scese a
passi svelti, sostò a Porta di Mare, guardando la sua voluttuosa Cassiopea.
Contemplò a lungo le stelle, di nuovo lucenti, vicine.
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Luisa Caputo
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