Promenade de Printemps
Intenso profumo
Sole
Un sasso
Un altro sasso
Un filo d’erba
Il prato
Un fruscio
Il vento
Danza una farfalla gialla
Ronza un’ape
che zigzagando
si allontana
Silenzio
Maria Luisa Caputo
Roma 20 Marzo 2005, ore 23. Domenica delle Palme, a casa
Il 21 marzo, metereologicamente o meno, è arrivata la Primavera. La notizia non fa certo scalpore, ma fa scalpore che sia arrivata sottobraccio all’Inverno…Ho il privilegio di appartenere a un genere in via di estinzione: coloro dotati di memoria… climatica e memoria di suggestioni…
Percorro da anni, nel tragitto casa scuola, stupende strade i cui viali alberati offrono uno spettacolo stupendo. Appunto, da anni, osservo con attenzione la caduta lenta e leggiadra delle foglie gialle in autunno, autunno che stende le sue braccia fin al 21 dicembre…quando, si sa, arriva l’inverno, come data. E le foglie gialle, leggiadre danzano ancora, intasano tombini, tramano e ordiscono spessi tappeti. Esausto, l’autunno cede il passo all’Inverno che, giustamente, come in qualsiasi altro cambio di …governo, ha aspettato paziente a prendere le consegne, rispettando tempi e protocolli atmosferici. E quando tutte le terrene polveri sottili, il pulviscolo atmosferico e cosmico si incontrano, arriva la grandine. Come da franchi tiratori, grossi pallettoni ci piovono sulle macchine, si abbattono sui campi, che stanno lì come al solito da sempre…, e tutti a gridare all’inverno pazzo e tardivo. E se, le condizioni lo consentono, nella periodicità insita nei fenomeni stessi che vanno ad accumulo, le precipitazioni diventano anche nevose…
Ma ai primi di febbraio gemmano i mandorli, e le mimose spruzzano di giallo i rami. E tutti a gridare all’anticipata primavera, se non addirittura al miracolo del mandorlo. Nel frattempo, Inverno sta pensando che il suo mandato è finito, e in giusta e equilibrata alternanza, raccoglie tutte le sue carte. Certo lo fa come lo sa fare, aiutandosi con qualche bella nottata di tramontana, e dà anche una bella pulita con ampi piovaschi e grossi temporali…E le gemme diventano fiori. E i viali alberati, subiscono una metamorfosi. I rami asciutti e secchi, sembrano sorridere. Hanno la soavità dello sguardo di un bambino. All’alba i merli cominciano a fischiettare, è la prova canora della grande esibizione d’amore che li attende. E così , arrivato il 21 marzo, molti si abbandonano a sfrenati cambi di stagione. Tutto in lavanderia, via cappotti, maglioni e indumenti pesanti. Come se “21” segni un confine, un taglio con il passato…Come avviene al cambio di legislatura…Il 20 marzo in cappotto, il 21 in t-shirt. E puntuale arrivano i raffreddori, le bronchiti. …Piove:…,governo ladro! Si solennizza, in questo periodo, alta o bassa che cada, la Pasqua. Aromatizzata ai fiori d’arancio e all’afrodisiaco cioccolato, vestita di foulards iridescenti, con un profumo di antico misto a quel che rinnova, con le celebrazioni che sanno di incenso, di antiche tradizioni. E in ogni posto d’Italia, dal paesino più sperduto alle grandi città è un rincorrersi di sagre, specialità, colori. Casatielli, torte pasqualine, cuzzupe, colombe, salumi, carciofi, asparagi…Un tripudio di colori, profumi e calorie. A me, piace molto l’antica visita ai Sepolcri. Mi piace il silenzio, il raccoglimento, le chiese aperte fin a notte fonda, il via vai, i saluti e gli auguri frettolosi…Frettolosi perché fa freddo e c’è vento, tanto vento e freddo. Difficile, nel corso degli anni un giovedì santo, senza vento. E’ il vento del cambiamento, quello reale, correnti fredde che cedono il passo a correnti calde. Il sabato santo esplode la primavera, caldo caldo caldo. E giù di nuovo freddo e vento, a notte, quando di nuovo a chiese aperte, ancora a scambiarsi gli auguri, frequentatori o meno di cerimonie religiose. E la famosa Pasquetta, quasi sempre incerta, incerta come la stessa Primavera, che della sua fragilità fa virtù facendoci riflettere sul fatto che i cambiamenti repentini, i tagli netti non sono possibili. Così come avverrà per Lei, quando avendo lasciato la fanciullezza si avvia a trasformarsi in donna, Madonna Estate.
Non sono cambiate le stagioni, noi non sappiamo ascoltare. Troppo rumore, troppa fretta. Procediamo come in una marcia imposta, seguendo un ritmo che non ci appartiene, che ci snatura, eseguiamo i passi del tango sul valzer, e la… salsa invece che con i prodotti di stagione con quelli venuti in aereocargo da chissà dove, forse da quei paesi dove vorremmo essere e che vagheggiamo. E così tra un mango che ha il gusto di una zucchina, un’anemica albicocca venuta dall’Argentina e prematuramente staccata dalla sua pianta madre, un passion fruit che è un frutto pestato, pomodori che non maturano ma marciscono perché il sole lo hanno visto solo nelle cartoline appiccicate ai vetri della serra che li teneva prigionieri in gennaio, …viviamo sognando quel che vorremmo, a cominciare dall’estate in primavera, dalla primavera in inverno, non ci accorgiamo di quel che realmente ci circonda, con il suo fascino e i suoi intensi profumi…E non ci accorgiamo di chi ci sta vicino, dell’importanza di quelle gemme di sorriso o di sferzate ventose quando servono…
Difficile dimenticare lo sguardo del Guardiano del Fuoco.
Cammina sicuro su un suolo che smotta,
mentre lunghe lingue di Fuoco
assordano le sue orecchie,
ma non ottundono il suo cervello.
Pazzo, all’occhio dei più.
Amante appassionato di Sciara,
Sciara la rossa, che tracima ardente passione.
Nell’assordante magmatico boato
esplode la maestosità silente di evanescenti colonne di fumo
mentre cenere e lapilli crepitano su passi e pensieri.
Sensuale, Sciara si abbandona nelle braccia
del suo eterno e volubile amore,
il Mare.
Cede l’uomo del fuoco alla commozione,
e riprende il suo cammino
e mentre i passi si acciottolano con le nere pietre
giura ancora amore eterno all’indifferente Sciara
Sciara la rossa
Maria Luisa Caputo
Roma 1 Marzo 2007, ore 20:46, a casa
Ho conosciuto il Guardiano del Fuoco, mentre felice osservava la Sciara di magma.
Eruzione dello Stromboli in questi ultimi giorni di febbraio,
oggi 1 marzo, maestosa.
Ieri sera ha piovuto. Una pioggia leggera. Immersa nella lettura di un romanzo non mi sono accorta di nulla. La prima pioggia d’autunno, silenziosa e benefica. La pioggia che segna il cambiamento, il reale passaggio, la pioggia che irrora la terra, arsa dalla grande calura estiva, e prepara le nuove messi.
Continuavo a leggere seduta nella mia comoda poltrona. Non mi rendevo conto dell’effettiva consegna del clima dalle mani dell’Estate alla Nuova Stagione. Quando, stanca dalla lettura, ho chiuso le imposte me ne sono rallegrata: un cambiamento.
Myanmar.
Lenta e silenziosa come una benefica pioggia, sfila la folla. Le prime piogge: monaci e studenti, un poeta.
Le pagode, miti e placide, osservano incredule, profanate già nel loro mistero e nel loro silenzio.
Ieri sera ha piovuto di una pioggia leggera.
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