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Il Romanzo

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    Cap 1°        Porta di Mare

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    Cap 2°        Notturno

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    Cap 3°        Maddalena

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    Cap 4°        La Pietraia

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    Cap 5°        Il Vicolo

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    Cap 6°        La Vigilia dell'Assunta

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    Cap 7          Tempesta di mare

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    Cap 8°        Calura  

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    Cap 9°        Mattia

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    Cap 10°      Quiete

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    Cap 11°      Sciame meteorico

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    Cap 12°      Il mirteto

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    Cap 13°      Cassiopea

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    Cap 14°      Maestrale

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    Cap 15°      Il castagneto

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    Cap 16°      Vaniglia

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    Cap 17°      Bava di vento

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    Cap  18°     Solitudine

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    Cap 19°     Allegro ma non troppo

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    Cap 20°     Andante moderato

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    Cap 21°     Andante maestoso

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    Cap 22°     Adagio

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    Cap 23°     Autunno

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    Cap 24°     Tempo

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    Cap 25°     Prestissimo

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    Cap 26°     Allegro energico

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    Cap 27°    Allegro con moto

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    Cap 28°     Largo

 

 cap IV

La  Pietraia

 

 

Era di fatto la  Pietraia un vecchio rustico, situato a metà strada tra il gentilizio Palazzo Mastai e la spiaggia privata. Un’angusta gradinata d’accesso correva laterale a quella ampia e  agevole che da Porta di Mare conduceva verso il borgo e  la  marina.

            La Pietraia.

            Luogo di fascino e di mistero.

D’inverno, davanti ai foconi, i vecchi riportavano dai loro vecchi racconti affascinanti, che incutevano terrore ai piccoli. Con gli occhi sgranati, impauriti, ascoltavano la storia del  brigante che era stato decapitato. 

“Anticamente, quando c’era la ghigliottina. Proprio a Porta di Mare”. Il narratore allungava le mani nel gesto di voler afferrare qualcuno, qualcosa nell’aria.

“La sua testa, invece di rotolare dalla gradinata grande, era rotolata da quella stretta e ripida del casolare vicino, dove il brigante aveva posto per anni il suo nascondiglio. Il sangue aveva tinto l’erba e lo spirito del brigante aveva voluto che l’erba restasse irrimediabilmente tinta di rosso”

E le vocali di spirito venivano allungate e gutturate, con tono di dramma.

“Perciò ci sono tutti quei fiori rossi piccoli piccoli!” Esclamava ,attonito, qualche bambino.

“Sii e non solo! Ma hai visto tutte quelle grandi piante rosso sangue che avvinghiano la casa? Sono le mani del brigante!” aggiungeva qualche parente ancora più sadicamente fantasioso allungando mani e pronuncia. A quel punto i più piccoli piangevano, le mamme si arrabbiavano perché poi avrebbero trascorso la notte in bianco, vicino ai figli piagnucolanti.

            Il casolare avvolto nel fascino dei racconti macabri, era pertanto sempre indisturbato. I più piccoli non si avvicinavano nei loro giochi, i più grandicelli, se proprio costretti a passare, acceleravano il passo.

Un grosso anello di ferro era ancora al suo posto, vicino al cancello. La leggenda comprendeva anche questo. A quell’anello il brigante legava i malcapitati da lui rapiti, là era stato incatenato lui stesso dopo la cattura.

In realtà ‘la Pietraia’, così battezzato il rustico dalla nonna di Mattia, quando venne restaurato, era il luogo in cui la nobile famiglia sostava al pomeriggio, quando saliva dalla spiaggia, durante la stagione dei bagni. Salivano dalla rampa grande, più agevole e meno ripida, godevano della frescura del casolare, gustando bibite fresche. Il casolare aveva un locale di ghiacceria, così le domestiche potevano preparare gustose granite di limone per le nobili e candide signore che sostavano all’ombra del pergolato dei secolari pini marini e delle viti canadesi.

             Le mani del brigante.

Quando erano solo donne, qualcuna di loro, più intraprendente, osava togliere più di un indumento. Volendo avrebbero potuto denudarsi, tanto erano certe di non essere disturbate. Per maggiore sicurezza mettevano a guardia della scalinatella due superbi mastini, che facevano passare, a chiunque, la voglia di curiosare.

Nell’ala vecchia di Palazzo Mastai c’era un ritratto di una nobildonna con i cani al guinzaglio.

            Vere radici del mito del brigante.

Nel corso degli anni il casolare era stato un pò ingrandito. Aveva perso l’aria di presenza occasionale. La nonna aveva voluto che fosse attrezzato di tutto, il modo che le famigliole delle figlie al ritorno dalla marina potessero anche sostarvi per la notte. Fu completamente ristrutturato all’interno, mentre la facciata esterna fu lasciata con il suo rivestimento in pietra. I rustici impiantiti di cemento vennero sostituiti da bellissimi pavimenti rivestiti con ceramiche fatte venire da Vietri. L’amabile signora di origine amalfitana, voleva dare al villino l’aspetto tipico delle case mediterranee. L’esterno fu affrescato di bianco, mentre le porte e le finestre di indaco. Con l’aiuto di abili giardinieri, la folta macchia fu valorizzata piantando qua e là vistose bouganvillee. A lato di ogni gradino  piccole giare, con fioriture una diversa dall’altra, petunie, begonie, geranei, rose, ma nella stessa tonalità. L’arredo era semplice, ma tutto era concepito in modo da far sentire l’ospite a suo agio.

            Era diventata, la Pietraia, ancor più nascosta agli sguardi di tutti. Non era visibile né da Palazzo, né dalla gradinata grande.

             “No”

 Aveva risposto ancora una volta Maddalena al mattino, ma all’ultima accorata richiesta non aveva dato risposta. L’aria di mistero che aveva accompagnato la dimora negli anni, ma ancor più la sua posizione impenetrabile alla vista, le incutevano soggezione.

            Non poteva recarsi alla Pietraia.

            Si sarebbe così appartata con Mattia, e non doveva.

            Al pomeriggio, dopo un frugale pranzo in giardino, Mattia chiese scusa a tutti e si ritirò. Disse di essere molto stanco, di avere voglia di dormire.

            “Giù alla Pietraia c’è fresco, forse riposerò un pò, ne ho bisogno. Sarò puntuale per la cena”

Si avviò con il cuore in gola, credeva di aver fatto tardi. All’idea che Maddalena lo aspettasse di già fuori dall’uscio, fu colto una grande agitazione.

            Maddalena non c’era.

            Si sentì sollevato.

Aprì l’uscio, preparò una caraffa con acqua e limone, prese due bicchieri e si avviò sotto al pergolato. Si stese su un divano di vimini. Il fresco contatto sembrava alleviare la strana sensazione che non lo lasciava dal mattino.

Perché coinvolgeva Maddalena in un problema suo e di cui lei ignorava le cause e che non trovava giustificazione?

            Provava un forte senso di colpa.

“E’ inspiegabile questa situazione, cosa posso dirle?”

Rifletteva a voce alta, quasi parlando a qualcuno.

            L’ansia dell’attesa si trasformò in serenità crescente. L’immagine della giovane, che scendeva agile la stretta rampa, con la gonna che le fasciava le gambe a causa del venticello e che esaltava ancora di più la bellezza del corpo, lo fece impazzire di desiderio, di gioia.

            Scavò la felicità dal profondo dell’animo, per fugare  tutte le ombre del presente.

Una struggente nostalgia del tempo passato attenuava a viva forza lo strano malessere, lo scrupolo che provava.

            Mise ordine ai suoi pensieri convulsi.

Provò un sentimento a lui nuovo, l’innamoramento passionale.

Sentì forte il desiderio del suo corpo, della sua presenza e divenne improvvisamente geloso, gelosissimo di Maddalena.

            Lei era sua,  sua da sempre.

            Nei suoi pensieri.

Si alzò dal divano, ammirò il paesaggio.

            Tutto aveva ripreso l’aspetto di sempre. L’ordine precostituito dai ricordi, diventava realtà. Ogni pianta aveva ripreso i suoi colori, i suoi profumi.  Tutto era come lo aveva ricordato per anni. Mattia ripensò alla mano di Maddalena e all’anello, ma soprattutto alla fede nuziale e fu colto dal prepotente senso di collera, che lo aveva già assalito al mattino.

Si voltò di scatto.

Rovesciò con violenza la brocca. Doveva sfogare l’ira, che aveva ripreso di nuovo il sopravvento sui suoi sentimenti. Rientrò in casa, furente.

Si stese sul letto lasciando l’uscio aperto per far capire a Maddalena che stava lì.

             Doveva raggiungerlo. In qualche modo doveva manifestarle i suoi sentimenti.

 Il pomeriggio molto caldo e assolato rendeva calda anche la nascosta, ombreggiata  Pietraia.

Mattia sentiva rivoli di sudore correre sul collo. Si alzò, si svestì e si rinfrescò.

            Indossò una camicia fresca e profumata.

            E il caldo!

“Santo cielo che caldo! La vita qui pare sempre scandita dal caldo, anche i ricordi sono roventi” fu l’ironica riflessione.

Udì passi leggeri per la scalinata.

Trepidante, si avviò verso l’uscio.

            Comparve sulla porta la madre.

            Mattia trasalì, come colto in grave fatto.

“Cos’è successo lì fuori? La brocca è caduta a terra, lo sai? Manderò più tardi Caterina a pulire. Come mai sei vestito di tutto punto? Stai uscendo, non volevi riposare?” 

La sequenza di domande, l’arrivo imprevisto, la possibile e simultanea visita di Maddalena, gli fecero tornare il mal di testa, i malesseri diffusi.

“Anche se mi fossi addormentato, tu in ogni caso mi avresti svegliato. Mi sono fermato in giardino a prendere una bibita fresca. Ora se non ti dispiace sono proprio stanco. Ma perché sei scesa?”

Le sue domande e le risposte furono piuttosto scortesi. Mattia se ne dispiacque e chiese scusa alla madre.

Isabella era scesa per vedere se fosse tutto a posto, se l’amato, ribelle figlio si fosse sistemato bene. Gli diede un bacio affettuoso di saluto e senza nulla aggiungere si avviò a fatica su per l’angusta gradinata. Mattia la seguì con lo sguardo, finché non scomparve alla vista, avendo ella imboccato la rampa grande.

            Si sentì sollevato.

            Almeno non avrebbe incontrato Maddalena.

            Provò tenerezza per la madre.

Quasi prostrato da questo imprevisto incontro, si rimise a letto.

Udiva in un vocio indistinto, risa, sciacquettio di mare, canti lontani.

            Il tempo correva lento. Passava e ripassava le mani sulla fronte, fra i capelli.

Ricominciava a sudare, avrebbe voluto cambiarsi ancora una volta.

            Ma era esausto. L’attesa lo stava logorando.

            Giungeva dalla marina un malinconico canto popolare. Mattia lo conosceva bene e a bassa voce, come in un lamento, si unì al canto.

            Non per cantare la malinconia,

            ma per evitare che essa prendesse il sopravvento.

            Senza rendersene conto scivolò in un sonno profondo.

Un leggero venticello faceva oscillare la porta. L’aria si insinuava nelle varie stanze, rendendo ancora più ristoratore il suo sonno.

 

 

© Copyright by Maria Luisa Caputo

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