Cap 6° La Vigilia dell'Assunta | |
Cap 9° Mattia | |
Cap 19° Allegro ma non troppo | |
Cap 25° Prestissimo | |
Cap 26° Allegro energico | |
Cap 27° Allegro con moto | |
Cap 28° Largo |
cap XVII
Bava di vento
Angelina ramazzava con forza il tavolaccio dell’impiantito. Rovesciava secchi colmi d’acqua saponata e continuava a ramazzare con la vecchia scopa di saggina. Era presto per i bagnanti, prima delle sette non arrivava nessuno. Fu sorpresa nel vedere Mattia e Michele.
“Signor barone siete cascato dal letto stamattina? Come mai così presto?”
Parlava e rovesciava secchi d’acqua, non aspettava risposta e non poteva servire nulla perché era fuori orario.
“Non ho ancora acceso la macchina del caffè. Mi dispiace” disse credendo di essere più utile scoraggiandoli con un rifiuto immediato.
“Volevamo dei sigari e sapere se tuo figlio è già sveglio. Vorrei uscire con la barca. Non c’è Giacomo e avrei bisogno dell’aiuto di Saro”
“Giacomo c’è ed è già in mare con l’Assunta. Saro è sveglio. Lo chiamo subito. Prendo una scatola di sigari, a caso eh! E’ tutto bagnato e non vorrei scivolare”
Michele sorrise compiaciuto alla panciuta e spontanea Angelina e chiese a Mattia se Assunta fosse un’altra fidanzata di Giacomo. Mattia era stupito dal suo rientro così precipitoso e non rispose subito. Poi, sull’eco residuo della domanda, chiarì distrattamente che l’Assunta era il peschereccio più grande della loro flottiglia, quello che era di competenza di Giovanni. Michele si tranquillizzò quando venne a sapere che non c’erano problemi per la loro uscita in mare, in quanto Saro era abile quanto Mattia stesso e Giacomo.
Cassiopea avida di mare docilmente si lasciò pilotare.
Sotto bava di vento, agilmente guadagnò il largo. Apriva con grazia un varco nel cuore del mare, mentre la prua lo sfiorava leggera, sensuale.
Non era una novità, la situazione era tipica, piccole increspature in superficie e banderuole animate dal solo movimento. Mattia era felice al timone, Saro fungeva da marinaio, velaio, skipper, ma più che altro da cicerone a Michele che non conosceva nulla di vele e del linguaggio che usavano con Mattia.
Michele era eccitato come un bambino e quando si sentì sufficientemente addentro alla nuova situazione, si diresse a prua.
Accese un sigaro e cominciò ad assaporare una sensazione mai provata prima.
La dolcezza della solitudine.
Mare.
Solo mare.
Azzurro, cupo.
Il fondale scuro dell’abisso profondo.
Blu intenso, oltremare.
Il sole caldo lo avvolgeva.
Sentiva il desiderio di amare, di sentirsi travolto da una passione forte.
Invidiò Mattia. Aveva Maddalena. Lo guardò e lesse la felicità nei suoi occhi, mentre reggeva il timone. Ora che era a conoscenza della passione che provava capiva che quello sguardo lontano, pensieroso, ma profondamente sereno, non era dato solo dallo stare al timone.
Voleva provare anche lui quella felicità.
“Sono giovane” si disse “voglio avere al più presto una famiglia. Basta pensare solo al lavoro”
Si allentava il motore, Saro ancorò, dopo che Mattia ebbe bordeggiato lungo la costa, in prossimità della grotta di San Gregorio.
“Potremmo raggiungere la grotta a nuoto. Te la senti?” urlò Mattia a Michele.
Senza aspettare risposta si tuffò, lasciandolo perplesso e titubante.
“Non dia retta a Mattia, quello secondo me è nato in acqua, se non era addirittura un pesce nell’altra vita. Comunque qui l’acqua è bellissima, non si perda il bagno, non è la stessa cosa in nessun altro posto al mondo”
Saro non si era mai mosso dal suo paese, dal suo mare, ma lo sentiva dire da chiunque venisse da fuori e che era stato anche all’estero, quindi era una verità universale. E poi per lui quello era la parte più bella di tutta la costa.
Tanto bastava a costituire verità in lui e creare convincimento in Michele.
Si tuffò, senza l’idea di raggiungere l’amico nell’impresa stancante Era ancestrale l’incredibile sensazione di neonatale accoglienza nel ventre marino. Michele nuotava a grandi bracciate, non si rese conto di aver raggiunto Mattia che nuotava più lentamente, come a godersi a pieno ogni bracciata d’acqua.
Da quando era arrivato aveva nutrito questo desiderio di acqua, di libertà come un amore ardente. Provava quasi lo stesso ardore che aveva impegnato in ogni abbraccio per l’amatissima Maddalena.
Quando furono vicini si concessero una sosta.
“Che ne dici del mio mare? Dì, non è il più bello del mondo?”
Michele sorrise alla domanda, felice riprese a nuotare urlando un lungo si di assenso. Ora anche lui poteva dire di aver nuotato nell’angolo di mare più ‘bello del mondo’.
Nuotarono a lungo. Avevano bisogno di ritemprare le membra, scaricare le tensioni accumulate.
Solo Maddalena aveva appagato così Mattia.
Sostava, si tuffava in profondità, ritrovava nell’oscurità il buio della notte alla Pietraia, il buio intimo del giardino, il buio dolcissimo del mirteto.
Le immersioni lo eccitavano e acuivano il desiderio crescente di amarla ancora. Sarebbe stato difficile aspettarla a lungo con l’ansia di conoscere le novità sulle ultime decisioni, al suo rientro.
L’eccitazione lo distoglieva dai progetti razionali che aveva avviato, ma giurò a se stesso di mantenere fede. Non doveva turbarla ancora, doveva essere lei a scegliere liberamente, la vita che voleva.
Michele arrivò a riva. Non immaginava di avere tanta resistenza fisica e questo lo caricò molto, emotivamente. Solo la notte precedente si era sentito quasi un vecchio, da solo, senza una donna da amare.
Mattia ancora giocava a fare il delfino.
Michele, come un naufrago della sua stessa vita, si gettava sulla sabbia calda a prendere fiato.
Cassiopea distante, distaccata dagli umani problemi, si era unita ancora una volta agli abissi scuri. Appariva ancora più bella, vista da lontano. Il suo scafo blu Prussia si fondeva all’indaco dell’acqua.
Dopo qualche minuto giunse Mattia.
“Ho aspettato questo momento da mesi!” disse a Michele, non appena riprese fiato.
“Ho sentito la mancanza del mare come di una persona cara, la più cara. Credimi. Roma è bellissima, forse un giorno ne sentirò pure la nostalgia e non mi ci vorrà molto a fare un viaggio, ma il mare no! Non mi sono mai abituato a viverne senza”
Rincorrendo le sue parole ancora una volta fu assalito dal dubbio di aver identificato in Maddalena tutto quello che gli era mancato in tutti quegli anni, lei compresa.
Non poteva essere credibile, anche nel buio del fondale lei gli era mancata. Era la sua ancora di felicità.
“E’ stata un’esperienza bellissima. Sarà difficile anche per me, tornare alla vita normale. Verrò a trovarti, Mattia, ci puoi contare, se il tuo invito di due giorni fa è sempre valido”
Disse, ancora ansimante Michele.
“Michele spero che si sistemi tutto, tra me e Maddalena. Mi si presentano giorni difficili. Tu sarai sempre il benvenuto, la tua amicizia è uno dei punti fermi della mia vita. So di poter contare su di te. La mia casa è a tua disposizione. Perché non ti trasferisci anche tu qui? Potremmo aprire una casa di cura tutta nostra”
“Credo di essere ammalato di città, come tu del mare. Questo sarà il mio rifugio intimo, dove attingere serenità nelle giornate vuote”
Michele raccontò a Mattia della lunga passeggiata notturna, della solitudine provata.
Solo come un cane in compagnia di un cane randagio, solo anche lui, ma docile perché desideroso dell’umana presenza.
Gli confidò della presunta convinzione di amare Maddalena, poi la figura femminile in genere fino a quella creata da Laura, con la sua maternità.
“Studio, studio, lavoro, notti in corsia. Che vita dura abbiamo vissuto. Non voglio rinunciare più a niente, a cominciare dalla donna che amo, a costo di qualunque prezzo” concluse Mattia.
‘A meno che lei non lo voglia più, il mio amore’ riflettè.
“Quando te la senti raggiungeremo Cassiopea. Ora prendiamo un pò di sole”
C’era un boschetto di eucalipti, si spostarono, per stare con la testa all’ombra. Il sole era caldo, ma non fastidioso. La dolcezza della natura al mattino, in fondo erano appena le otto, conciliò loro il sonno. Saro si addormentò, nell’attesa, cullato dalle braccia di Cassiopea.
Veloce, lontano, un motoscafo solcava le onde.
Zigzagando fece vagolare lo scafo e Saro si svegliò. Si stiracchiò, guardò l’orologio. Aveva dormito per ben due ore. Non udendo voci, si alzò per scrutare dove fossero finiti Mattia e Michele. La riva era lontana, ma ben visibile fino al boschetto di eucalipti. Anche loro dormivano.
Cominciava a fare molto caldo e sentiva il bisogno di fare il bagno. Si tuffò emettendo un urlo di compiacimento e Michele si svegliò.
Si sedette.
Era intontito, la notte insonne e il caldo l’avevano stordito. Si alzò per bagnare la testa con l’acqua fresca. Si rimise a sedere in un angolo più ombroso. Il posto era mistico, si sentiva elevato in spirito. Il profondo silenzio, rotto solo dal respiro pesante di Mattia, lo inebriava. Una giornata così eccitante come quella non la ricordava più dai tempi dell’infanzia. Non poteva pensare, perché la mente era rapita dalla magnificenza della natura. Poteva solo osservare, ammirare.
Non ricordava e non voleva ricordare niente.
Qui aveva cominciato a pensare al futuro, a nuovi progetti. Era beato.
Cominciò ad osservare Saro che nuotava a grandi bracciate. Pensò che gli abitanti di quei posti erano fortunati, anche se l’abitudine brucia ogni fortuna, comprese la bellezza e la misticità di un luogo. Se avesse potuto sarebbe rimasto a dormire su quella spiaggia incantata pure la notte, per sentire ancora il silenzio nella mente.
Due gabbiani si rincorrevano, planavano veloci a pelo d’acqua e risalivano per poi rituffarsi.
Saro saliva la scaletta, Cassiopea ondeggiava accogliente. Mattia dormiva come un bambino, placido, come se fosse notte. Michele si tuffò nell’acqua che ora gli sembrava freddissima. Allo sciacquettio del nuoto Mattia si svegliò. Avrebbe dovuto raccogliere tutte le forze per riprendere gli amici e salire su Cassiopea, ma non c’era fretta. Saro lo vide e cominciò a sventolare la maglietta in segno di saluto. Mattia agitò le braccia e si sdraiò di nuovo.
Beato.
Non voleva pensare, solo godersi il sole, l’acqua.
Udiva solo le bracciate di Michele che si allontanava sempre di più.
Quell’ angolo ora era di nuovo tutto suo.
Si riappropriò della passata serenità dell’infanzia.
Pirati, lui e Giacomo.
Prigioniere, da liberare, le sorelline
e Maddalena.
Non avrebbe voluto pensare a lei, ma Maddalena era ovunque.
Tra i cespugli selvatici, tra le rocce sporgenti, tra gli eucalipti, sulla sabbia, nell’acqua fresca.
Maddalena era la sua mente, guidava il filo dei suoi pensieri.
Stranamente qui non sentiva l’angoscia dei loro problemi, tutto era sfumato.
Una gouache i cui colori sono stati diluiti troppo.
Si alzò per fare una breve passeggiata fra i ricordi. Tutto era come nella sua infanzia e tutto era cresciuto in altezza, come lui.
Sentì gli amici che urlavano il suo nome, dal ponte. Si avviò lasciandosi inghiottire dall’acqua azzurra.
Volutamente nuotava lento, non doveva perdere un istante di quella ritrovata felicità.
Rientrarono al crepuscolo.
Il giorno seguente uscirono ancora e il giorno seguente, e il seguente e quando Giacomo fu disponibile, decisero di stare in mare per un pò di giorni.
Michele imparò ad ancorare, ad ammainare, ad attraccare, finalmente capì che significava “andare di bolina” o “vento al giardinetto”.
Alla prima uscita non capiva dove potesse essere un giardinetto su una imbarcazione a vela.
Decise che al suo ritorno a Parigi avrebbe conseguito il brevetto di timoniere, nell’ilarità generale. Tutto finchè non fu costretto con Saro ad andare di bolina o di giardinetto, allora decise che era meglio uscire sempre con loro tre.
Le sere trascorrevano allegre in un mondo di uomini, senza formalità alcuna. Cementavano vecchie amicizie, dando spazio alle nuove.
Nel mondo di quegli uomini c’erano chiacchiere di uomini che finivano sempre col parlare di donne, vere, inventate, fantastiche. Tiravano fuori le preferenze per questo o quel colore di occhi, discorrevano sulle qualità, sulle affinità elettive indispensabili. Si cadeva nei ricordi lontani o vicini nel tempo, tanto ognuno di loro aveva in mente una stella polare, che lo guidava, E quando si stancarono di parlarne solamente, decisero che era ora di porre fine alla crociera.
Giacomo non vedeva l’ora di riabbracciare Anna, Saro la giovane moglie, Michele avrebbe rincorso l’idea della sua futura donna e Mattia avrebbe messo i piedi a terra, in ogni senso, affrontando le realtà della sua donna, visto che aveva perso ogni dimensione reale e che Maddalena di fatto non sarebbe stata al molo ad attenderlo, ma più che altro nel letto del marito, che era anche il suo, purtroppo.
Saro e Giacomo veleggiarono felici nel mare della realtà, Mattia e Michele nel mare delle idee.
Giacomo non aveva fatto alcun cenno sulla sorella o riferimento alcuno alla situazione che poteva esserci a Serra tra i coniugi. Mattia gliene fu tacitamente grato.
Giacomo, almeno all’apparenza, era rientrato sereno da Serra, questo poteva voler dire molte cose, ma una sola era certa: Maddalena doveva essersi dimostrata calma e senza grandi problemi. Almeno questo lo consolava, anche se lo struggeva il desiderio di conoscere la realtà.
A mano a mano che Cassiopea guadagnava la costa Mattia provava una crescente agitazione.
In lontananza le montagne cominciavano a stagliarsi nette e diventavano sempre più visibili i ruderi dell’ala vecchia, il borgo e la marina.
I ricordi si materializzavano.
Sull’acqua, vagolavano le lucette delle case e le lampare delle flottiglie di paranze e dei piccoli gozzi che uscivano per la pesca notturna.
La bava del vento riusciva a malapena a increspare la superficie del mare.
Passarono ore al molo. Michele fu di grande aiuto nel risistemare sottocoperta, mentre gli altri ‘uomini di mare’ ormeggiavano, attraccavano, ancoravano con strane urla e frasario, a lui diventati nuovamente incomprensibili. Se gli avessero chiesto aiuto avrebbe incagliato la splendida, docile accogliente Cassiopea e non era il caso. Così lui fungeva da ‘uomo di terra’, come gli altri uomini l’avevano battezzato, quando era intento a preparare gustose pietanze.
Erano stanchi, molto stanchi. Si salutarono con la promessa di ripetere al più presto una mini crociera, ma per Michele quella era l’ultima, almeno per quell’anno, così disse con rammarico.
A Porta di Mare presero rampe diverse. Mattia avrebbe imboccato volentieri la rampa larga per arrivare fin su al borgo, fin su al vicolo, fin dentro le braccia della sua amata Maddalena, ma dovette imboccare con Michele la rampa stretta.
La Pietraia era avvolta nel buio poco buio del tardo crepuscolo. Ora a Michele non dava l’idea della scarsa luce. Si era abituato.
Camminavano a passi svelti. Il cancello era chiuso a chiave, il giardino, per quel poco che poteva vedersi, era ben curato, la casa ordinata. C’erano tante provviste, le camere ben pulite, la biancheria era ancora profumata di sole.
“Mi sento così a mio agio! Mi sembra quasi di tornare a casa mia, la casa che vorrei” disse Michele.
Non c’erano donne in giro, ma si potevano pure immaginare le movenze, i gesti, tanto la casa aleggiava di donna.
C’era pure, sul tavolo da pranzo, un vaso colmo di rami, appena recisi, di bouganvillea. Mattia entrò in camera sua. Sollevò la coperta per sentire il profumo di bucato delle lenzuola. In cuor suo sperava che fosse stata Maddalena ad avere tutte quelle piccole accortezze, ma sapeva bene che erano solo fantasie.
In cucina trovarono uva, pane rustico, formaggio. Dopo la doccia mangiarono poco. Erano stanchi, eccitati. uscirono un pò in giardino, fumarono sigari contemplando il mare dalla terrazza naturale.
Era strano stare sulla terra ferma e guardare il mare dall’alto. Il molo era ben visibile e con esso Cassiopea, che ondeggiava placida allo sciacquettio delle ondine in crescendo.
Il mare fu il compagno di tutta la notte, lo sognavano, lo vedevano quando aprivano gli occhi. Lo risognavano appena si riaddormentavano.
E ancora una volta, al risveglio, sia Mattia che Michele non realizzavano la realtà spaziale. Credevano, anzi speravano di trovarsi ancora su Cassiopea.
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