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Il Romanzo

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    Cap 1°        Porta di Mare

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    Cap 2°        Notturno

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    Cap 3°        Maddalena

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    Cap 4°        La Pietraia

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    Cap 5°        Il Vicolo

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    Cap 6°        La Vigilia dell'Assunta

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    Cap 7          Tempesta di mare

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    Cap 8°        Calura  

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    Cap 9°        Mattia

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    Cap 10°      Quiete     e  a seguire:  Cap 11°      Sciame meteorico

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    Cap 12°      Il mirteto

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    Cap 13°      Cassiopea

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    Cap 14°      Maestrale

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    Cap 15°      Il castagneto

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    Cap 16°      Vaniglia

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    Cap 17°      Bava di vento

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    Cap  18°     Solitudine

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    Cap 19°     Allegro ma non troppo

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    Cap 20°     Andante moderato

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    Cap 21°     Andante maestoso

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    Cap 22°     Adagio

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    Cap 23°     Autunno

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    Cap 24°     Tempo

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    Cap 25°     Prestissimo

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    Cap 26°     Allegro energico

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    Cap 27°    Allegro con moto

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    Cap 28°     Largo

 

cap X

quiete

  

Era notte fonda. Non una fiaccola era rimasta accesa e tutto era ripiombato nell’oscurità. I ruderi dell’ala vecchia e del torrione erano animati dai fantasmi delle sinfonie. Mattia osservava il cielo stellato nel buio profondo, mentre nella sua mente danzavano lievi le note sulla scia del ricordo.

            Si avviò verso il porticato.

Sentì di essere seguito. Alle sue spalle era completamente buio. Si voltò di scatto.

Erano solo foglie trascinate dal vento che si stava levando. Non c’era proprio nessuno. Riprese a camminare, lentamente, ma sentiva una presenza costante, come se un bimbo giocasse a nascondino.

            Era chiaro che qualcuno lo seguiva.

Cominciò a fare pochi passi e sostare, voltandosi di tanto in tanto.

            I suoi gesti erano ripetuti.

All’improvviso si ricordò di un gioco che faceva da bambino, quando aveva paura.

            Tirare un sasso, lasciandolo scivolare raso terra.

            Riecheggiò lo stesso gioco e null’altro.

“Idiota, sono proprio un idiota. Era solo l’eco dei miei passi”

Si sedette sulla ruvida panca di pietra. Un brivido gli percorse la schiena, era freddissima per l’umidità notturna.

Da lì poteva osservare tutta la costa o meglio quello che lasciava immaginare al buio, dalle luci che la puntinavano, come una corona.

            “E’ come l’abito che Maddalena indossava stasera, lasciava intuire senza mostrare” riflettè.

            Accese un sigaro. Era compiaciuto della bellezza della sua donna.

Il silenzio dolcissimo, nell’attesa appassionata, era rotto solo dal fruscio delle foglie, dalla lontana risacca.

            Era felice, ardente di desiderio.

Udì dei passi leggerissimi. Accese l’accendino, per far luce. Poteva essere  Maddalena.

            Era proprio lei.

La sua passione non ebbe limiti, ne inibizioni.

            “Mi ami a tal punto?”

Prima di poter avere risposta cominciò ad abbracciarla. Si staccò da lei solo per poterla baciare meglio su tutto il corpo, dichiarandole tutta la sua felicità per l’amore che gli donava.

Maddalena pronunciava solamente il suo nome, come in una nenia d’amore. Si avviarono per la gradinata grande. All’imbocco della Pietraia non poté trattenersi dall’abbracciarla ancora. Nel buio e nel silenzio si udiva solo il fruscio della sua camicia di seta sui vestiti di Maddalena.

Arrivato alla Pietraia, spinse il cancello per aprirlo, convinto che fosse solo accostato.

“Maledizione, ho lasciato le chiavi in camera mia”

Maddalena gli mise una mano sulle labbra.

 “Taci, qualcuno sta salendo da Porta di Mare”

Gli disse a voce bassissima.

            “Restiamo qui, vieni”

Si sedettero fra i cespugli di mirto.

Fu Maddalena stavolta ad abbracciarlo, esternandogli tutta la sua tenerezza, il suo amore.

“Mi avevano detto che sarebbe arrivata la tua fidanzata da Parigi, stasera”

“Quale fidanzata?” chiese sbalordito.

“Avevo deciso che  se anche mi avessi mentito fin ora, io avrei lasciato lo stesso Giovanni”

“Chi ti raccontato questa frottola? Non rispondere, ho già capito. Maddalena, ma perché l’hai sposato? Ti ha fatto del male? Dimmelo che lo butto a mare, dopo averlo strangolato”

Non poté vederla in volto, ma Maddalena sorrideva. Era compiaciuta nel ritrovare l’amico di un tempo, il bambino che la voleva proteggere a tutti i costi, da tutti e da tutto.

Draghi e fantasmi inventati o  reali bambini prepotenti.

            “Amore mio” gli ripeteva appassionata, accarezzandogli il viso. C’era troppo buio. La luce del lampione della gradinata non poteva arrivare.

            Tutto era immerso in una quiete soave.

L’eccitazione ardente aveva ceduto al bisogno di godere con calma della ritrovata amicizia, del ritrovato contatto, di recuperare il tempo perduto. Si accarezzavano le mani, il viso, si scambiavano promesse.

C’erano tanti anni da recuperare, tante cose da conoscere, troppe da decidere. Queste ultime furono rinviate.

“Quando potremo rivederci? Io non posso vivere più senza di te” le ripeteva Mattia.

Arrivavano dalla marina le voci dei pescatori, le loro frasi convenzionali per avvicinare a riva le paranze.

Maddalena che aveva molta paura della situazione vissuta, aveva l’udito più fino. “Devo andare, Giovanni potrebbe salire da un momento all’altro”

            Era quasi in preda al panico.

“Calmati,  calmati! Andiamo via subito. Ti accompagno”

Salirono rapidamente le rampe. Avevano il fiatone quando arrivarono al porticato. Mattia non sentì ragioni e volle accompagnarla fino a casa. Per lui che veniva da una grande città, con i pericoli che c’erano, era impensabile che Maddalena andasse in giro da sola.

            Ma nel paese i pericoli erano ben altri, e lui lo aveva dimenticato.

La lasciò solo dopo  che lei ebbe chiuso l’uscio di casa. Voleva proteggerla da tutto.

Quando arrivò in fondo alla discesa del vicolo, sentì chiudere un’imposta, silenziosamente.

“Maddalena, Maddalena” ripetè, sorridente. Immaginò che lo avesse seguito con lo sguardo finchè le fosse stato possibile.

Mattia era stanchissimo, ma non sapeva dove andare a dormire. Si sdraiò su un divano in giardino, addormentandosi subito.

Il suo sonno  fu agitato. Sognò di Coriolano, di grandi e cruenti battaglie, di assedi, incendi, violenze. Un uomo incappucciato inseguiva una fanciulla. Le urla strazianti avevano attirato lo sguardo di un giovane eroe. Era corso in suo aiuto, ma l’uomo incappucciato infieriva su di lui con la sciabola, lasciandolo esanime, mentre galoppando come il vento rapiva la giovanetta. In realtà il giovane non era esanime, ma solo gravemente ferito e l’uomo incappucciato ora lo finiva, torturandolo atrocemente. Conficcava grossi carboni ardenti nei suoi occhi per accecarlo.

            Mattia assisteva impotente a questo orribile spettacolo. Era impietrito. Qualcuno cercava di scuoterlo per farlo intervenire, ma le sue membra erano paralizzate, le gambe rigide come tronchi, le braccia quasi ferree. Si era trasformato in una antica statua bronzea, di una antica divinità greca. Il sole la surriscaldava e a nulla servivano le implorazioni. La divinità soffriva il caldo come un umano e non voleva muoversi.

            “Mattia, Mattia!”

Trasalì.

            “Non posso, inseguirlo più, è già fuggito!” Urlò.

“Santo cielo, da quando sei arrivato mi stai facendo impressionare. E’ già la seconda volta!  E svegliati, dai!”

            Si sentì scuotere forte.

I carboni ardenti conficcati negli occhi erano i raggi del sole, già alto.

 Si soffocava dal caldo.

            “Chi è? Che volete? Ha preso la ragazza, è fuggito!” Rispondeva seminebetito.

 

“Mamma, porta tanto caffè. Può darsi che ritorna in se”  Giacomo continuava a scrollarlo, mentre Michele osservava la scena molto divertito. Quando si riebbe completamente, e ce ne mise di tempo, spiegò di aver dimenticato le chiavi della Pietraia, in camera sua, ora di Michele.

“Così hai dormito qua, all’umidità della notte” intervenne molto seccata la madre, giunta in quel momento.

Fece una buona colazione, senza pensare che era quasi ora di pranzo.

“Devo ammetterlo, da quando sono qui, appena tre giorni, bada bene Michele, dico tre giorni, ho dormito ovunque. Alla Pietraia, in camera mia, sotto il pergolato, stanotte pure in giardino. Ammetterete tutti che io sia ancora un po' disorientato!” disse ancora adagiato sulle felicità della notte precedente.

Tutti sorrisero, anche Isabella. “Estremamente saggio, estremamente imprevedibile. Che figlio pazzo!”

Mattia e Michele rimasero soli. “Così in sogno volevi salvare una fanciulla?” gli chiese ironico. “Tu che ne sai?”  chiese stupito Mattia.

“Passavo per caso mentre ti agitavi come un matto. Ti potrei dire anche che ansimavi, chiamando una certa Maddalena”

Mattia impallidì.

“Sbaglio, ma non si chiama Maddalena la deliziosa signora, tua amica d’infanzia? Guarda che capisco benissimo se ti piace, ha stupito anche me la sua bellezza. deve essere estremamente piacevole averla per amica. E’ la grazia personificata”

Michele era molto malizioso. “Lo puoi ben dire” rispose Mattia, cercando di alzarsi, per evitare lo sguardo diretto dell’amico.

            Avevano pochi segreti.

            Era un segreto, per ora, l’amore per Nanà.

            E tale doveva rimanere, anche per Michele.

Mattia si reggeva appena. Si rimise seduto comodamente, era ancora tutto intorpidito. Pensò che in effetti avrebbe dovuto concedersi un sonno serio, ristoratore. Provò tenerezza per Maddalena, che doveva essere più stanca di lui, dal momento che si alzava sempre presto per aiutare Vittoria. Avrebbero dovuto concedersi una notte di sonno.

            “Magari insieme” pensò felice.

Michele lo seguiva nei movimenti. Mattia prese ancora del caffè, ne offrì all’amico, che rifiutò.

“Da quando sono arrivato, ho dormito pochissimo. Oggi mi sento proprio stanco”

“Cosa hai fatto per stancarti tanto in tre giorni, in questo paradiso? Cosa ti è capitato” chiese sempre più ammiccante Michele.  “Assolutamente nulla, ti assicuro” rispose felice.  Il nulla che aveva cambiato tutta la sua vita, e che era nulla, in realtà, perché se ci avesse pensato prima lo avrebbe avuto da anni, senza tutte quelle complicazioni. 

“Forse non sarebbe nato un amore così intenso” meditò.

 “I tuoi genitori ci aspettano per il pranzo, ed è quasi ora”

“Non sono in condizioni. Devo fare la doccia. Oggi pomeriggio ti accompagno a visitare la mia nuova dimora. la leggendaria Pietraia” disse dando un colpetto alla spalla di Michele.

“Vedrai che panorama! Vivrei qui solo per ammirarlo!”

“Raggiungi i miei ti prego, scusami tu per il ritardo. Tanto siete tutti abituati alle mie stranezze. Arrivo subito” Accompagnò Michele verso il patio, e lui salì la scala principale. Pensò di andare a fare la doccia in camera dei genitori.

 

 

 

cap XI

 Sciame meteorico

 

Mattia passò  prima dalla sua stanza per prendere alcuni oggetti personali e le chiavi della Pietraia.

Trovò Caterina intenta a rassettare. Cercando nei cassetti , le chiese gentilmente:

“Va tutto bene, come stai? Hai notizie di Maddalena e di Vittoria? Appena le incontri salutale da parte mia”

Caterina era estatica, guardava Mattia con adorazione. Mattia le sorrise, era inevitabile. In fondo era abituato. Da giovanissimo aveva uno stuolo di ammiratrici. Fatto sta che a trenta anni non aveva ancora un legame. Non ne aveva mai avuto il tempo, né la voglia. Anche se il vero motivo era sempre la malinconia latente, che gli aveva impedito la serenità dell’amore. Ora l’orizzonte era chiaro, ma aveva scelto anche questa volta una strada lunga, difficile.  Si era cacciato in labirinto. Pensò che sarebbero trascorsi degli anni prima di poter sposare Maddalena, almeno legalmente.

“Allora hai visto Maddalena?” le richiese. “No, ma mi pare che stanotte ha litigato con Giovanni e poi per fare pace, Vittorina li ha consigliati di andare dalla zia del marito. Mi pare che sono partiti con la corriera delle sette”

“Ti pare, ti pare! Ma che dici, ti pare o lo sai? Dov’è Vittoria?”

Il tono irato, scortese aveva scombussolato la ragazza, che lo guardava inebetita. Mattia non riuscì a controllarsi. Le si avvicinò e scuotendola leggermente per le spalle, le ripetè nervosamente: “Sono partiti, si o no?”

Che ne saccio io! Perché ve la prendete con me? Maddalena è troppo bella, un marito ci deve tenere a certe cose, anche se lei fa l’indipendente” “Non mi interessano i tuoi commenti. Dov’è Vittorina?” le chiedeva sempre più adirato.

“Sono qua Mattia. Mi cercavi?” il ciabbattio di Vittoria era inconfondibile.

Mattia mandò via Caterina, con una scusa.

“Perché non mi avete avvertito che Maddalena è partita? L’avrei salutata o magari accompagnata io”

Baruneddu meu tu sai il bene che ti voglio e anche il rispetto che ti porto, con tutto che ti ho allattato, ma non ti interessare troppo a Maddalena, per favore” Mattia capì che era il caso di assumere un tono più distaccato, si stava esponendo troppo. Con calma, le rispose: “Potrebbe mia madre chiedere di non interessarmi di Lauretta o Adele? Come potrei farlo verso Maddalena? Non è forse la stessa cosa?”

“Pensaci bene, non è la stessa cosa. Pensaci bene!” Poi, quasi tradendosi, Vittoria proseguì:

“Mattia, stanotte è successo il finimondo a casa di mia figlia. Giovanni è tornato prima del solito e non l’ha trovata. Non so come gli è venuto in mente, ma si è fissato che Maddalena era rimasta con te a chiacchierare nel mirteto. Pare che vi abbia sentiti. Il peggio è stato quando per far vedere a Maddalena che aveva ragione, le ha detto che tu poi eri rimasto a dormire in giardino. E purtroppo era vero. Ti hanno visto tutti”

“Che significa? Dato che Giovanni è geloso della moglie e sente ‘le voci’ io non posso dormire nel giardino di casa mia? Scusami, ma non vi capisco”  e si recò in bagno a prendere la colonia.

“Non l’avevo mai visto così arrabbiato. Stava per alzare pure le mani, ma questo non lo posso permettere. Per far tornare la pace, gli ho consigliato di andare via per un pò di tempo. Così si rassegna alla tua presenza, e poi con tutta l’attenzione che Maddalena gli potrà dedicare là, stando da soli, gli sfumerà la rabbia. Là potranno pensare solo a loro due, finalmente. Che vuoi è geloso, vuole molto bene a Lenuzza. In effetti stanno poco insieme”

“E finiscila pure tu con questa ‘Lenuzza’, non sai chiamarla Maddalena? Ma perché hai acconsentito a questo matrimonio? Ti sei mai chiesta se tua figlia l’amava?”

“L’amava lui, questo bastava. Una donna deve avere un uomo che le vuole bene e la rispetta. E’ la cosa più importante. L’amore viene dopo, aumenta all’arrivo dei figli, specie quando si è liberi  e si hanno rapporti più sereni”

Mattia stava male per il dolore di averla persa, per la violenza psicologica che subiva Maddalena.

            Lei era uno spirito libero. Non sopportava costrizioni.

            Le subiva.

Lui la conosceva bene. Quando erano ragazzi lei gli confidava il dispiacere provato per questo o quel divieto, assolutamente ingiustificato, per la sua intelligenza. Lui la capiva e la consolava.

Per Maddalena essere compresa era già libertà. Il suo spirito libero, contrastava con il carattere apparentemente docile, che lei aveva costruito, temprandosi. Aveva scritto a Mattia lunghe lettere, fino a quando lui si era laureato. Mattia riflettè sul fatto che erano quasi due anni che non gli confidava i suoi stati d’animo, da un anno poi non gli scriveva più.

Era assorto in questi pensieri tristi, mentre Vittoria ciabattava per la camera, sistemando la biancheria. Anche lei meditava sulla vita della figlia. Sembrava assente e, come parlando a se stessa, disse: “Ti pare che è quasi un anno e figli niente? A Giacomo così non ho mai parlato, ma a te che sei un medico, queste cose le posso confidare!”

“No, Vittoria, sbagli. Io queste cose non le voglio neanche sentire. Maddalena non doveva sposare Giovanni! Dovevate impedirglielo, non lo ama. Lo capisci? E’ infelice, questo non ti interessa? Non vuole figli dal marito perché non  lo ama. E’ così difficile? Proprio tu, l’immagine dell’affetto, della serenità non cogli questo stato d’animo di tua figlia? E’ incredibile”

            Era concitato, furioso.

“Cosa ti fa pensare che non ama il marito? Tu che ne sai? Sei stato per anni fuori, tornando ogni tanto, svolazzando con la tua attenzione su tutti noi, ma cosa sai veramente di quello che succede nella tua famiglia o peggio ancora nella mia?”

            Vittoria citava una profonda verità.

Mattia rifletté a lungo su questa frase. Solo qualche ora prima aveva scoperto nella madre dei sentimenti che credeva non avesse mai avuto. E se Maddalena, nella solitudine dell’acquiescenza, fosse rimasta infatuata da lui  per spezzare la monotona vita che conduceva in paese?

            Non era da lei. L’aveva trovata come la conosceva.

            Candida nell’animo,  schiva, riservata.

Mutata nel fisico, bellissima nella sua femminilità di adulta, non più vergine e con il suo anello al dito. In realtà pensare a un matrimonio non d’amore tra due giovani, a quel tempo, era difficile, anche nell’ambiente del paese.

“Mattia, ascoltami, se le vuoi bene come un fratello, come  tu dici, trattala come una conoscente qualsiasi. Non posso stare troppo dalla sua parte e dalla tua, proprio non è possibile. Ascolta, lo so che stanotte non facevate nulla di male, ma devi ammettere che potrebbe dare fastidio a qualunque marito”   Vittorina era calma, perché aveva intuito che Giovanni aveva ragione e che le cose potevano essere andate ben oltre, e temeva di sentire il peggio, da Mattia.

“Sposati, presto. Vedrai che ti arrabbierai pure tu, se scopri che tua moglie resta fino alle quattro di notte in giardino con Michele, che magari la chiama pure amore mio”

Mattia si sedette sul letto. Freddo, implacabile, per non danneggiare oltre Maddalena, le disse:

“Se hai modo di parlare allo stupido di Giovanni, permettimi di chiamarlo così, puoi dirgli di stare tranquillo, che Maddalena è incinta. Quando l’ho visitata ho diagnosticato la gravidanza. Lei era disperata, perché mi ha confessato che avrebbe voluto lasciare il marito e questo figlio glielo avrebbe impedito” Inventava, senza riflettere, una storia dalla quale sperava di trarre delle utilità.

Un fitto sciame di incomprensioni aveva colpito Mattia e Vittoria negli affetti più profondi. La povera Vittoria, che aveva tanto desiderato la gravidanza della figlia, ora piangeva dal dispiacere.

“Non ti azzardare a tradire il segreto. Maddalena non vuole ancora dirlo al marito e, come vedi, non lo ha confidato neanche a te”

Vittoria si sedette. Era molto triste. Tutta la sua vita di madre era sconvolta. “Che male ho fatto, per meritare questo?”

 Mattia non provava alcuna tenerezza verso la donna alla quale fino a pochi minuti prima era affezionatissimo. Detestava anche lei.

“Questa mania di fare ‘sistemare’ le figlie femmine prima possibile! E’ una persecuzione. Giacomo ha l’età mia e ancora non si è sposato, lei che è una bambina, lo è già da un anno! Nessuno mi ha ancora spiegato perché io,  la persona alla quale lei era più legata dalla nascita, non sono stato neanche avvisato di questo matrimonio. Vittoria non mentire, Giovanni ha abusato di lei?”

Era in piedi, credeva di non riuscire più a controllarsi, si avvicinò a Vittoria e le prese il viso fra le mani:

“Non mentire, rispondi: ha abusato di lei? Non giustifico questa fretta. Giuro che farò di tutto per farle avere la separazione, l’annullamento, qualunque cosa, pur di vederla felice. Un matrimonio estorto, non è valido. Tu che vivi quasi in chiesa dovresti saperle certe cose, o il tuo Dio ammette la violenza? Se il tuo dio è anche il mio, non credo proprio”

“No, no, Giovanni le voleva tanto bene da due anni, lei non si decideva mai”

“Basta, basta! L’animale ha pensato di affrettare i tempi, se ho ben capito! Sembra quasi che tu lo giustifichi” Non seguiva più un filo logico, non sentiva Vittoria. Passeggiava nervosamente. Avrebbe voluto averlo tra le mani, l’avrebbe strangolato.

            Nanà, aveva subito letteralmente il suo matrimonio.

“No, per carità, ascoltami Mattia”

“Non voglio più sentire altro. Ora senti bene quello che ho da dirti io: non è incinta, l’ho inventato sul momento perché la lasciaste in pace per un pò di tempo. Vado subito a Serra, vado a prenderla”  Vittoria si alzò di scatto. Era una donna corpulenta, sembrò che tutta la sua massa fisica volesse esprimere autorità. Con impeto afferrò Mattia per un braccio:

“Non ti immischiare, non sono fatti che ti riguardano più. Vuoi mettere Maddalena sulla bocca di tutti? Lo sa solo tua madre, neanche Giacomo” Si accasciarono di nuovo sulle poltrone, dove solo il pomeriggio prima Mattia aveva fantasticato sulla sua felicità.

            Si estraneò mentalmente.

            Occorreva una soluzione rapida, che non distruggesse Maddalena. Aveva già sofferto abbastanza.

            Cominciò a ragionare da medico, quale era. Era importante che lei non subisse altri traumi.

Mattia non poteva restare indifferente a questa partenza e decise di farle una visita improvvisa ora che c’era Michele, col pretesto di far conoscere le Serre all’amico. Per meglio sviare i sospetti, avrebbe portato anche Giacomo. Doveva farle sentire il suo sostegno morale, forse Maddalena si sarebbe sentita più protetta. Al suo rientro l’avrebbe trattata amichevolmente davanti a tutti, nell’intimità l’avrebbe amata con più forte passione. Ne era certo. Già si sentiva sollevato all’idea di rivederla presto.

“Vado a fare la doccia. E’ molto tardi. Avranno già finito di pranzare. Che scortesie  commetto!”

Vittoria non si era alzata, era rimasta sconvolta da questa conversazione. Era anziana, in  vita sua ne aveva già viste tante, e lei aveva avuto pure la sua parte di sofferenza, quando aveva perso il marito, subito dopo la nascita di Maddalena. Ora si preparava a qualcosa di terribile. L’unica cosa chiara come l’alba di quel giorno, era il fatto che Mattia amava la figlia e pure troppo, per la sua mentalità.

E quando Mattia voleva qualcosa, sapeva come ottenerla. Lo conosceva bene. Era un dramma, nella sua mente.

Mattia finì la doccia, si rivestì e uscì salutandola a malapena.

            Ritornò sui suoi passi.

“Non dovevi permetterlo, non dovevi permetterlo” le disse con astio.   “Come hai potuto!”

            Attraversando il porticato pensò alla felicità della sera precedente, frantumata come una cristallo.

            Si soffermò a guardare il mare.

            Calmo, lontano.

            Indifferente.

Ebbe nostalgia struggente non delle sinfonie ascoltate, ma della quiete notturna che l’aveva avvolto mentre aspettava l’arrivo di Maddalena. Le confidenze e le promesse che si erano scambiati, seduti per terra, nel mirteto della Pietraia, erano diventati il ricordo più doloroso e struggente di quei giorni. Più che della passione che li aveva travolti ora sentiva già la mancanza di quelle tenerezze da bambini che si erano donati. Avevano chiacchierato quella notte, nella sua dolcissima quiete, come da fanciulli. La nostalgia era struggente perché Mattia aveva compreso che il suo mondo era tutto la, in quelle semplici  chiacchiere.

            La sua vita, la sua felicità dipendevano da Maddalena.

            Tornò di nuovo in camera di Michele. Vittoria era ancora là, sembrava quasi addormentata.

Mattia non provava più alcuna compassione per la sua tristezza, perché non riusciva a colmare la sua. Riprese a interrogarla. “Dimmi, da cosa te ne sei accorta? E Giacomo come ha potuto non sapere? E mia madre, che c’entra lei in tutto questo?”

“Perché non vai a prendere il caffè con la tua famiglia e mi lasci nel mio dispiacere?”

“Perché se fosse solo il tuo, avrebbe senso, ma c’è in mezzo la vita di una donna giovane, la sua salute, la felicità di tutta la vita che ha davanti”

Vittoria come raccontando una storia che lei stessa avrebbe voluto dimenticare, ma della quale purtroppo conosceva i particolari e l’epilogo, trovò il coraggio di continuare.

“Lei non si decideva a dire di si a Giovanni. Io non capivo se gli era affezionata o meno, perché rimandava sempre a dargli una risposta definitiva. Un giorno non è tornata a pranzo e la sera quando l’ho vista mi sembrava sofferente. Non ha cenato. Mi ha detto di avere mal di stomaco. Ha pure vomitato. La mattina dopo ha detto a me e al fratello di aver acconsentito a sposare Giovanni e che lui voleva sposarla presto, molto presto. Giacomo non era  d’accordo e hanno pure litigato. Io non sapevo cosa consigliarle e lei, quando il fratello è uscito, mi ha detto piangendo che era meglio così, che in fondo gli voleva quasi bene pure lei”

Vittoria cominciò a piangere. Mattia continuava a passeggiare per la camera.

“Allora ho capito quello che era successo, ma lei lo giustificava dicendo che Giovanni l’aveva fatto perché le voleva troppo bene e che si era pentito perché sapeva che lei avrebbe voluto aspettare il matrimonio  per certe cose. Si sarebbero sposati subito, comunque”

“Dimmi, è qui che entra in gioco mia madre, vero? L’appartamentino della maestra, l’anello e tutto il resto” le chiese Mattia.

“Donna Isabella ha capito tutto, quando mi ha visto piangere alla notizia del matrimonio di Lenuzza”

“Ti avrà consolato dicendo che era un bravo giovane, suppongo” “No, mi ha chiesto solo se Maddalena era incinta e cosa pensavamo di fare”

“Nessuno si è premurato di accertarsi se tua figlia amasse quell’ animale”  “Mattia basta! Non ti ho mai sentito parlare così”
“E credo che ancora non immagini di cosa posso essere capace”

“Donna Isabella ha chiamato Lenuzza e le ha chiesto se voleva parlare con il vostro dottore, ma lei si è confidata con tua madre che ha capito che non c’era pericolo di gravidanza. Così abbiamo potuto fare le cose con più calma. Da quel giorno fino al matrimonio, però ha voluto vedere Giovanni sempre quando c’era qualcuno di noi. Che ti di devo dire, sembrava serena e convinta di ciò che faceva, nel mese in cui abbiamo preparato tutto!”

“Ora capisco perché nessuno mi ha avvertito di questo bel matrimonio. Congratulazioni Vittoria per il matrimonio di tua figlia, scusa se te le porgo in ritardo e in ritardo devo provvedere a fare un grande regalo a Maddalena, il più bello della sua vita”

            Era fuori di se, pensando a Giovanni. Si allontanò in gran fretta. Quando arrivò in giardino, erano già tutti al salottino della veranda coperta, per il caffè. Stava per arrivare un temporale. Si avvertiva già l’odore della terra bagnata. Grossi nembi avevano coperto il cielo e dalla marina saliva una fitta nebbia. Mattia non si era reso conto del cambiamento repentino. Era assorto, distante da tutto. Prese posto vicino alla sorella. Osservando il piccolino che aveva in braccio provò un irrefrenabile desiderio di accarezzarlo. Lo prese con delicatezza. Non l’aveva ancora visto bene.

Lauretta gli aveva dato il suo nome. Si alzò e cominciò a dondolarlo con dolcezza. Era la prima volta che provava il desiderio di essere padre. La figura esile di Maddalena, il suo fisico perfetto, adatto ad essere una tenerissima madre gli fecero desiderare ardentemente il suo corpo.

            Il suo desiderio di paternità si concretizzava nel grembo della sua Nanà.  Voleva un figlio.

            Voleva un figlio da Maddalena.

“E’ bellissimo” disse rivolgendosi alla sorella.

“Quando ti vedremo con una bella donna al fianco e un bimbo bello come il mio piccolo Mattia?”

Lauretta si era addolcita molto, dopo la nascita del bambino, nel fisico e nel carattere. Lei aveva sempre preso a modello il fratello, che era il suo idolo.

“Credo ci vorrà ancora un pò di tempo. La donna che amo  vive una situazione particolare. Quando sarà tutto a posto, la conoscerete”

Seminò grande curiosità in famiglia. Michele lo scrutava con attenzione, senza curiosità. Era preoccupato, l’amico gli appariva molto diverso da quando, poche ore prima, l’avevano trovato addormentato in giardino. Dall’euforia della sera precedente era passato alla tristezza più profonda.

“Quadro clinico tipico della depressione” rifletté  turbato.

Lo sguardo di Mattia diventava meno cupo solo se accarezzava il nipotino. Gli baciava le manine, i piedini.

            “E’ un miracolo la vita, vero Michele?”

Si sedette, volle ancora tenere il piccolino, fino a che non cominciò a piagnucolare. Voleva la mamma. Lauretta si recò in salotto, chiudendo la porta e le tende. Anche lei molto schiva, voleva allattare il piccolo, appartata. Era un momento dolcissimo, che voleva vivere da sola.

Mattia la seguì. Diede un colpetto alla vetrata e le chiese se poteva stare con lei. Si coprì appena, e sorrise al fratello, facendogli cenno di entrare, in silenzio, per non disturbare il bimbo. Mattia adorava le sorelle, essendo il maggiore le aveva sempre protette.

Si sedette di fronte a lei. La guardava estasiato.

            “Ti voglio molto bene Lauretta e sono proprio felice e orgoglioso di te. Ti chiedo scusa, per tutti questi avvenimenti lieti che sono stato costretto a perdermi. Mi siete mancate molto tu e Adele. Voi dovete sempre contare su di me”
“Anche tu ci manchi molto, quando non ci sei. Dimmi, Mattia, cos’hai che ti rende così triste? Non credere che io non abbia capito, è per Maddalena. Vero? Non ti piace Giovanni. Se devo essere onesta non piace anche a me. E’ buono, generoso, la adora, ma secondo me lei non lo ricambia. Solo per questo non mi piace, forse  fantastico, ma le ha messo troppa fretta”

“Guarda com’è beato il tuo piccolino. L’affetto di questi attimi e la loro felicità appagante ci dovrebbe accompagnare per tutta la vita. E’ vero Laura, sono triste per Maddalena. E’ come se avessi trovato te o Adele in una situazione poco chiara”

Senza riflettere, perché era impulsiva come lui, Lauretta gli chiese: “E’ lei la donna che vive la situazione difficile?”

Per Mattia risuonò come l’eco della domanda di Michele.  Lo scoppio di una granata lo avrebbe fatto sobbalzare di meno. Credeva di saper nascondere i suoi sentimenti, ma erano già in due ad aver intuito. Forse perché lo conoscevano bene. Non c’era altra spiegazione. Altrimenti c’era da cominciare a pensare che qualcuno li avesse visti o spiati alla Pietraia.

Con Maddalena erano stati molto prudenti nei loro incontri.

            Risentì il silenzioso stridio della persiana che si socchiudeva, quando l’aveva riaccompagnata a casa sua, la notte.

            Quello stridio era stato l’inizio del dramma. Gli fu chiaro all’improvviso che Giovanni li aveva visti, mentre salivano su per il vicolo. Se Maddalena aveva negato  di essere stata accompagnata da lui, o peggio ancora di aver chiacchierato in giardino, si era messa dalla sicura parte del torto, che in questo caso confinava con l’infedeltà, nella mente del marito.

            Quale strategia migliore di quella di rendere nota qualcosa che altrimenti celandola potrebbe destare sospetti? Pensò di raccontare di quell’incontro notturno, come se si fosse svolto effettivamente in giardino. Parlarne alla sorella, voleva dire rendere lecita la situazione poco chiara che si era creata.

“No, non è lei. Per lei ho grande affetto. Stanotte siamo rimasti in giardino a parlare a lungo. Mi ha confidato tante cose, dal desiderio di un figlio da parte di Giovanni, alla sua paura della maternità” Si alzò, osservava la pioggia battente. Lauretta era in piedi con il piccolino e scrutava i fratello con attenzione.

Mattia  le disse di voler raggiungere gli altri. Arrivati al salotto della veranda, riprese volutamente il discorso a bassa voce. Sapeva di attirare la curiosità della madre.

“Non è felice. Mi dispiace. Alla fine l’ho riaccompagnata a casa, perché non mi sembrava il caso che andasse il giro da sola” confidava a Lauretta. “Sapessi come mi dispiace. Lo sai, anche per me è come una sorella”

Continuavano a parlare a bassa voce. “Di chi o cosa  ti dispiace?” chiese la madre a Lauretta.

Mattia aveva ottenuto l’effetto sperato.

            Prima del tramonto la cosa sarebbe arrivata a Serra,

            con il primo treno di chi avrebbe voluto mettere pace.

Si sentì sollevato. Lauretta, raccontò della conversazione notturna di Mattia e Maddalena, con grande discrezione, mentre si allontanava con la madre.  Cominciava a piovere con più violenza, rientrando le parlò ancora di Maddalena.

Mattia osservava la madre, ora annuiva ora diniegava, era partecipe, coinvolta.

            Questo bastava.

Michele partecipava all’ansia dell’amico. Non chiese spiegazioni al suo cambiamento di umore, perché aveva già capito che era la mancanza di Maddalena a renderlo infelice.

Pioveva a dirotto. Quando tutti furono rientrati in salotto, Mattia chiese a Michele se voleva scendere alla Pietraia.

“Proprio ora, sotto questo acquazzone?”  Gli chiese stupito.

“E perché no! Non immagini cosa sia la Pietraia durante un temporale!”

Michele credette opportuno assecondarlo. Capì che Mattia aveva bisogno di stare per qualche ora  lontano dalla sua famiglia, dai loro sguardi indagatori.

Da lì a breve sarebbero cominciate domande che avrebbero potuto metterlo in difficoltà.

            Non poteva vederlo in quello stato.

Si avviarono.


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