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Il Romanzo

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    Cap 1°        Porta di Mare

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    Cap 2°        Notturno

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    Cap 3°        Maddalena

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    Cap 4°        La Pietraia

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    Cap 5°        Il Vicolo

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    Cap 6°        La Vigilia dell'Assunta

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    Cap 7          Tempesta di mare

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    Cap 8°        Calura  

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    Cap 9°        Mattia

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    Cap 10°      Quiete

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    Cap 11°      Sciame meteorico

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    Cap 12°      Il mirteto

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    Cap 13°      Cassiopea

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    Cap 14°      Maestrale

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    Cap 15°      Il castagneto

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    Cap 16°      Vaniglia

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    Cap 17°      Bava di vento

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    Cap  18°     Solitudine

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    Cap 19°     Allegro ma non troppo

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    Cap 20°     Andante moderato

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    Cap 21°     Andante maestoso

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    Cap 22°     Adagio

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    Cap 23°     Autunno

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    Cap 24°     Tempo

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    Cap 25°     Prestissimo

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    Cap 26°     Allegro energico

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    Cap 27°    Allegro con moto

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    Cap 28°     Largo

 

cap IX

Mattia

 

Era piacevole sentire sulla pelle fresca il tatto gentile della camicia di seta bianca.  “E’ liscia e candida come la pelle di Maddalena - pensò Mattia - Questa grande festa è l’anticipo della felicità di stanotte. Non vedo l’ora di incontrarla”. Continuava a vestirsi, con molta calma. Non amava i capi eleganti, ma quella era un’occasione speciale. “In fondo me li merito questi festeggiamenti” Specchiandosi, sorrise a se stesso mentre annodava la sciarpa. Casualmente levò lo sguardo al soffitto. Ricordò le ore di angoscia, quando era bambino, durante i forti temporali, mentre i lampi illuminavano gli affreschi. Quelle figure di donne grasse, circondate da angeli altrettanto grassi e diavoli neri scheletriti, lo intimorivano. Si animavano alla luce spettrale dei lampi. Dal soffitto gli angeli cominciavano a volteggiare per tutta la stanza, nella sua fantasia. Forse perché si soffermava a guardare le donne formose, temeva che lo punissero con le loro spade fiammanti.

Avrebbe voluto compagnia o forse semplicemente cambiare stanza.

Aveva provato a dirlo qualche volta alla madre, ma la risposta era sempre la stessa e poco consolatoria.

            “Un giovanotto come te!”

Non era affatto un giovanotto, aveva si e no cinque anni. Una volta si era confidato con la sua nutrice. Vittorina lo amava come il suo Giacomo. “‘Nu baruneddu che ha paura! E va bé, se stasera piove forte, restiamo qui, così tu e Giacomo dormite insieme” Gli disse accarezzandogli la guancia, calda per l’emozione  e la vergogna della confidenza.  Lui aveva sperato che si annuvolasse e piovesse prima che andassero via. La cosa insolita si presentava divertente. “Non se ne parla neanche!” fu l’assoluto divieto materno.“Quante storie!”

Allora pianse molto. Non erano abituati e si preoccuparono. La notte piovve ancora molto, e la notte dopo ancora di più. Lui si era levato dal letto e aveva deciso di affrontare i diavoli notturni. Allargate le imposte, a grande fatica, si era messo dietro ai vetri convinto di vedere corna, code, narici fumanti, spade sguainate e insanguinate.  I lampi gli illuminavano il visetto e le mani tremanti, mentre i tuoni facevano tintinnare i vetri. Il mare gonfio, spumoso allungava mani spettrali sugli scogli lontani. I cani latravano.

            Tutto era proprio come nelle peggiori leggende, ma i diavoli non arrivavano. Si era sistemato su una seggiola per riuscire  a  vedere meglio. Sbirciava fin a dove lo sguardo e il coraggio glielo consentivano. Appoggiò la fronte ai vetri, perché sentiva il sonno chiudergli le palpebre.

Al mattino lo trovarono addormentato e infreddolito in quella strana posizione. Seguì un febbrone, durante il quale continuò a pensare che arrivassero ancora i diavoli, perché sentiva le fiamme dell’inferno fin nelle lenzuola, specie quando la febbre saliva parecchio. Al suo capezzale, la mamma e Vittoria. Le riusciva a vedere di tanto in tanto, quando apriva gli occhi per chiedere acqua o gli inumidivano la fronte.

Piovve anche in quelle notti, tanto. Tuonava e lampava forte. In un momento di lucidità, in cui si sentiva molto meglio e gli sembrava di essere come una piuma, sentì Vittorina bisbigliare alla madre:

-Donna Isabella mia, stanotte ci voleva pure questo temporale! Si sono scatenati tutti i diavoli dell’inferno, tutto questo fracasso non lo fa riposare di certo, il bambino ! -

Da quella notte non ebbe più paura, aveva capito che i ‘diavoli scatenati’ erano un modo di dire. In ogni caso ci guadagnò un premio, una volta guarito poté dormire con Giacomo. Fu una notte esilarante. Giocarono fino a tardi, o per quanto ricordava adesso, fin a quando Vittoria non entrò in camera a sgridarli di santa ragione. Era stata una bella conquista vincere una paura da solo. Da quella notte si era sentito ‘grande’. Dopo qualche mese, in piena estate, Giacomo era rimasto a dormire in camera sua per diverse notti, anche  notti stellate, senza tuoni e fulmini.

Era nata Maddalena e Isabella, che era molto legata al piccolo Giacomo, per non fargli sentire troppo il disagio della nascita della sorellina, gli donava la compagnia di suo figlio.

            Maddalena!

           

            Mattia continuava a vestirsi con calma. Era la sua serata, e l’epilogo sarebbe stato ancora più dolce.

-Maddalena, amore mio! Non posso pensare a un  futuro senza di te- Era un chiodo fisso, poter vivere con lei al più presto, era l’idea che gli martellava in testa dal pomeriggio, bisognava solo trovare la soluzione. Agganciando i preziosi gemelli d’oro, pensò alle fedi nuziali  e percorrendo un evento a lui sconosciuto pensò al matrimonio di lei con Giovanni. “Perché non mi hanno avvisato? Prima o poi voglio delle risposte esaurienti”

Cominciò a rodergli la mente il tarlo del matrimonio riparatore. E se Giovanni avesse approfittato di Maddalena? Il solo pensiero gli fece salire il sangue alla testa. “Se scopro una cosa del genere, l’ammazzo”

            Non era possibile, Giovanni era un bravo giovane.

“Lei non lo amava, prova affetto e basta. Non credo che siano stati amici, come lo siamo noi due”

Capì in quell’istante di non conoscere i loro stati d’animo, di non conoscere poi così bene come credeva Maddalena. Non gliene aveva dato neanche il tempo. Vederla, amarla, farla sua era stato un solo magnifico evento.

            Si sentì come un ladro.

In fondo, lui aveva approfittato della passione improvvisa per trascinare Maddalena in una situazione che in realtà non era del tutto chiara.

            “E se non avesse avuto la forza di opporsi solo per il lontano affetto che ci legava? Maledizione, che diritto avevo a sconvolgerle l’esistenza! Se l’ha sposato un motivo valido, concreto doveva pur averlo. Farò qualche domanda a mia madre, lei li conosce bene”

Isabella non sarebbe stata obiettiva. Per lei contavano le realtà, più che i sentimenti. Mattia immaginò già la replica del racconto, fattogli il mattino precedente.

‘Maddalena era una bella ragazza, molti giovani l’avevano corteggiata, ma lei alla fine aveva detto si a Giovanni, che era un giovane buono, istruito come lei e un gran lavoratore...’

Certo non poteva chiederle apertamente se avesse mai intuito amore nei suoi confronti da parte di Maddalena. Come avrebbe potuto Maddalena confidarsi con Isabella, se proprio lui non si era confidato mai con la madre!

Non c’era grande dialogo tra madre e figlio, non c’era mai stato. Lo aveva fatto sentire sempre molto più grande della sua età, a cominciare dal ricordo dalle notti di temporale. Si era sempre sentito investito di responsabilità più grandi di lui. Specchiandosi vide il viso indurito. Si rese conto di essersi comportato in maniera egregia. Non aveva perso mai tempo negli studi, si era laureato, specializzato in tempi strettissimi. Aveva sempre sentito l’onere di un comportamento degno ‘dei baroni Mastai’, gli pesava la responsabilità futura del patrimonio da mantenere, anche se con le sorelle.

            Ebbe la strana sensazione che la gioventù gli fosse passata davanti, senza che la godesse.

In ogni caso erano state tutte scelte consapevoli, seguite da grandi battaglie con la volontà materna. Aveva sempre vinto lui.

            Ora, preparandosi per il grande ricevimento, capiva di aver raggiunto dei traguardi che rendevano orgogliosi i familiari, e chiunque li avesse raggiunti. “Ebbene si, me lo merito questo festeggiamento!” pensò, di nuovo sorridente. Aveva tutto ora, anche la felicità che riempie la vita, aveva l’amore di Maddalena.

Proprio perché sconosciuta a tutti, la nuova felicità era ancora più preziosa. Da quando era arrivato nella sua terra, due giorni appena, superata la disperazione nel constatare che Maddalena fosse sposata, non aveva avvertito più quelle fugaci malinconie, che da qualche tempo lo angosciavano.

                        “Sei un giovanotto!”

Le parole di quelle sere non le aveva mai dimenticate, le usava ogni volta che aveva un problema. La malinconica nostalgia di un non ben identificato luogo, di una donna mai conosciuta si erano dissolte nel ritrovare Maddalena.

            Lei era stata la struggente, sottile nostalgia che aveva sempre provato, senza mai concretizzarla.

“Ho vissuto sempre agitato, in maniera convulsa, tutte le mie giornate. Ho aspettato troppo per prendere quello che avevo da anni. Che idiota! Spero che non sia troppo tardi, che Maddalena non cambi idea. Ora sono pronto a tutto, anche a trasferirmi all’estero, pur di vivere con lei. Se lei lo vorrà”

Bussarono delicatamente alla porta.

Gli salì il cuore in gola dalla felicità, credendo potesse essere  proprio Maddalena. Si diresse ad aprire. Era già pronto per scendere a ricevere i primi invitati.

            “Mamma, accomodati pure! Come sei bella!” Disse accogliendo la madre, con una sottile delusione.

Isabella fu lieta di sentire il complimento del figlio. I loro contrasti creavano un legame intenso. Lei lo conosceva nei sentimenti più intimi. Mattia non poteva immaginarlo. L’aveva sempre vista lontana, a volte gelida. Isabella ricambiò il complimento al figlio, con un tenero bacio. Non poté trattenere un’espressione di compiaciuta meraviglia nel vederlo così elegante. Mattia era sempre molto curato, ma  vestiva sportivo e non amava i ricevimenti, troppo impegnativi per lui. Ma l’occasione lo richiedeva e lui si era adattato.

“Come va? E’ arrivato già zio Pietro, ma fai con calma ha da chiacchierare a lungo con papà” Isabella si sedette come per sostare un bel pò,  Mattia restò meravigliato.

“Allora, sei contento di questa grande festa in tuo onore? Sono venuta a parlarti di un dono speciale. Tua nonna ha pensato che avresti gradito la musica. Così alla fine della cena seguirà un concerto. Abbiamo attrezzato il torrione, ci sarà un’orchestra. Musica sinfonica, ti piace vero? Il programma, almeno quello, resterà una sorpresa. Ho pensato di farti cosa gradita invitando anche Lenuzza e il marito. Al concerto, s’intende”

Mattia era piegato, intento ad allacciare le scarpe, così poté sfuggire lo sguardo materno all’espressione di disappunto che aveva assunto, al  suo sgradevole  ‘s’intende’. Isabella finì lì il discorso. Si era posta in una strana condizione di attesa. Anche Mattia conosceva la madre, sapeva che non finiva lì la cosa, che c’era qualcosa che avrebbe voluto chiederli.

Mattia, infastidito, si mise sulla difensiva. “Per cortesia, d’ora in avanti, specie da stasera, non la chiamate più Lenuzza. E’ troppo per tutti voi, dire ‘Maddalena’?”

Isabella non replicò, come avrebbe fatto fino a qualche ora prima.

“Se questo ti fa piacere, lo farò. In fondo Lenuzza, a pensarci, non le si addice più. E’ una donna sposata, poi potrebbe diventare la nuova maestra!”

‘Ci siamo, siamo arrivati al punto. E’ sposata, come se non lo sapessi! Chissà dove vuole arrivare. Devono averci visto, forse nel pomeriggio!’ pensò Mattia, preoccupato.

Aveva finito di allacciare le scarpe. Si recò in bagno a lavare le mani.

“E si, una donna sposata deve avere più rispetto, vero mamma?” le disse rientrando. “Ma no, è solo una situazione diversa! Diciamo che ha dei doveri ai quali non può venire meno. Ha una vita sua, un marito, e nessuno si può più comportare con lei come se non lo fosse, a cominciare da certi toni molto amichevoli se non addirittura troppo affettuosi. Non è più una ragazzina!”  La madre stava diventando polemica, Mattia non rispose. Non voleva guastarsi la serata, tutto, meno che questo. Isabella guardandolo dritto negli occhi, continuò: “Ad esempio, tu potresti smettere di chiamarla ‘amore mio’ continuamente, anche davanti al marito”

Mattia, baciò di nuovo la madre. Voleva rassicurarla. “Sei venuta in camera mia per parlarmi del concerto o per impedirmi di chiamare ‘amore mio’, Maddalena davanti al marito? Stai tranquilla, stasera mi comporterò bene, davanti a tutti. Sarò perfetto, ce la metterò tutta e ti prometto che la chiamerò così solo quando saremo da soli, io e lei. Sarò perfetto, perfetto” rispose ironico e provocatorio.  “Tu non hai bisogno di questo. Sei fin troppo perfetto”

Isabella sorrise alla battuta del figlio. Mattia restò stupito, mai la madre era stata così prodiga di complimenti.

“Il vero motivo di questa visita è un altro” aggiunse. Mattia sbiancò, sentì il sangue salire alla testa.

            “Ho rovinato Maddalena, ci siamo” pensò.

“Vedi volevo chiederti scusa per averti ostacolato nelle tue scelte. Non devo averti reso la vita facile. Sappi che ti stimo tantissimo e che sono orgogliosa di te, tanto quanto l’orgoglio che devo vincere per dirti questo. Sono felice. Sei sempre stato buono, altruista, fin da piccolo. Nessun’altra professione poteva essere adatta a te, se non quella che hai scelto. Spero che si realizzino tutte le tue aspettative, i tuoi desideri”

“Mamma, augurami di essere felice, perché fino a pochi giorni fa non lo ero. Non me ne ero reso mai conto. Chi vive come noi, spesso confonde il benessere, le comodità, la facilità nel realizzarsi, come felicità. Quella è un’altra cosa. Augurami questo, ti prego, ne ho bisogno, specialmente in questo momento. Il resto mi appare facile”

Isabella, turbata, abbracciò il figlio, teneramente. Come Mattia avrebbe voluto nelle notti di temporale, da piccolo. La madre capì di averlo fatto di rado e di aver perso la poesia della tenerezza da dare a un bambino. L’educazione del figlio maschio le aveva imposto alcune regole, che in realtà l’avevano fatta soffrire.

            Anche di questo Mattia non ne era a conoscenza.

“Mamma devo parlarti, a lungo, domani. Ho bisogno di alcuni chiarimenti, domani però, ora andiamo”

 

 

 

 

            Era tutto al di sopra delle aspettative. Il torrione era una visione onirica. Illuminato da numerose torce emanava una luce fluttuante, che faceva danzare la sua ombra massiccia. Diveniva leggero, perdendo l’aria severa, dominante. Si trasformava in un danzatore, che lambiva con movenze sensuali le colline, il borgo. L’ala vecchia, i suoi ruderi altrettanto illuminati avevano ripreso la vita obsoleta. C’erano tappeti, poltroncine, flessuosi papiri, ciotole colme di fiori. I fantasmi delle antiche dame e dei cavalieri che, presumibilmente fin dal medio evo, vi avevano abitato, riprendevano corpo. Potevano di nuovo girovagare per quelle sale, sfiorare il manto erboso del prato, rivivere un’antica festa.

            Mattia era raggiante.

Gli ottoni lucidi brillavano alla luce delle candele, gli archi attendevano avidi le  carezze sapienti, un pianoforte a coda dominava tutti loro, con la sua imponenza. Mattia non poté resistere e si avvicinò. Salutò alcuni professori, presentandosi. Furono lieti di conoscerlo, esprimendogli i loro auguri per il compleanno e la sua carriera.

Si allontanò, sottobraccio alla madre. “E’ troppo mamma. Sarebbe bastato solo questo!” le disse con gratitudine. Scesero per il viale che conduceva al giardino, attraversarono il porticato. Anche qui le torce trasformavano le forme, gli archi erano più netti e il mare e il borgo erano inghiottiti nel cupo notturno, al di la di essi.

            Il porticato!

Ogni arco suscitava un particolare ricordo del mattino precedente, ora lieto, ora folle. Lentamente tutto assumeva i toni sfumati, caldi, della luce fioca delle torce. I sentimenti sfumavano a quella stessa luce e un sentimento pacato, non più irruente si impadronì del cuore di Mattia. Nuovamente la malinconia si affacciava al suo cuore. Quella luce tenue aveva abbagliato nella sua mente il ricordo delle mani di Maddalena e della sua fede nuziale.

“Non merito tutta questa stima. Ho commesso un errore terribile. Maddalena non lascerà mai il marito e vivrà per sempre con il rimorso del tradimento”

Isabella colse negli occhi del figlio un’espressione tristissima, ma non chiese spiegazioni. “Andiamo in giardino. Credo che siano arrivati anche i tuoi amici” gli disse prontamente per fugare quell’ombra nei suoi occhi. L’incontro caloroso, le affettuosità, le congratulazioni non riuscirono a dissipare la sofferenza intima che provava ancora una volta.

Alla fine della cena tutti si avviarono lentamente verso i ruderi della vecchia ala. Gli accordi degli orchestrali si fondevano agli apprezzamenti verso le pietanze, alle piacevolezze dell’ospitalità di casa Mastai, al fascino di Mattia.

            La notte era fresca. Strano, per la notte dell’Assunta, di solito soffocante.

Mattia era rimasto un pò indietro a chiacchierare con alcuni amici. “Amico mio” sentì dire all’improvviso e ancor prima di veder chi fosse, esclamò a gran voce:

            “Michele, non è possibile!”

“Sono proprio io. Scusa se non ho fatto in tempo per la cena. Tua madre mi ha invitato a tua insaputa, ma dovevo partecipare ad un convegno e così sono partito appena ho potuto. Complimenti qui è bellissimo!” Michele era palesemente stanco, ma molto lieto nel ritrovare Mattia e nel trovarsi in un posto molto suggestivo.

Giungevano, nel contempo, dal viale Giovanni e Maddalena. Mattia andò loro incontro. “Venite, voglio presentarvi Michele, il mio amico, il mio più caro amico, da quando mi sono allontanato da qui. E’ arrivato ora da Parigi. Vieni Maddalena” e dimenticando tutte le raccomandazioni materne, la prese per mano e la presentò prima a tutti e direttamente a Michele, come la sua più cara ‘amica’. Giovanni era molto seccato, presentò anche lui come amico, non come marito di Maddalena.

            Maddalena era catturata dalle fattezze di Mattia. Così curato era ancora più affascinante, si sentiva attratta ancora di più. Temette di essere scoperta. Preferì allontanarsi di qualche passo, dove la notte aveva la meglio sulle fiaccole.

            Mattia rimase abbagliato dalla sua bellezza, esaltata dall’abito di velluto nero, lungo alla caviglia, che lasciava scoperte le spalle e castigava molto il décolleté. Aveva i capelli raccolti in modo elegante, solo qualche ciocca scendeva a incorniciare il viso, appena truccato.

Non aveva gioielli, solo l’anello, il suo anello.  La guardava con occhi carichi d’amore, e cosa insolita, fu contento che il vestito non lasciasse nulla di scoperto. Cominciava ad essere geloso, lo diventò ancora di più quando Giovanni le cinse le spalle e si avviarono su per il viale, lentamente. 

Presero tutti posto.

I sentimenti sfumati riprendevano tono, Mattia era molto emozionato. Rivedere Maddalena l’aveva completamente scosso. Aveva rimosso la malinconia e il desiderio di lei lo eccitava. Avrebbe fatto di tutto per starle seduto vicino. La seguiva con lo sguardo, non la lasciava un attimo con la mente. Luigi gli diede un colpetto sulla spalla per indicargli la madre, che aspettava che prendesse posto vicino a lei.

“Mi fa piacere vederti di nuovo sereno. Sono sicura che è stata la presenza di Michele. Mattia sei sicuro di voler vivere qui? Pensaci bene in questi giorni di vacanza, soprattutto non pensare a noi, alla tenuta. Quello che conta  per me e tuo padre è vederti felice” gli disse Isabella quando le fu vicino.

“Hai visto com’è bella Maddalena? E’ splendida” chiese alla madre, affermandolo nel contempo.

Si voltò ancora per guardarla, ma era troppo lontana. “Si, è veramente bella, questa tua cara Maddalena. Gli sei sempre stato affezionato. Comunque ricorda quello che mi hai promesso stasera, ti prego” . Isabella si impensierì, ma Mattia non si accorgeva più di nulla. Si spensero molte luci. Solo gli ottoni, gli archi e il pianoforte, brillavano.

            Entrò il maestro e il concerto ebbe inizio.

Il primo brano, la sinfonia n 62 di Beethoven, dedicata a Coriolano.

Leggendolo sul programma Mattia chiese alla madre il perché di quella scelta. “Hai dimenticato? Quando eri in collegio, nel periodo in cui studiavi la storia antica, scrivevi spesso che ti affascinava la figura di questo eroe, che tu ti saresti comportato come lui, se fossi stato al suo posto”

“Confesso di averlo dimenticato” rispose sorridendo. Coriolano! La sua furia, ora ricordava. Si, anche ora si sarebbe comportato come lui, se non avesse potuto avere più Maddalena, o peggio ancora se le avessero fatto del male. Tutto, per vie dirette o traverse lo trascinava tra le sue braccia. Il concerto proseguì con le ‘Le Quatto Stagioni’  e ‘Tempesta di Mare’ di Vivaldi. Anche quest’ultima, rammentata nel temporale del mattino, quando ancora la Pietraia profumava di Maddalena.

Durante l’intervallo approfittò del fatto che il padre dovesse dire qualcosa di urgente alla madre e si allontanò, dicendogli: “Ti prego papà prendi posto vicino alla mamma, la seconda parte la seguo vicino agli amici, a Michele. E’ una cortesia che gli devo”. Non riusciva a tenere più dietro a tutti i pretesti che si inventava, sempre con molto tatto, per non offendere nessuno. In vita sua non lo aveva mai fatto. Cominciava a sentirsi un giocoliere e a prenderne gusto. Raggiunse in fretta gli amici. Michele gli chiese dove avesse conosciuto Maddalena, disse di essere rimasto colpito dalla sua bellezza. “L’ho vista nascere, si può dire. E’ la mia amica d’infanzia”

Chiese scusa e si allontanò. Vide Maddalena passeggiare da sola per il viale. Non gli pareva vero di poter stare da solo con lei, anche se per poco. La raggiunse alle spalle. “Ti amo da morire, sto male per quanto ti amo. Non dire nulla. Ti aspetto alla Pietraia. No, verrò io a prenderti. Aspettami al porticato. E’ pericoloso, per te scendere a quell’ora” le sussurrò, quando le fu molto vicino. Prima che Maddalena potesse replicare, si allontanò per unirsi alla compagnia degli amici.

            Maddalena desiderava averlo vicino, forse più di quanto lo volesse lui, ma si avviò su per il viale. Prese posto vicino a Giovanni. “Cosa voleva Mattia? Perché ti ha raggiunto in gran fretta?” le chiese e con voce dura aggiunse: “Maddalè, questa storia deve finire” “Finirà, molto presto. Non avevi detto che arrivava la fidanzata? Dunque si sposerà pure lui, e vedrai non mi chiamerà più amore”

“Non è più questione di parole, non mi piace il fatto che ti sta troppo dietro. Cosa ti ha chiesto ora, cosa vuole da te ogni poco? Non mi dire che voleva sapere come stai perché si vede fin troppo che stai bene” Era furente di gelosia. “Invece è proprio così. Hai già dimenticato che stavo poco bene? Voleva sapere proprio questo, come sto. Basta ora, finiamola”

Giovanni le prese la mano e le diede un bacio, chiedendole scusa. Maddalena la ritrasse, non provava più alcuna tenerezza verso il marito. Non ascoltò neanche le sue scuse ripetute. Fu grata all’applauso che segnava l’inizio della seconda parte e la fine delle chiacchiere di Giovanni. Udì solo:

“Peccato che stanotte devo riprendere il  lavoro”

 Le note gioiose de ‘Le Fontane di Roma’ immersero la mente di Maddalena della soavità dell’innamoramento.        Non l’aveva mai provato prima. Mattia, solo Mattia era stato in grado di farla sentire donna, di farle vivere l’ansia di ritrovare l’uomo che si ama e di desiderarlo a tal punto da stare male.

Il concerto ebbe termine. Gli ospiti erano veramente lieti per la grande e deliziosa serata. Tutto era stato condotto in modo magistrale, nessuno si era sentito fuori posto, nessuno aveva notato ostentazione, solo grande felicità in una famiglia, che intendeva donare momenti sereni ad un figlio che lo meritava.

La notte era stupenda.

Ad una ad una venivano spente le torce e le fiaccole, lasciando la notte riposare nel suo splendido silenzio, coperta dal suo manto stellato. Era uno spettacolo affascinante. Tutti si ritrovarono a guardare le stelle, mentre Mattia non poté fare a meno di trascinare Maddalena dietro un cespuglio e baciarla. Era proprio stravolto dall’amore che provava, per farlo in quella situazione. Maddalena cercava di opporsi, quasi stava per urlare. Era tale e tanta la paura di essere sorpresi che  non capiva più nulla, e più lei si divincolava, più lui la stringeva. Era eccitato, felice.

            Irrazionale.

Quasi la soffocava, pur di non sentirle dire:  “Lasciami, ci vedono”

Si avvicinarono le voci e i passi di Giacomo e Anna.  “Anna, vieni, ti accompagno”.  Maddalena lo sentì distintamente e spintonò Mattia, che era ormai completamente ebbro di felicità, onnipotenza e champagne. Si allontanò in gran fretta verso il viale, sperando che in un momento di giudizio lui si recasse da parte opposta, ma continuava a seguirla. “Non ti avvicinare, Giovanni è già molto infastidito” . Alla sua accorata, quanto dura richiesta era tornato calmo e compassato come se nulla fosse accaduto.

“Andiamo Maddalena” le disse gentilmente “Mia madre ci aspetta, andiamo a salutare gli amici” .  Era veramente un pò alticcio. “Michele, dormirai a qui o preferisci scendere alla Pietraia con Mattia?” chiese Isabella, palesemente soddisfatta per la serata.

“La Pietraia va vista di giorno, per la prima volta. Sarai stanco,  è meglio che tu dorma qui stanotte” . Michele era assonnato e in effetti gli sembrò opportuna la scelta di Mattia.

            A poco a poco tutti si congedarono.

“Sei deliziosa, Maddalena, con questo vestito. Come stai? Va tutto bene? Vuoi che Giovanni non esca con gli altri a pesca, stanotte? Sarebbe meglio, forse ti sentiresti più tranquilla con lui a casa”

Isabella, come chiunque in preda all’eccitazione della felicità degli eventi, era ben disposta e generosa verso gli altri. Per una notte la pesca poteva aspettare, o andar bene senza Giovanni. “Mi ha già salutato, è andato a casa a cambiarsi. Grazie”. Rispose, mentendo, Maddalena. Stava sulle spine perché il marito poteva comparire da un momento all’altro. “Buona notte, raggiungo Giacomo. Mi accompagna lui a casa” disse congedandosi. Mattia non si trattenne e la baciò sulla guancia. Isabella non disapprovò. Mattia era euforico, la menzogna era l’assenso all’amore richiesto. Una menzogna dietro l’altra. Il castello di carta si reggeva a malapena. Stava per crollare, perché Giovanni era all’imbocco del viale e  faceva cenno alla moglie di raggiungerlo, al più presto. Maddalena si congedò in gran fretta. Sapeva che lui non sarebbe sceso, per non incontrare ancora Mattia. Ora le era chiaro che lo odiava, ma non le importava più nulla. Era dotata, quella sera, di un fascino particolare. Gli amici ancora rimasti, Donna Isabella e i parenti non poterono fare a meno di notarlo.

            “E’ una donna stupenda, credo che potrei innamorarmi   di lei”

Confessò, estasiato, Michele a Mattia davanti a tutti. “Sei in ritardo mio caro.  Il giovane che l’accompagnava era il marito, mi sembrava di avertelo presentato. Non ci provare, non ci provare!” rispose Mattia sempre più euforico.

“Andiamo, ti accompagno nella tua stanza. Poi scenderò alla Pietraia”

Mattia ringraziò calorosamente i genitori, per la splendida serata e si avviò con Michele.

 

 

 

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