Il Romanzo segue l'onda musicale de : "L'Autunno" e "L'Inverno" de "Le Quattro Stagioni" di  Vivaldi. Suggestioni struggenti, quasi dettate, dai Concerti: "La Notte" e "Tempesta di Mare", dai quali i capitoli, dal 7° in poi, traggono quasi tutti i titoli, come a seguire sul pentagramma il crescendo delle emozioni. Buona Lettura e ...ascolto...

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Il Romanzo

"Uno strano caso di morte a Porta di Mare"

 

 

Indice

    Cap 1°        Porta di Mare

    Cap 2°        Notturno

    Cap 3°        Maddalena

    Cap 4°        La Pietraia

    Cap 5°        Il Vicolo

    Cap 6°        La Vigilia dell'Assunta

    Cap 7         Tempesta di mare

    Cap 8°        Calura  

    Cap 9°        Mattia

    Cap 10°      Quiete

    Cap 11°      Sciame meteorico

    Cap 12°      Il mirteto

    Cap 13°      Cassiopea

    Cap 14°      Maestrale

    Cap 15°      Il castagneto

    Cap 16°      Vaniglia 

    Cap 17°      Bava di vento

    Cap 18°      Solitudine

    Cap 19°     Allegro ma non troppo

    Cap 20°     Andante moderato

    Cap 21°     Andante maestoso

    Cap 22°     Adagio

    Cap 23°     Autunno

    Cap 24°     Tempo

    Cap 25°     Prestissimo

    Cap 26°     Allegro energico

    Cap 27°    Allegro con moto

    Cap 28°     Largo

 

 

 

 

 

 

cap XIX

Allegro ma non troppo 

Era notte fonda, tanto fonda da cedere il passo al giorno. Il cancello della Pietraia cigolando ubbidiva alla spinta di una mano tremante, l’uscio si apriva piegandosi alla volontà di un desiderio che superava ogni limite.

            Mattia dormiva e sognava, felice.

Sognava di Maddalena, la vedeva al suo fianco. La sensazione era intensa e Mattia sentiva carezze leggere che gli sfioravano il viso, le labbra. Stava per pronunciare il suo nome, ma le labbra furono serrate da un bacio appassionato. Non poteva essere vero, ma a volte la realtà è più ingannevole del sogno.

Accese la luce.

            Credette di impazzire dalla felicità.

            Credeva di sognare ancora. Maddalena era là, seduta sul ciglio del letto.

            “Non avevo altra scelta. Mi dispiace di averti spaventato” tentò di dirgli dolcemente.

            “Nanà! E’ stato terribile non averti qui per tutti questi giorni! Ogni istante ho sognato ad occhi aperti questo momento”Mattia l’abbracciava ripetendo solamente il suo nome, solo Nanà.   L’accarezzava, l’abbracciava, la baciava.

            “Quanto mi sei mancata. Credevo non mi volessi più. Non ti lascerò andare ancora via, mai”. Non le dava il tempo di parlare. L’attrasse a se. Era infreddolita, la mani e il viso denunciavano uno stato di sofferenza fisica. La pregò di mettersi sotto il lenzuolo, tutta vestita, se lo desiderava, e aggiunse un’altra coperta. Poi si sdraiò stringendola, per farla riscaldare.

“Non mi lasciare mai. Come abbiamo potuto farlo per tanti anni! Come hai potuto sposare Giovanni. Non mi lasciare Maddalena, non mi lasciare”

Maddalena era stranamente taciturna, anche se palesemente felice. La preoccupazione e il timore di essere sorpresi la facevano stare male. Non era riuscita a prendere sonno, tale era stata l’eccitazione provata quando Giovanni le aveva detto che avrebbe ripreso a lavorare la notte stessa dell’arrivo.

“Ero scesa da parecchio tempo, ma non ti ho trovato. Sono risalita e sono rimasta seduta, nel porticato. Sapevo che c’eri perché avevo sentito la tua voce, anche se Giovanni mi aveva detto che era Giacomo”

“Che sciocco a fermarmi da Massimino! Tu comunque non lo fare mai più, non voglio che tu vada in giro da sola, la notte. Non voglio che tu corra dei rischi. Dovremo porre fine a questa situazione, allora non avremo bisogno di nasconderci”

Il tepore della coperta, ma soprattutto la tenerezza e l’amore di Mattia, l’avevano riscaldata fin nel profondo del cuore.

“Non mi dire nulla di ciò che è accaduto in questi giorni. Ora voglio godere questa grande serenità, questa felicità che ho temuto fosse solo illusione”

Rimasero abbracciati, incuranti del sole che sorgeva, di Giovanni che poteva rientrare e non trovarla. E il sole sorgeva, incurante di far luce pure su cose che avevano ancora bisogno della notte. E più illuminava, più il giorno trascorreva. I pescherecci che si erano allontanati molto nella notte stavano per rientrare, essendo arrivato il pomeriggio.

Maddalena si addormentò. Mattia restò a contemplarla a lungo, accarezzandole il viso e i capelli. Finchè il sonno, non fece scivolare anche lui nel mondo dell’incoscienza beata. 

Si svegliò di soprassalto per la solita persiana che sbatteva ad ogni soffio di vento. Maddalena dormiva tranquilla. Si alzò cercando di non svegliarla. Voleva provare la sensazione di avere la sua donna e di dedicarle attenzioni e premure.

            Continuava il gioco dell’infanzia.

Maddalena, ora, era diventata la giovane moglie che dormiva tranquilla nella loro camera. Lasciò la porta accostata. Si diede un’occhiata allo specchio. Aveva i capelli scompigliati, ma finalmente lo sguardo sereno. Fece una rapida doccia, una rasatura accurata. Si sorprese a canticchiare, fece quasi un’altra abluzione con l’acqua di colonia.

“Forse ho esagerato, coprirò l’aroma del caffè!”

Si recò in cucina, soffermandosi davanti alla porta della camera da letto. Maddalena dormiva beata, rannicchiata e coccolata dal tepore lasciato da Mattia e da tutti gli indumenti che aveva addosso. Mattia preparò del caffè, affettò il pane, cospargendolo generosamente di burro e ambrata marmellata di albicocche. Quando tutto fu pronto tornò in camera da letto. Lasciò il vassoio sul comò, si stese vicino a Maddalena. Voleva fissare l’immagine del suo viso, fissarlo a lungo nella mente. Non sapeva, nè voleva sapere cosa sarebbe accaduto in giornata, l’importante era che lei fosse lì, con lui.

            Bastava.

Le sfiorò la fronte, disegnò il contorno del suo viso dolcissimo, fino a risalire al mento e alle labbra. Quando ne ebbe tracciato il sentiero nella sua mente, la sfiorò con le labbra, per svegliarla. Maddalena non era stupita di trovarsi ancora là. Anche lui, per la prima volta aveva realizzato subito il luogo del risveglio.

“Vuoi fare colazione?”

Le chiese teneramente.

 

            L’ora della merenda.

          “Bambini, venite è ora della merenda”, chiamava Vittoria con voce affettuosa e autorevole.  

C’era qualcosa che non avessero già fatto in precedenza, con tenerezza?  

Erano finiti i giochi.

Mattia ora si sentiva un uomo adulto, l’amore che aveva provato quella notte non aveva eguagliato la passione delle altre notti. Eppure era stato solo uno scambio di carezze affettuose, un godere della reciproca presenza. Maddalena indossava ancora il maglione, il vestito.

“Aspetta”  le disse. Rimise il vassoio sul comò, aprì un cassetto e le diede un suo pigiama.

“Indossalo, ti prego”

Uscì dalla stanza, non voleva metterla in imbarazzo, anche perché non le chiedeva nulla, voleva solo che stesse comoda. Rientrò solo dopo che lei lo ebbe chiamato.

“Nanà amore mio, sei bellissima” le disse carico d’amore e di energia. Le si accoccolò vicino.

“Bevi subito il caffè, prima che si freddi. Stai meglio?”

Le raccontò delle uscite in mare con Michele, dell’emozione nel ritrovare i luoghi amati, le parlò dei lunghi bagni al largo. “Perché non scappiamo via con Cassiopea?” Le chiese come un bambino. Maddalena sorrideva e gli accarezzava il viso, lo ascoltava come si ascolta un bambino, ma prima o poi avrebbe dovuto parlargli.

            Seriamente.

“Posso trattenermi ancora, se ti fa piacere, così mi racconterai tutte queste belle avventure” gli disse all’improvviso per cercare di frenare il suo entusiasmo.

Mattia si sentì gelare, il tono di Maddalena era cambiato e non gli preannunciava niente di buono.

“Se mi fa piacere, dici? Come puoi pensarlo. Mi chiedo come ti è venuto in mente  dirlo!”

Andava alzando sempre più il tono della voce, palesemente irato. Maddalena raccolse tutte le forze che aveva raccattato nelle due settimane ed ebbe il coraggio di dire solamente:

“Penso che sia l’ultima volta che ci vediamo, così, di nascosto”

“Lo spero anch’io” rispose Mattia.

Maddalena comprese che Mattia non voleva capire. Lui,  con  strana e gelida calma, le versò dell’altro caffè, continuando a mangiare con apparente tranquillità. Maddalena ebbe timore di quella calma, a volte Mattia le incuteva paura.

            “Dicevi?”

Le chiese porgendole la tazza del caffè. 

Mattia era uomo di mare.

            Arrivavano forti sferzate di vento nel fianco  del suo amor proprio e del suo amore verso Nanà.

            Era il momento di andare di bolina.

            Lui sapeva bene cosa fare.

Maddalena tentò di riprendere più volte il discorso, ma lui la interrompeva volutamente passandole ora dell’altro  pane, ora un tovagliolo. Abbottonò la casacca del pigiama troppo grande per lei e che lasciava intravedere più di quello che lui aveva fino a quel momento immaginato e che non voleva vedere, per meglio controllarsi.

 

                        Mantenere i nervi saldi e

                        la mente lucida.

                        In caso di burrasca,

                        ammainare le vele.

 L’implacabilità gli era di nuovo compagna di viaggio.

Maddalena alla fine rifiutò l’ultima tazzina di caffè e prendendogli saldamente la mano gli disse:

            “E’ finita”

“No, amore mio. C’è ancora caffè, pane, burro. Tutto quello che vuoi, la colazione non è finita”

Logorata dall’intimo combattimento dei sentimenti, Maddalena cedette ad un pianto convulso.

Senza più interrompersi, incurante di Mattia che, gelido, si era seduto in una poltrona e la osservava, fumando un sigaro, raccontò quanto era avvenuto prima del matrimonio, dopo e a Serra, in quei giorni.

“Risparmia i particolari precedenti al matrimonio, so già tutto. Sorvola sull’affetto coniugale di Giovanni. Potrebbe interessarmi solo quello che è accaduto a Serra”

Maddalena non lo riconosceva in queste modalità di comportamento. Lei aveva di Mattia un ricordo dolcissimo. Da quando era arrivato l’aveva trattata molto male, in diverse occasioni. Cambiava umore continuamente ed era spesso rude nei modi, ma entrambi avevano pensato si trattasse dell’intima ira a causa del suo matrimonio.

Ora la osservava con aria di sfida, aspettando le ulteriori novità.

“Comprendimi, non posso lasciarlo, così, subito” gli disse terrorizzata.

Gli sfuggì completamente ‘così subito’.

“Non ti comprendo affatto. Tu non ti muovi da qui. Da oggi non torni più a casa sua. Sua, si fa per dire! So, quanto mia madre si sia prodigata per questo bel matrimonio. Non tornerai più da lui, ci puoi contare. Tu mi appartieni, più di quanto non immaginiate tutte e due”

Con lentezza spense il sigaro nel posacenere, rimise il vassoio sul comò, si avvicinò a Maddalena slacciando in gran fretta quello che prima aveva allacciato con calma e tenerezza.

            Non voleva più mantenere nulla di quello che aveva promesso a se stesso.

“E’ indecente che tu non voglia lasciarlo”

Le aveva concesso troppo tempo per riflettere, non avrebbe voluto farle pressioni sulla decisione da prendere, ma ora che lei ne aveva presa una, indecente, per come l’aveva apostrofata, estremamente irato, si sentì abbandonato e ritenne che Maddalena non era in grado di prendere una decisione così importante, da sola.

            Maddalena aveva preso già una decisione, all’inizio di settembre e non cedette tanto facilmente a Mattia, perché non trovava amore nei gesti, ma solo concitata agitazione e senso del possesso.

            Si sentiva di nuovo come i frutti che lui mangiava dai suoi alberi, quando e dove lo voleva.

 La grande passione che aveva provato per lui ora cedeva il passo al panico. Credeva di aver sbagliato tutto, ma lo amava troppo e capiva di avergli inflitto un duro colpo.

Mattia non disse una parola affettuosa  e in cuor suo soffriva più di Maddalena. Alla fine, quando si arriva al punto che è veramente la fine di una situazione, Mattia capì di aver esagerato.

            Non poteva punire l’amore con la punizione dell’amore.

Ritornò in se e le sussurrò tante volte “Scusa”, baciandola altrettante volte. Maddalena gli accarezzava il viso.

            Adorava Mattia.

Aveva sperato che lui, nella sua estrema intelligenza e sensibilità, capisse la situazione.

            Ma si era comportato come un uomo qualunque,

            anzi come un padrone, come Giovanni, a Serra.

 

 Giovanni, che si riteneva nel giusto, non avrebbe lasciato facilmente la donna che amava, solo perché lei gli aveva confessato di non amarlo.

“Sei mia moglie, non puoi andare via da qui, non te lo permetterò. A qualunque costo, ricordalo! Prima o poi mi amerai, vedrai”

            La prima sera, dopo un violento litigio.

La casa di zia Angela, nascosta nella fitta boscaglia di castagni, le era sembrata una prigione, in cui Giovanni fungeva da mirabile aguzzino.

Era un casale dalle camere ampie e nude. Pochi i mobili, solo un grande tavolo, una madia e la muratura della cucina a carbone. Un grande camino annerito, dal tempo e dal fumo, troneggiava severo davanti a misere sedie e subalterni scanni. Nelle camere da letto penzolava dal soffitto un lampadario in ferro. La lampada fioca rendeva tutto più cupo, ma sempre più luminoso degli occhi dei due giovani che litigavano, senza possibilità di riappacificazione alcuna.

Li avevano lasciati da soli. Gli zii erano andati a dormire a casa di una cugina.

Giovanni era stato così minaccioso da incutere terrore a Maddalena. Quando poi aveva tirato in ballo Mattia, Maddalena si era difesa strenuamente.

Il giorno dopo la zia aveva fatto una fugace apparizione, giusto per portarsi via Vittorina e Giacomo, spinto a Serra da Mattia.In realtà Vittoria era stata di grande aiuto, ma il vero aiuto era arrivato da Giacomo. Benchè tra i due uomini non corresse buon sangue, Giacomo era stato illuminante per Giovanni. Coglieva nelle sue parole il palese interessamento di Mattia verso Maddalena, ma a poco a poco si fece ferma convinzione che tra di loro ci fossero state solo lunghe chiaccherate, pericolose perché notturne, ma solo chiacchierate.

            Così quando tutti si levarono dai piedi e rimase da solo con la moglie cercò di farle capire che l’aveva perdonata, che era stata una sventata nel comportamento con Mattia.  

“Capisci che potrebbe pensare che può su di te quello che pensa? Non si sente ridicolo e non pensa di offenderti quando ti chiama ‘amore mio’ davanti a tutti?”

Poi, aveva cambiato atteggiamento. Aveva cercato di riaverla fisicamente, ma sperava soprattutto nei sentimenti. Così l’aveva lasciata tranquilla “a riflettere” sul loro matrimonio, che lui continuava a difendere, perché voluto da entrambi. Questo era il vero lato negativo della loro storia  matrimoniale.

            Aveva ragione.

Maddalena aveva cercato di rifiutarsi prima del matrimonio, ma non aveva rifiutato il matrimonio, purtroppo, credendo che non ci fossero più possibilità di futuro tra lei e Mattia.

            “Dunque mi amavi” era stata la conclusione di Giovanni.

E il tragico errore del marito era stato proprio quello.

Maddalena non si era rifiutata e aveva accettato il matrimonio, per quanto aveva appreso dialogando con Donna Isabella. Quando lei si era confidata sull’accaduto, Isabella aveva detto alla ragazza:

-Saggia decisione il tuo matrimonio! Giovanni ti vuole bene, non voglio giustificarlo, comprendimi. E’ stata stupida cosa agire in quel modo, ma mi ha confessato di amarti tanto. Speriamo che anche Mattia mi dia una notizia così bella, nell’ultima lettera ci parlava dell’idea di celebrare qui il suo matrimonio-

            Quella era stata la via maestra nella scelta del percorso di vita di Maddalena.

Aveva voluto sposare subito Giovanni, per non pensare più a Mattia, che non l’amava. Col tempo lei avrebbe imparato ad amare il marito, come diceva la madre.

            Forse.

            Non aveva dovuto imparare ad amare Mattia,

            e non era riuscita ad imparare ad amare Giovanni.

A Serra credeva di aver riflettuto: per Mattia poteva essere un vampata di ricordi giovanili, per Giovanni era la moglie.

            Gli doveva come minimo lealtà,

            ma non l’avrebbe mai amato, ne era certa.

L’avrebbe lasciato, così come avrebbe lasciato Mattia.

            Le giornate a Serra erano trascorse nella malinconia più profonda, ed era arrivata al confine dell’accettazione. Il marito era affettuosissimo, la coccolava e riuscì pure a convincerla a dormire nello stesso letto.

            Maddalena  non avrebbe ceduto ai doveri coniugali.

            Lo mise subito in chiaro.

            Giovanni, appariva convinto di aver scacciato tutte le ombre della gelosia, e la figura di Mattia che aveva aleggiato per la grande casa fuligginosa, si dileguava.

            Maddalena era sua moglie, di fatto.

 

 

 cap XX

 Andante moderato

 

Mattia continuava a implorare il suo perdono. Maddalena cedendo alla leggerezza del momento, prese a confidargli tutto quello che aveva ricordato negli ultimi minuti dei giorni trascorsi nella desolazione più totale. Ormai convinta che lui la capisse, ma l’ira intima di Mattia fu più implacabile del peggiore dei Maestrali.

            Ma seppe sapientemente controllarsi.

Decise che Maddalena sarebbe rimasta sua, a costo di continuare una relazione da amanti.

            Squallida, ma unica prospettiva.

Decise di parlare al più presto con la madre, causa di quello squallido e tragico equivoco, di volere tutto quello che gli spettava come patrimonio, ma ne avrebbe fatto anche a meno, se necessario. Poi sarebbe andato via, con Maddalena,

            Mattia prese decisioni non comunicabili a Maddalena. Decisioni sue.

          Maturava idee perverse, non degne sicuramente della sua rettitudine, ma facilmente comprensibili quando si viene a scoprire di essere stati ingannati.

            Perché la madre lo aveva ingannato.

Le aveva scritto che avrebbe voluto celebrare lì il suo matrimonio, ma per dirle semplicemente che si sarebbe stabilito al paese. In cuor suo pensava a Maddalena e avrebbe voluto calibrare al più presto i suoi sentimenti. Invece Isabella aveva usato l’ambigua frase per scoraggiare la giovane.

Decise che al bravo Giovanni avrebbe pensato con calma.

Si alzò dal letto, guardando Maddalena.

            “Come sei bella. Maddalena, non ti chiedo di lasciare tuo marito, che non ami, lo so, ma di amarmi sempre. Io non ho smanie di focolare domestico, i figli potremmo averli lo stesso. Un giorno, forse! Pensa, il giorno in cui tu sei partita ho sentito forte il desiderio di essere padre, di un figlio nostro! Torna qui tutte le notti o quando vorrai. Io ti amerò sempre”

E tornò di nuovo a fianco a lei, soffocandola di carezze e baci.

 Lentamente la Pietraia era inondata dal sole, che lentamente reclinava dietro il torrione. Quando Maddalena intuì che era quasi il tramonto fu colta dal panico.

            “Non temere. Nessuno potrà farti del male. Rivestiti con calma, preparo qualcosa da mangiare e ti riaccompagnerò io a casa. Passeremo per la rampa grande, Porta di Mare, il mio porticato, il borgo vecchio, fin su al vicolo, alla casa della vecchia maestra”

Maddalena non osava replicare, perché capiva che era un comportamento irrazionale. Mattia voleva che tutti capissero che era la sua amante?

            No, non era da Mattia, nè da lei.

L’idea le sembrava folle e dopo essersi vestita, mentre Mattia trafficava in cucina, dalla soglia gli disse: “Credo che sia il caso che io vada via al più presto, e da sola”

            Era molto determinata.

Mattia pensò che lasciarla andare sarebbe stato un bel gesto da parte sua, intimamente si doleva per i modi che aveva usato.

            “Va bene, io salirò lo stesso a Palazzo. Siete invitati a cena tu e tutta la tua famiglia. Ho proprio voglia di una bella cena in giardino. Io lo dirò a tua madre e Giacomo. Tu a tuo marito”

Non si avvicinò a salutarla, lasciandola andare, docilmente. Sentì un vuoto incolmabile, quando il cancello cigolante gli comunicò che era andata via per davvero e  forse per sempre.

            Allora sfogò tutta la sua ira.

Rovesciò tutto quello che c’era sui mobili, sui tavoli.

Poi con calma fece la doccia, si vestì con i capi che più amava Maddalena e si avviò verso la casa dei suoi genitori. Su per la rampa stretta Giovanni lo seguiva, camminando lentamente per non essere visto, ma la fortuna non aiuta i deboli e Mattia si fermò per salutare uno dei vecchi rugosi, amico di osteria. Lì era troppo stretto il passo e bisognava fermarsi. Giovanni sostò con il pretesto di accendere una sigaretta, ma Mattia lo riconobbe anche nella penombra e colse al volo l’occasione di invitarlo a cena con ‘la moglie’, non più Maddalena. Dava così più tempo alla sua Nanà di arrivare a casa, mettersi un pò in ordine, mentalmente.

Giovanni era gelido, imbarazzato. Non sapeva cosa rispondere, ma l’anziano rugoso sbloccò la situazione dicendo:

“Bella idea, poi potresti portare tutti i tuoi amici da Massimino, faremmo un’altra allegra chiacchierata. Tu Giovanni puoi riaccompagnare tua moglie a casa, tanto abitate là vicino”

“Va bene, lo chiederò a Maddalena. Grazie comunque”

Mattia cercava di trattenerlo ancora con domande oziose su Serra e sul giusto punto di maturazione delle castagne. Giovanni non amava mai chiacchierare, tanto meno con Mattia e dopo averlo ascoltato per un pò e quando si fu seccato abbastanza, ma soprattutto quando Mattia, guardando l’orologio, capì di aver dato un buon margine a Maddalena, salutò Mattia e Mattia si lasciò salutare. La tela di ragno che aveva cominciato a tessere dal primo giorno, diventava sempre più ampia.

Palesemente soddisfatto si avviò per la ripida salita, soffermandosi solo per guardare Cassiopea.

 

 

 cap XXI

Andante maestoso

  

Maddalena e Giovanni non scesero per prendere parte alla cena. Giacomo li scusò dicendo che Maddalena non stava bene. Isabella fu contenta, giudicava l’invito del figlio alquanto inopportuno.

            “Capisco che tu abbia dimenticato le nostre usanze, ma abbi rispetto per tuo padre. Per un mese almeno non faremo inviti. Siamo in lutto, ricordalo” gli disse non appena aveva espresso il desiderio di cenare in giardino con gli amici. Il risentimento, che cominciava a trasformarsi in rancore vendicativo, avvelenava la mente di Mattia.

Fu molto pungente con la madre.

            “Già, le nostre, anzi meglio vostre, apparenze fantastiche”       

Poi, quasi a provocarla alla domanda, le disse sorridente e ironico:

“Cosa sarebbe stato di questa potente, nobile famiglia, se io avessi sposato una ragazza socialmente collocata qualche gradino più sotto al nostro? Avrei guastato molto le apparenze?”

“Non credo, spero che tu conosca il nostro modo di pensare. Hai intenzione di sposarti?” chiese la madre sbigottita.

“Non potrei”

“Perché mai?”

“Semplicemente perché la donna che amavo e volevo sposare si è sposata, senza che io lo sapessi o meglio che io fossi informato” Isabella che aveva sempre intuito i sentimenti del figlio verso Maddalena, fu sconvolta da tale chiarezza. Il suo carattere duro, specie nei riguardi del figlio maschio, le impediva il minimo cedimento alla comprensione.

“Se chi amavi si è sposata, allora non eri ricambiato, mio caro!”

“O forse qualcuno l’ha convinta che io non l’amavo abbastanza” replicò sempre più furibondo.

Ormai avrebbero potuto anche fare il nome della donna misteriosa, ma era superfluo.

“Lo sai perché ha dovuto sposare Giovanni?” gli chiese Isabella fuori di se.

“Si, sono informato, grazie. Potrei sapere invece chi ha sparso la voce che io avevo una fidanzata a Parigi e che avrei celebrato il mio matrimonio qui, al paese?”

Il risentimento per essere stata attaccata all’improvviso dal figlio e l’idea di essere giudicata così severamente la costrinsero ad uscire dalla stanza. Non voleva proseguire oltre.

Credeva, molto spesso, di non amare il figlio, proprio a causa dei frequenti scontri.

            Mattia la seguì.

La strada imboccata dal loro discorso era stretta, ma dovevano percorrerla insieme. Era arrivato il momento di chiarirsi.

“Io non posso cenare in giardino e, scusami, non capisco che differenza c’è tra una cena in sala e una giardino, tu invece hai potuto finire di confonderle le idee e rendermi infelice per tutta la vita, sempre per salvare le apparenze, immagino. Tu sapevi quanto tenessi a Maddalena, forse avevi capito pure che volevo sposarla e le hai detto che stavo per farlo con chissà chi”

“Non ti rendi conto di quello che dici! Maddalena non poteva e nè, a parer mio, avrebbe più potuto sposarti! E poi perché non le hai rivelato il tuo amore o pensavi che lei ti sarebbe stata fedele come un cane, solo perché al tuo arrivo la chiamavi sempre ‘amore mio’? Che idiozia!”

Una verità così crudele, che in fondo era l’unica verità logica, avrebbe indotto un soggetto ragionevole all’accettazione dolorosa  degli eventi. Mattia non era ragionevole e non voleva sentire ragioni, ferito nell’orgoglio dalla madre e dalla stessa Maddalena.

Isabella fuori di se continuò a ferire il figlio.

“Per anni sei andato avanti e indietro, l’hai vista e rivista, siete cresciuti insieme, lei ti adorava e tu non te ne sei mai accorto. Non hai saputo far luce neanche sui tuoi sentimenti, e ora che è sposata, perché è stata costretta a farlo, vuoi rovinare la tua e la sua esistenza? E non ho finito: bada, se intendi iniziare una relazione con lei, tienici fuori. Per una volta tanto, sii ragionevole, se ti riesce. Altrimenti torna a Roma o a Parigi o dove ti pare. Siamo abituati a vivere senza di te” 

Isabella chiuse la porta della sua camera, a chiave. La catastrofe che temeva si stava per abbattere su di lei e sull’adorato figlio.

Mattia non provò alcun senso di colpa, al contrario si accanì ancora di più verso la madre e la stessa Maddalena. Lo stavano trasformando in un carnefice. Isabella aveva addirittura compatito e giustificato Maddalena. Stava per bussare con violenza alla porta, ma seppe trattenersi.

Scese in salotto, si mise seduto in una poltrona posta dietro ad una vetrata. Rimase lì seduto per ore. Fumò per tutto il tempo e il tempo scorreva lento, minaccioso, scandito dall’ossessione del grande orologio a pendolo.

            Lo aveva sempre odiato.

In giardino le foglie si rincorrevano, assecondando il gioco ingannevole del vento, che le avrebbe scaraventate subito dopo in una pozzanghera o portate chissà dove.

            A suo piacimento.

Anche lui si era comportato così? Cominciava a riflettere sulla saggezza amara della madre. Lui stesso era arrivato a quella conclusione, in quei giorni.

            E diverse volte!

Non poteva negare di aver provato una smodata passione per Maddalena, quando lei gli aveva detto di essersi sposata. Quando non era più sua, idealmente. Poi aveva capito di amarla e di non poter vivere senza di lei e questo gli era bastato a farla sua.

Lei non si era ribellata, ma il motivo era chiaro. Le sarebbe stato troppo difficile, perché lei   lo amava e lo desiderava da sempre. Il suo carattere irruente e impulsivo lo aveva trasformato talmente da non accettare le decisioni prese dagli altri.

            Ma Maddalena non era ‘gli altri’, Maddalena era la sua mente. Non poteva farci nulla.

            Era quasi mezzanotte.

Giovanni non era sicuramente a casa. Desiderava tanto Maddalena, ma per chiederle scusa, per dirle quanto l’amasse. Si alzò e pensò di salire fino all’osteria. Massimino stava per chiudere e Mattia gli fece solo cenno con la testa, per dirgli che non importava. Cominciava a fare freddo la notte. Scendeva una leggera nebbiolina, che infreddoliva fin nelle ossa.

Continuò a camminare, vagò a lungo. Fin al borgo nuovo. Per lui nuovissimo, perché non c’era mai stato. Orribile a vedersi, con le case tutte uguali, in fila e separate da uno squallido cortiletto. Andò via subito, perché quel posto non aveva una sua identità, non aveva storia. Il borgo nuovo era ancora più in alto di tutta la parte alta del paese. Dalla piazzetta il mare appariva lontanissimo.

Angelina lo aveva detto:

“I bagnanti che stanno tutto il giorno qua, sono quelli che abitano al borgo nuovo”

Lui, allora, non aveva capito il perché, ora si. Era come se abitassero in un altro paese.

            Lentamente si avviò verso Porta di Mare.

            Ancora una volta la sorte lo aiutò. Vide Giovanni uscire di casa e dirigersi verso la marina. Aspettò un pò per essere sicuro che non tornasse indietro.

Quando fu assolutamente certo che scendesse al molo, risalì rapidamente su per il vicolo. Avvertiva una fitta profonda al torace, ma sapeva che era solo a causa della forte emozione.

            Bussò all’uscio di Maddalena.

Tocchi leggeri, ma decisi. Non voleva essere visto e sentito. Le severe parole della madre avevano lasciato il segno.

Maddalena non andò ad aprire. Mattia rassegnato, vergognandosi con se stesso per l’ulteriore follia, scese alla Pietraia.

 

cap XXII

Adagio

  

Mattia  non volle salire al Palazzo per diversi giorni. Scendeva invece alla marina, faceva piccole provviste di frutta, pane, vino, molto caffè e tanti sigari. Chi lo conosceva bene si meravigliava dei suoi occhi tristi, dei saluti fugaci. Al tramonto scendeva al molo per fare una passeggiata, arrivava fin all’ormeggio di Cassiopea.

            Era l’unica cosa sua che gli procurasse ricordi felici. Saliva sul ponte, controllava che tutto fosse a posto. Poi, alle sei, di tutte le sere passava a casa di Saro, pregandolo di controllare bene gli ormeggi, in caso di tempesta.

            Aveva gli occhi sempre più incavati.

Ogni mattina alle undici, Caterina scendeva a rassettare la Pietraia. Lui si recava in giardino o sulla terrazza naturale, Fumando in continuazione, aspettava che la ragazza andasse via, per poi rientrare.

E Caterina, ogni mattina, prima di andare via gli chiedeva, guardandolo fisso negli occhi bellissimi, ma infinitamente tristi:

“Avete bisogno di qualche cosa?”Caterina avrebbe voluto consolare Mattia, a modo suo. Da quando era arrivato ne era profondamente innamorata. Mattia come al solito rispondeva:

            “Per oggi va bene così, grazie”

Caterina continuava a sperare che qualche giorno non andasse proprio ‘bene così’ come diceva lui, ma piuttosto come desiderava lei. 

E un giorno infatti Mattia non le rispose “Va bene così”, ma : “Puoi fermarti un altro pò? Vorrei parlarti. Rientriamo, grazie”

Caterina stava quasi per soccombere all’emozione. Mattia la invitò ad entrare e la pregò di accomodarsi.

            Si sedette anche lui.

Cominciò a farle tante domande. Le chiese se era contenta di quel lavoro, che titolo di studio avesse e dove viveva la sua famiglia.

“Signor barone, qua le ragazze abbiamo studiato quasi tutte, almeno fino alle scuole medie.  Io sono maestra”

“Come mai fai le pulizie, allora?”

“Per guadagnare qualcosa, qui non c’è lavoro se non quello che offrono i vostri genitori con tutte le industrie e i campi”

“Già! Saresti in grado di prendere appunti, scrivere delle cartelle, seguire delle istruzioni ben precise?”

Giustamente, la ragazza non seguiva il filo dei pensieri di Mattia, non capiva cosa le stesse chiedendo, ma rispose di si egualmente.

“Allora, se te lo chiedessi lavoreresti per me?”

“Anche in capo al mondo!” rispose, simpatica e impudente.

Mattia le sorrise. Caterina, come al solito, anzi non proprio come al solito, perché questa volta non lo pensò solamente, ma  lo disse pure:

“Come siete bello, quando sorridete. Perché siete così triste?”

Mattia sorrise ancora. La sincerità di Caterina lo aveva colpito.

Si congedarono, in modo inconsueto, perché Mattia  aggiunse:

“Grazie” e le sorrise, davvero grato per avergli strappato un sorriso ed avergli trasmesso un pò dell’entusiasmo della giovinezza.

Quando rimase solo. pensò di aver sprecato un sacco di tempo. Quello che doveva essere un periodo di riposo, prima di avviare il nuovo studio medico, si era trasformato in un inferno.             Si era sentito persino vecchio, fin a quando non  aveva avvertito l’impudenza giovanile di Caterina.  Vecchio a trenta anni!

Dalla terrazza naturale andò a guardare Cassiopea. Prese un borsone e, concitato, lo riempì di maglioni pesanti, sigari, biancheria e scese alla marina. Lasciò ad Angelina un messaggio per Giacomo in modo che avvertisse i familiari e pregò Saro, dietro lauta ricompensa, di lasciare qualunque attività, per accompagnarlo in una breve crociera.

La ricompensa, al di là di ogni aspettativa, convinse l’amico.

            Furono di ritorno dopo pochi giorni.

 

 cap XXIII

Autunno

 

Mattia sfilò il camice. Era molto stanco. Chiamò Caterina pregandola di rimettere tutti gli strumenti a posto. Andò in bagno a sciacquarsi il viso. Erano giorni e giorni che lavorava senza concedersi una sosta, uno svago. Del resto il paese non offriva altro che tramonti, paesaggi, temporali spettacolari. Il mare era sempre più lontano. Poche passeggiate mattutine, sempre più brevi a causa del forte vento e delle onde che si abbattevano sulla spiaggia. La sabbia bagnata inumidiva anche gli stivali e il freddo entrava nelle ossa. Così dava una lunga occhiata al molo, fin alla docile Cassiopea, che ondeggiava in balia della furia del mare. Sembrava implorarlo, i suoi alberi si protendevano a chiedere aiuto.

             Caterina trafficava con destrezza. Si era rivelata abile e fidata. Ora che lavorava seriamente si sentiva un’altra, così aveva detto a Mattia. Ed era veramente cambiata. Stentavano a riconoscerla tutti quelli che l’avevano vista spolverare e spazzare canticchiando a Palazzo Mastai. Non era più impudente con Mattia, anzi provava una grande soggezione nei suoi confronti. Mattia le piaceva sempre tanto, fisicamente. In cuor suo, ora che ne aveva conosciuto il lato professionale, non lo considerava più l’uomo dei suoi sogni.

            Era troppo preciso,  severo. Quasi maniacale.

Mattia la rimproverava per un non nulla, ma lei non gliene voleva.

“Il suo professore” era molto serio.  Capiva che lui era nel giusto e che lei doveva imparare. Un giorno Mattia le propose di seguire un corso per infermiera. Le sue mattinate erano libere dal momento che lui lavorava allo studio solo il pomeriggio e la mattina la trascorreva quasi sempre all’ospedale della cittadina vicina.

Lei ci pensò un pò su e poi rispose di no. Era risoluta, capiva che poteva essere una buona segretaria, ma non una buona infermiera. Mattia apprezzò molto questo lato del suo carattere.

 Caterina, quando ebbe finito di risistemare, si affacciò sulla porta della stanza privata di Mattia. Era aperta e lui non c’era. Sul letto c’era un completo elegante.

Invece di andare via, si trattenne. Voleva vederlo vestito da sera, perché era così che lo aveva sognato la notte, quando se ne era follemente innamorata.

            Mattia fu sorpreso nel trovarla ancora lì.

“Vuoi un passaggio? Piove, se vuoi posso accompagnarti fin a casa tua. Tanto ho molto tempo, l’invito è per le nove!”

A Caterina non sembrava vero, ma rifiutò.

“Aspettami” le disse Mattia quasi come un ordine. Tanto ormai lei lo conosceva bene!

Mattia poneva una domanda in modo gentile, ma  in teoria impartiva già un ordine. Le chiese scusa e accostò adagio la porta per rivestirsi. Girò la chiave.

Andò vicino  alla finestra. In giardino i rami degli alberi ormai spogli si lamentavano all’infuriare delle sferzate dell’acqua. Uno sciame di lampi illuminava continuamente e a giorno tutte le pozzanghere, sulle quali galleggiavano in cerca dell’ultima aria le foglie secche, prima di divenire putride come cadaveri. Era un spettacolo triste, di morte.

            Perché Mattia era triste.

Solo un mese prima aveva percorso beato, un lungo tratto in macchina, perché la pioggia gli piaceva. Ora lo immalinconiva. Non provava emozioni, non aveva prospettive per il futuro, se non quelle di lavoro.

            Da tempo si era imposto di non ricordare.

            Ma si sentiva svuotato.

Quel comportamento   era innaturale e non riusciva a imporsi di non amare Maddalena.

Aveva pensato di acquistare un pianoforte, ma l’idea del grande strumento nero nel salone di Villa Adele era la materializzazione della sua solitudine. Rinunciò.

            Gli sembrava a volte di vivere la vita di un altro uomo. Riacquistava identità solo mentre visitava i pazienti o studiava. Il pensiero del lavoro lo riportò a Caterina che lo attendeva e si vestì in fretta.

Uscirono di corsa dal portone cercando di raggiungere l’automobile più in fretta possibile. Gli ombrelli non riuscivano a reggere il peso degli scrosci.

             Un lampo fece luce ancora una volta.

 I platani, spettrali, protendevano i loro rami spogli e nodosi come ossuta dita di vecchio verso il cielo e imploravano la giovane e fresca edera, ancora verdissima e che si avvinghiava loro, a non avere commiserazione del loro corpo, ormai senza desideri.

Il lungo boato di un tuono terrorizzò Caterina. La ragazza si strinse a Mattia e gli chiese scusa, allontanandosi subito.  Seguì un rimbombo ancora più spaventoso.

Caterina emise un urlo di terrore e si rifugiò sotto l’ombrello di Mattia, stringendolo alla vita.

            Il ricordo  struggente della Vigilia dell’Assunta, fu come una scarica elettrica nel torpore dei sensi del giovane.

“Non avere paura, svelta sali in macchina”- le disse con voce rassicurante e con grande tenerezza-“Bisogna allontanarsi in gran fretta da qui, è pericoloso con tutti questi alberi” aggiunse avviando il motore. 

Caterina aveva deciso in quel momento che Mattia, benchè troppo preciso e severo, poteva diventare ancora l’uomo della sua vita. Ma non prendevano le stesse decisioni e, quando lei, riprendendo la vecchia impudenza, gli disse:

“Mi piaci tanto e ti amo, tantissimo!”  lui le rispose seccamente ed ironico: “Anche tu mi piaci, ma non ti amo, nemmeno un pò”

“Potresti amarmi un giorno?”

Chiese ancora più esplicitamente Caterina, mentre la pioggia scrosciava sempre più forte e dovevano quasi urlare per sentirsi.

“E perché un solo giorno? Io amo per tutta la vita, per questo non potrei!”

Le rispose serio.

Per tutto il tragitto sorrisero per i discorsi sconclusionati, per le ripetute scuse che lei porgeva per essersi dichiarata, almeno formalmente, perché a lume di naso, tutti, compreso Mattia, conoscevano l’amore che provava per lui.

Mattia la consolò dicendole che era bellissimo dichiarare l’amore e che non la giudicava male.

            Tutt’altro.

“Ah, se avessi avuto il suo coraggio, un anno fà!”  pensava tra se.

Quando arrivarono al borgo nuovo, prima che Caterina scendesse dalla macchina, Mattia le disse:  “Grazie”

Caterina non capiva per cosa e non riusciva neanche a immaginare quale scintilla avesse riacceso in lui. Era più di un mese, che viveva rintanato a Villa Adele, preso dai restauri per trasformarla in casa di cura. Tornava alla Pietraia molto di rado. Solo qualche sera di sabato e la domenica successiva.

Aveva fatto installare subito i telefoni, sia al Palazzo, che alla Pietraia e a Villa Adele.

            Così non c’era bisogno di fare lunghi giri per avere notizie dei familiari, che del resto evitava il più possibile. La tragedia più grande era stata la decisione di non chiedere più notizie di Maddalena, a nessuno.

Il crollo totale era avvenuto quando si rese conto che neanche Maddalena aveva chiesto più di lui, nè si era fatta vedere.

 

 

 cap XXIV

tempo

 

            Udire la devozione sincera di Caterina, sentire che qualcuno desiderava amarlo o semplicemente lo desiderava, poco importava se per tutta la vita o un giorno, gli fece capire di aver commesso un grave errore. Aveva deciso di rinunciare a Maddalena, senza aver capito se anche lei avesse deciso di rinunciare a lui.

            Fece marcia indietro e invece di partecipare all’invito a cena presso alcuni colleghi si diresse al borgo vecchio. Li avrebbe avvertiti telefonicamente, adducendo come pretesto il forte temporale. Si presentò a casa dei suoi, elegantemente vestito da sera, completamente fradicio di pioggia, dalla testa ai piedi.  

          All’improvviso, completamente inatteso.

Erano tutti riuniti in sala da pranzo. C’era un’allegra cena di famiglia, con le sorelle, i cognati e altri parenti.

Si girarono tutti increduli al suo:   “Come va?”

Compariva di rado e vestito in quel modo era proprio strano.

Lauretta si alzò per abbracciarlo, benché fosse gocciolante.

Mattia andò a cambiarsi. La sua stanza era in ordine e gli abiti e le camicie sempre pronti e freschi. Trovò naturalmente anche la sua acqua di colonia.

Raggiunse i familiari e fece finalmente una cena seria. Chiese notizie di tutti, compresi Giacomo e Vittorina.

Isabella sapeva che il figlio avrebbe voluto chiedere di Maddalena e visto che lui non lo faceva esplicitamente, per non farlo soffrire oltre, aggiunse lei  stessa Maddalena alla lista delle notizie su questo o quello.

“Sai che Maddalena ha avuto la nomina alla scuola elementare? Purtroppo molto lontano da qui, a Taverna! Non la vediamo più, perché è Giovanni che la va trovare tutti i venerdì”

Mattia si dimostrò indifferente, recitando laconicamente:

“Sono contento per lei. Una volta che si ha un titolo di studio è bene usarlo” e cominciò a decantare l’abilità di Caterina come segretaria.

“Stai attento! Vittorina è preoccupata per te! Sapessi quante raccomandazioni le fa ogni volta che la vede!” disse Adele.

“Lascia stare u baruneddu! Hai capito? Non fare la scema!” declamò Laura imitando Vittorina.

Era nota anche a loro l’infatuazione di Caterina per Mattia.

“Se non stessi attento, mi salterebbe sempre addosso” aggiunse lui, finalmente sorridente.

Il pensiero correva grato alla ragazza sincera e spontanea.

            “Comunque le sono affezionato anch’io”

“Tutti gli amici non aspettano altro che l’inaugurazione di Villa Adele. Quando pensi che sarà completamente attrezzata?” Gli chiese il padre, intimamente orgoglioso e  felice di averlo a cena.

“Devono arrivare ancora molte attrezzature, ma ho già attivato lo studio da un mese”

“Lo so, zio Pietro mi ha raccontato della lunga e accurata visita che gli hai fatto. Sono felice che tu sia qui con noi, sono fiero di te, Mattia”  continuò don Alfredo alzandosi per abbracciarlo.

“Spero che tu stasera ti fermi a dormire qui. Non penserai alla Pietraia o addirittura di ritornare alla villa!”

“Stai tranquilla mamma. Mi fermo qui” rispose Mattia alla premurosa domanda materna.

Coccolò a lungo il nipotino, senza fare a meno di dargli un’occhiatina anche come medico, non solo come zio. Si meravigliò della presenza delle sorelle e dei parenti.

Lauretta gli chiarì le idee:“Mattia, domani è Ognissanti! Ma hai perso la cognizione del tempo?”

“Torna pure Maddalena che ha quattro giorni di vacanza!” esclamò Isabella, ma avrebbe voluto mordersi la lingua, per essersi tradita. Mattia rimase chino sul bimbo che sgambettava nella carrozzina. Non si voltò  ed elargì il più bel sorriso della sua vita al testimone innocente dell’immensa felicità che la notizia gli aveva procurato. Sollevò il bimbo, prendendolo teneramente in braccio e propose un brindisi al nipotino,  con l’augurio per se di avere un figlio bello, proprio come il piccolino che baciava affettuosamente.

            Non  chiuse occhio per tutta la notte.

L’eccitazione che provava era diversa. Sentiva che l’amore che nutriva per Maddalena era profondamente cambiato.

            Capiva che solo lei lo rendeva felice.

Passeggiò per la camera, immaginando come poteva avvenire il loro incontro, perché temeva che lei non volesse rivederlo.

            Promise a se stesso di controllare le proprie     emozioni.

                        Era veramente cambiato.

All’indomani non la incontrò e neanche il giorno dopo. Cominciava ad agitarsi e a preoccuparsi. Doveva sapere, doveva chiedere a qualcuno se era rientrata veramente o se aveva cambiato idea. L’attesa gli logorava i nervi, ma aumentava l’eccitazione e smussava i buoni propositi. Al passare delle ore la delusione cominciava a intristirlo. Pensò di tornare a Villa Adele, in fondo le vacanze erano per la scuola, non per i medici. Doveva riprendere il lavoro e non voleva riaccendere sospetti nella madre, così all’indomani ripartì molto presto lasciando un messaggio per i familiari.

            La strada gli sembrò lunga, più lunga e tortuosa del solito. Era una bellissima giornata e benché fossero i giorni ‘dei morti’ non c’era l’uggia che ricordava da bambino, ma un sole splendente. Tutto era nitido e terso, i colori autunnali nei rossi intensi, nei bruni bruciati, davano il tocco delle tinte forti che  a lui piacevano nella sua terra.

            Era quasi in montagna, Villa Adele.

“Poveri pazienti, invece di curare il loro cuore, lo stronco!” pensò osservando i castagni, che denotavano l’alta collina.

            All’improvviso gli balenò l’idea di andare a trovare Maddalena a Taverna, quando sarebbe di sicuro rientrata in servizio. Aspettò con crescente ansia il giorno più opportuno.

Disse a Caterina che per due o tre giorni non avrebbe avuto bisogno di lei, perché doveva andare a Napoli ad acquistare altri strumenti.

            Era tutto normale, al di sopra di ogni possibile sospetto, anzi pregò la ragazza di informare di persona i familiari, nel caso lui avesse dimenticato di telefonare. Sapeva che le sue parole avevano gambe agili e veloci e sarebbero arrivate da Vittorina a Giacomo, avrebbero percorso il vicolo più del vento fino a raggiungere le orecchie e il cuore di Giovanni.

           

Partì di buon ora.

 

cap XXV

Prestissimo

 

Arrivò a Taverna che non erano ancora le undici. Al bar si informò subito dove fosse la scuola elementare e poi, con calma, prese un caffè, due caffè, tanti caffè, fumando come due mesi prima, tanti sigari.

            “Aspettati qualcuno?” Gli chiese una donna anziana dall’aspetto logoro, completamente vestita in nero.

“No, sono in visita al vostro paese. Sono un turista” le rispose sorridente, con l’intento di strapparle un sorriso. Ma forse la donna non aveva mai sorriso e se lo aveva fatto lo aveva dimenticato da parecchio.

            “Aaah!” fu il coro di esclamazioni, degli anziani  seduti ai tavolini.

Come uno sciocco si era posto nella condizione di essere osservato da tutti.

            E di certo Mattia non poteva passare inosservato.

Infatti tutti i vecchi seduti ai tavolini, con il viso appoggiato sulle mani accavallate e a loro volta appoggiate all’impugnatura del bastone, lo osservavano, anzi lo scrutavano da capo a piedi.

            Tipo strano: turista a Taverna, nel mese di novembre!

Si allontanò dal bar, salutando con cortesia. Vagò senza meta fin all’ora della fine delle lezioni. Alle dodici e trenta, puntuale come un orologio, si trovò nei pressi della scuola.

            Uscirono i bambini, le maestre,

            ma non la maestra che aspettava lui.

La delusione si stava trasformando in profonda tristezza, quando sentì dire: ”Ci vediamo domani” Maddalena salutava la direttrice.

Aspettò che fosse da sola, ma aspettò pure che si calmasse lui stesso. Aveva il cuore in tumulto. Quando vide che imboccava una stradina solitaria, che portava un pò fuori dal caseggiato, si mosse, seguendola da lontano.

Era cambiata. Sembrava più magra, forse pure più alta. I capelli raccolti la facevano apparire più adulta. Camminava lentamente, come se fosse  molto stanca. Maddalena non aveva fretta.

Nella sua casa non c’era altro da fare che rassettare, preparare un pranzo per lei sola e studiare.

            Non c’era nessuno ad attenderla.

Mattia non conosceva questa situazione e cominciò a fare una diagnosi sulla sua andatura. In effetti, il capo leggermente reclinato in avanti, era segno evidente di malinconia.

Avrebbe voluto chiamarla. Tante volte gli salì in gola il suo saluto abituale

            “Nanà, amore mio” e altrettante volte si trattenne.

Maddalena si fermò. Dall’uscio di una casa un bimbo le corse incontro:  “Maestra, vuoi mangiare con me?” .La madre lo rincorse, non era pranzo da offrire alla maestra.

            “Scusatelo, ma volete favorire lo stesso?”

Mattia cominciava a pentirsi di non averla salutata subito.

Maddalena fu affettuosissima con il bambino. Si chinò, lo coprì di baci, gli sistemò la camiciola sotto il grosso maglione.

            “A domani! Fai tutti i compiti, mi raccomando!”

            Era diversa, le rammentava Adele, quando sistemava i pantaloncini al suo bimbo.

Tutte quelle premure verso il piccolo alunno, lo intimorirono.

            “E se fosse incinta?”

Quelle erano premure da mamma, non da maestra. Ora era dubbioso sull’opportunità di incontrarla. Ripensò alla tranquillità della madre, quando a cena gli aveva parlato di Maddalena. In fondo lui non ne aveva saputo più nulla e in una coppia bastano cinque minuti a concepire un figlio.

            Era sconvolto alla sola idea.

Maddalena riprese la borsa colma di libri che aveva appoggiato a terra e si avviò di nuovo.

Mattia nell’angoscia dell’indecisione non si rese conto di aumentare il passo. Le sue scarpe nuove cigolavano sulla pietra viva del lastricato e l’eco dei passi rimbombava quasi fin nella vallata.

Maddalena, come intimorita, affrettò l’andatura, senza voltarsi. Si fermò davanti ad una piccola scalinata che portava ad una casa forse un tempo intonacata di bianco, ora fuligginosa per il fumo del forno annicchiato sotto la scala stessa.

Tutto, a Taverna, aveva l’odore del fumo. Il bar, il caffè, i vestiti della gente che aveva incontrato.

            L’aria.

Era un fumo piacevole di pane, di focolai. Cominciava ad affezionarsi a quell’ aria pungente, a quell’odore. Provò gelosia per il vento gelido che poteva passare le mani fra i capelli di Maddalena, accarezzarle il viso, il corpo.

            Maddalena salì i gradini, cercò la chiave. Forse non riusciva a trovarla, perché poggiò la borsa a terra e cominciò a frugare nelle tasche.

L’agitazione era crescente, perché ormai Mattia non poteva più trattenersi dal volerle parlare, anche se l’unica cosa che desiderava era stringerla fra le braccia. Provava molta tenerezza per lei, avvertiva la sua solitudine.

            Maddalena sembrava la personificazione della rassegnazione e della tristezza.

            Mentre lei girava la chiave nella toppa, senza che lui lo volesse, l’abituale saluto uscì dalle sue labbra come un sussurro.

            Riuscì, a dire solo “Nanà”, a voce bassissima.

            Era tutto, per Maddalena.

In preda ad un panico che circoscriveva in uno stretto cerchio i pettegolezzi, le angosce, ma che non poteva delimitare la felicità, Maddalena si voltò.

            Rimase bloccata sul pianerottolo.

            La felicità la faceva star male.

Mattia salendo i gradini a tre a tre le fu subito vicino e invece di abbracciarla, come avrebbe voluto, sollevò il suo borsone.

            “Ti aiuto, lascia lo prendo io. Posso entrare? Maestra, posso pranzare con te?”

Maddalena capì che la seguiva da un bel po'. Annuì senza rispondere.

            Entrarono in casa.

            Cigolando, la pesante porta li separò da tutto.

Maddalena, senza dire una parola, si levò il cappotto e invitò Mattia a fare altrettanto.

            “Accomodati, non ho molto in casa, ma basta per pranzare insieme. Togli pure il cappotto, lo porto di là”

Ora era lei a dire: ‘Entra, siediti, resta a pranzo, fai questo o quello.

Mattia entrò, si sedette, tolse il cappotto e lo diede a Maddalena. Non riuscivano a parlare, perché c’era troppo da dire e non si trovava il bandolo.

            Ma c’è sempre un filo che spunta dalla matassa

            e cattura l’attenzione.

Maddalena prese il cappotto e aprì la porta della sua camera da letto. Mattia la seguiva con la mente. L’armadio cigolò due volte, Maddalena si guardò allo specchio, ravviò i capelli, si sciacquò le mani.

            Quei pochissimi minuti furono il capo del filo. Sentire i suoi passi nella stanza accanto, senza vederla, lo eccitava. Cominciò a tamburellare le dita sul tavolo. La crescente passione gli impediva di essere molto coerente. Si alzò di scatto, bussò delicatamente alla porta che del resto era solo accostata.

            “Devi andare via subito?”Gli chiese Maddalena, trovandosi viso a viso con lui.

            “Nanà, posso rimanere finchè ti fa piacere”

Quell’incontro casuale ed eccessivamente ravvicinato sulla soglia della porta li mise in grande tumulto. Senza più controllarsi, Mattia abbracciò Maddalena, quasi soffocandola, senza baciarla. Lei sembrava ancora più minuta del solito, ma non aveva le titubanze degli altri incontri.

Fu proprio Maddalena a riprendere il discorso, mentre lui la stringeva  gli disse:

            “Amore mio” in un modo che Mattia non le aveva mai sentito dire prima.

Maddalena era cambiata, era consapevole di quello che voleva e di quello che faceva.

Fu lei a snodargli la cravatta, a baciarlo per prima.

            Lui non avrebbe osato più di tanto.

Come se nella stanza ci fosse un’orchestra impazzita, Maddalena e Mattia  seguivano il ritmo frenetico dei desideri repressi. Si confidarono tutte le angosce, le tristezze dei mesi passati e la grande felicità del presente con un’infinità di abbracci. Avevano ritrovato tutta l’energia della loro giovinezza. Erano rimasti sulla soglia per tanto tempo, prodigandosi l’un l’altro in affettuosità.

            Ad un certo punto Maddalena disse:

“Mi gira la testa, sediamoci”

Mattia non osava neanche sperare di andare oltre, perché l’insperabile era già accaduto, capire che lei lo amava ancora era tutta la sua vita.

Tornarono nella stanza che fungeva da cucina, da soggiorno. Maddalena prese una caraffa con acqua e un bicchiere. “Fra qualche minuto prepareremo qualcosa da mangiare”

Mattia le stringeva le mani. Non avrebbe voluto lasciarla mai più.

“Ti aiuto, ora so fare anch’io qualcosa di pratico, ho appreso da Michele” le disse sorridente e aggiunse “Sembri molto stanca”

Ripresero i giochi d’infanzia.  Si sentivano una coppia.

Mattia prese la carbonella, Maddalena accese il fuoco.

In effetti c’era veramente poco in casa.

“Ti alimenti male, perché non ti porti tante provviste?”

Mattia era preoccupato per la sua salute. Era molto più magra, ma non era pallida come una volta.

“Qui tutti mi portano qualcosa. Sono molto affezionati e poi non mi va di cucinare per me sola. Guarda che bei funghi mi hanno portato ieri pomeriggio”

C’era un cesto bellissimo. Maddalena ne prese alcuni e preparò un sugo per la pasta. Quando finalmente l’acqua si decise a bollire versarono degli spaghetti. La serenità di quelle ore fu ineguagliabile. Mattia più che mangiare guardava Maddalena che mangiava. Temeva che da un momento all’altro gli dicesse:

            “Ora devi andare via”

Ma Maddalena era calma, parlava con tranquillità del nuovo lavoro e di quanto le piacesse stare con i bambini.

            “Ora sei più pronta alla maternità dunque!”

Non si spiegò il perché di quella stupida osservazione. Si diede del cretino, perché Maddalena perse tutta la serenità ritrovata.

            I suoi occhi divennero tristissimi.

“Lo ero già prima” rispose duramente. Si alzò per sparecchiare, prima però si fermò vicino a Mattia. Lo guardava dritto negli occhi con una profonda malinconia.  Cominciò ad accarezzargli il viso. Mattia non potè fare a meno di stringersi al suo seno, abbracciandola teneramente alla vita.

Le sentì il cuore palpitare forte. “Perdonami, non so perché ho detto una cosa così  idiota”

Maddalena lo allontanò, non per staccarsi  dal suo abbraccio, ma per guardarlo ancora meglio in viso. Gli baciò la fronte, gli occhi, le guance.Mattia l’attrasse a se e cominciò a baciarla ancora una volta. Ancora una volta non sapeva cosa fare, se spingersi oltre o trattenersi.

            Non riusciva più a capire i desideri di Maddalena.

Ma non voleva in ogni caso essere ancora fonte di dispiacere per lei.

            Era l’unica cosa che gli era chiara.

Quell’aria di mistero, quel capire e non i suoi pensieri, la rendevano ancora più affascinante, più desiderabile.

            Maddalena si divincolò.

“Preparo il caffè. Mettiti pure comodo in quella poltrona”

Mattia guardò il panorama dalla finestra. Si apriva una vallata ampia, bruna nei colori autunnali e nella luce già rosata del pomeriggio.

“Fa buio presto, bisogna accendere il camino o fra poco moriremo di freddo” Gli disse Maddalena, che trafficava già con carte, ciocchi e fiammiferi.

Mattia si rimise seduto e la guardava. Era cambiata.

            Cambiata nel fisico,  minuta, ma più donna.

Il seno e i fianchi ben proporzionati, l’ovale del viso ben delineato, davano l’idea della donna incinta, questi cambiamenti a Mattia non potevano sfuggire.

            Maddalena era cambiata.

Senza riflettere, ancora una volta, gli parlò del piccolo Mattia.

“Un giorno anche tu avrai dei figli, non pensi?” gli disse Maddalena senza voltarsi.

“No, finchè non potrò averli dalla donna che amo. Vieni qui, ti prego, non voglio perdere un istante della tua compagnia”

“Puoi fermarti qui stanotte, se ti fa piacere. Le strade sono ghiacciate. Potrebbe anche nevicare da un momento all’altro. Imbianca un pò le strade e i tetti e poi il sole scioglie tutto. Mi hanno detto che fra qualche giorno comincerà a nevicare seriamente. Chiuderanno pure la scuola”

Quell’invito, buttato tra un fiocco di neve e le lastre di ghiaccio, la rendeva sempre più impenetrabile.

            “Mattia, aspetto un figlio”

Disse Maddalena, accoccolata davanti al camino, mentre rimuoveva i ciocchi. Era questo che le conferiva la dolcissima bellezza, la serenità e la fermezza, che non aveva prima!

            “Un figlio nostro”

 Mattia credette di non aver udito bene e rimase silenzioso.

 “Forse avrei fatto bene a mantenere il segreto, come avevo deciso da quando non ti ho più rivisto. Se hai un altro legame non ti preoccupare, il bambino è mio,  avrà sempre me, in ogni caso. E’ stata la forza nella mia disperazione. E’ il mio amore per te. Giovanni non sa ancora nulla. Potrei anche lasciargli credere che sia suo, mentendo sui tempi, ma non voglio. Questa creatura è stata concepita nell’amore e non deve vivere nell’inganno. Troverò il coraggio di lasciare mio marito, un giorno o l’altro. Vedi, quel giorno, l’ultimo alla Pietraia, era decisa a lasciare sia te che Giovanni. Avevo già presentato la domanda per insegnare e sapevo che mi avrebbero mandato qui, così lontano. Per me era l’ideale. Poi ho scoperto di essere incinta”

Mattia udiva le sue parole, ma non le seguiva.

L’idea di un figlio suo nel grembo di Maddalena lo aveva paralizzato di felicità. Si sentiva incosciente per questo, ma era la sua vita, il loro amore che aveva generato una vita nel corpo della sua amatissima Maddalena. Con grande serenità le disse:

“Sai, l’ho capito quando ti ho visto accarezzare il tuo piccolo alunno. Avevi una dolcezza particolare nei gesti e il tuo corpo è cambiato. Sei ancora più bella! Quanto ti amo!”

Mattia si alzò, la aiutò a sollevarsi da terra. Versò il caffè nelle tazzine. La guardava estasiato, quasi contemplandola come un’immagine sacra.

“Bevi, prima che si freddi” le disse. Maddalena dopo aver bevuto il caffè si mise a lavare le tazzine.

            Mattia la cinse alle spalle, baciandola alla nuca.

            Come la notte della Vigilia dell’Assunta.

La pregò di voltarsi.

            “Guardami, si intuisce il mio stato d’animo?  Ho vissuto questi mesi nel terrore che non mi volessi più. Andiamo di là, ti prego” le disse.

Maddalena lo seguì in camera da letto. Mattia ora provava un amore dolcissimo, che voleva manifestarle in modo completo.

 

 

 cap XXVI

Allegro energico

  

“Sono pazzo di felicità” le disse coprendola per non farle prendere freddo.

Si alzò, perché era quasi buio. Accostò le imposte e accese il lampadario.

Stessa luce fioca della villa di montagna di zia Maddalena, ma quella luce era diventata familiare, amica e ora luminosissima.

Si rivestì e andò ad aggiungere legna al camino, per avere una bella fiamma.

“Stai sotto le coperte, dimmi dove sono gli indumenti più pesanti che hai”

Rientrò nella camera.

“Credo che tu debba lasciare questo paese al più presto. fa troppo freddo”

“No, non lascerò questo paese. perché qui ho un lavoro, la possibilità di mantenermi da sola. Non è detto che io debba rimanere qui anche l’anno prossimo” rispose risoluta.

“Quando nascerà il  bambino la scuola sarà quasi finita e poi ho deciso di chiedere il trasferimento, a gennaio”

“Dove intenderesti trasferirti?” chiedeva Mattia in un crescendo di curiosità, intimorito dalla risolutezza della fragile Maddalena che conosceva e che ora era più dura dell’acciaio.

“A Milano. Mi hanno detto in provveditorato che lì hanno bisogno di insegnanti”

“Mi piace Milano, ma se vuoi potrai fare domanda anche a Roma o a Parigi, fino in Turchia. Sappi che dove andrai tu verrò anch’io. Vuoi andare in America?”

Maddalena era seria, Mattia era lontano dalla terra, diretto verso lo sciame meteorico delle felicità di essere padre e di avere definitivamente Maddalena al suo fianco.

Quando la camera fu ben riscaldata la aiutò a rivestirsi.

            “Guarda che fin a stamane ho fatto da sola”
Gli disse sorridente, per le eccessive premure. Fu lei ad attrarlo a se, questa volta. Voleva dimostrargli tutto l’amore che provava per lui.

Era quasi notte, quando decisero di alzarsi, cenare e dormire.

“Domani devo alzarmi presto, lo immagini, vero?”

“Certo” rispose Mattia.

Dopo cena, rimasero a lungo a raccontarsi le ultime novità della loro vita di lavoro. Non fecero progetti per il futuro. Era troppo importante il presente e non dovevano lasciarlo sfuggire o dileguare in sogni fumosi.

Quando il sonno ristoratore prese il sopravvento sull’estatica contemplazione dei loro visi, si addormentarono. Con la stessa soavità dei bambini e come forse loro stessi non provavano da bambini.

            Mattia si fermò per due giorni, con la promessa di ritornare al lunedì seguente.

In seguito, si recò a Napoli effettivamente e da lì comunicò ai familiari che si sarebbe trattenuto qualche giorno ancora. Li pregò di avvertire Caterina di non recarsi a Villa Adele e di non prendere appuntamenti.

Oltre a commissionare altre attrezzature, si recò da un caro amico, penalista, per avere consigli sulla procedura da seguire per far ottenere al più presto l’annullamento del matrimonio a Maddalena. Fu sconfortato dalla lungaggine legale e dagli strascichi umilianti ai quali sarebbe stata costretta, con l’infinità imbarazzante di domande intime.

“Sei sicuro di quello che mi chiedi?”

Concluse l’amico.

“Più che mai, perché aspettiamo un figlio”

“Ci sono tutti gli estremi per procedere con la Sacra Rota. perché lei ha rifiutato i figli dal marito e forse si potrebbe seguire anche la via della costrizione al matrimonio, da parte di Giovanni. Lei dovrebbe, in poche parole, ammettere di essere colpevole per essere venuta meno ad una delle regole fondamentali su cui si basa il matrimonio cattolico, perché costretta al matrimonio. Ma come potete dimostrare che è tuo questo bambino?”

“Non scordare che sono un medico e tutti i particolari che ti ho descritto”

“Non potrete sposarvi, lo sapete vero?”

“Taglia corto, Tommaso. Se proprio Maddalena vuole una cerimonia la porto in Polinesia o Las Vegas” -rispose, ironico e seccato.

“Qua il punto è avere questo benedetto annullamento al più presto”

“Farò tutto quello che posso, appena possibile ti telefono, fammi studiare bene il caso”

Uscito dallo studio di Tommaso, Mattia comprò tantissimi doni, per il piccolo Mattia in particolare. Fece una lunga passeggiata. Napoli lo rilassava molto, come città.

 Si recò da un gioielliere di loro conoscenza. Dedicò molta attenzione e cura a scegliere un dono per Maddalena. In famiglia i gioielli si sprecavano, ma per Maddalena  voleva un anello scelto da lui.

            Scelse un’ acquamarina trasparente, come il mare, altra grande passione della sua vita. Non voleva che fosse vistoso, ma  che racchiudesse le sue passioni.

Uscito dal gioielliere vide una bellissima vestaglia di seta, esposta nella vetrina di una negozio di biancheria.

“Che colore è precisamente?” chiese alla commessa.

“Lacca solferino”

            A Mattia ricordava un cielo notturno.

            Questo gli bastava.

 

cap XXVII

Allegro con moto
 

 

Mattia cominciava a provare un forte senso di responsabilità. Ora che c’era un bambino in arrivo bisognava procedere in fretta, ma con grande cautela, per non fare soffrire troppo Maddalena.

            Riprese la normale vita di lavoro e non tornò subito a Taverna. Maddalena lo sapeva già, del resto. Si dimostrava sempre molto affettuoso con i familiari, andava spesso a casa di Laura a trovare il nipotino. Una sera sentì grande nostalgia della Pietraia  e invece di andare a far visita ai familiari scese giù a far visita all’amata dimora.

            Lì era nato l’amore per Maddalena, lì avevano concepito il loro bambino. Rimase pure la notte e al mattino scese alla marina, per controllare o meglio per ammirare la sua imbarcazione.

Faceva molto freddo e i pescatori avevano acceso molti falò sulla spiaggia. Erano intenti a ricucire le reti che la mareggiata aveva rotto in più punti. Lo salutarono, non poco meravigliati.

“Dottore sembra Natale, è vero? Ci manca pure che nevichi!”

Mattia sostò molto poco, perché faceva molto freddo. Inevitabilmente si preoccupò per Maddalena. Se faceva freddo là dove il clima era sempre mite, figurarsi in un paese di montagna. E Maddalena aveva ragione, quell’anno il freddo arrivò in anticipo e col freddo una grossa e prevista nevicata. Chiusero le scuole e la direttrice che tornava a casa pure lei, si offrì di accompagnarla per un lungo tratto.

Mattia era risalito alla Pietraia e da lì al giardino di Palazzo Mastai, dove aveva parcheggiato l’automobile. Infreddolito avviò il motore e partì per Villa Adele. Fuori paese, sulla statale, alla fermata della corriera, vide Maddalena, pallida più del solito e ancora più magra. Il suo borsone appariva enorme commisurato alla sua figura.  Mattia ringraziò il cielo, ed era la prima volta per lui, di averla intravista. Si fermò e felicissimo scese dall’automobile. La strada era deserta, non li avrebbe visti nessuno e l’abbracciò con tutta la tenerezza che aveva sognato di donarle, in quei giorni di separazione e che gli erano sembrati un’eternità.

Maddalena tremava dal freddo, Mattia  la fece salire in macchina dopo averle messo anche il suo cappotto sulle spalle. Non andò verso casa di Maddalena, ma per la sua strada, a Villa Adele.

“Dunque è questa la tua grande automobile nera!” disse Maddalena.

“Non ti piace, non la ricordavi? Vuoi che ne compri una di colore diverso?” disse allegramente Mattia per tirarle su il morale che non sembrava dei migliori.

“Venerdì scorso poco ci mancava che Giovanni mi picchiasse. Qualcuno deve avergli detto di comprarsi un’automobile potente come quella del turista che era stato in piazza giorni prima. Così poteva venire a trovarmi più spesso e in minore tempo di quanto impiega con le corriere. Poi devono essersi dilungati a descrivere lo strano uomo alto, biondo, che aveva sostato al bar. Quando è arrivato a casa era in preda ad un attacco di nervi, mi ha descritto pure il tuo cappotto nero e la tua sciarpa, per farmi capire che era inequivocabile la tua presenza” Maddalena cominciò a singhiozzare. Raccontò di Giovanni che appena entrato in casa, sbattendo l’uscio, l’aveva assalita con urla tremende.

“E’ stato di nuovo qui! Dove potrai stare tranquilla per dimenticarlo?Dove vuole arriva, quel maledetto! Può avere tutto, tutto, ma non te. Mai! E tu scordalo! Ti ha voluta, ti ha avuta, e bada che lo so, ma tu sei mia moglie, davanti a Dio, davanti a tutti! Questa storia finirà! Scorda tutte queste premure che sto avendo! Adesso basta! Sono lo zimbello del paese: un anno e niente figli! Domenica vieni via con me, lasci la scuola. Volevi avere una casa nostra lontana? Ce ne andiamo in Germania. La fai lì, la maestra, così forse non vivremo pure noi in una baracca, come gli altri che sono emigrati! Mettiamo a frutto la tua emancipazione! E per Natale sarai incinta. Vai in camera da letto!” Urlando come un dannato aveva sprangato l’uscio. Ma Maddalena raccontava per sommi capi!

                    “E’ stato di nuovo qui! Dove potrai stare tranquilla per dimenticarlo”

Erano le uniche parole che Mattia aveva udito a parte il panico che aveva provato Maddalena all’idea di essere picchiata.

                     Frenò all’improvviso.

“Questa storia non ha più senso. Tu non puoi stare più con lui. Ora torniamo indietro e gli parliamo insieme. Non dire nulla del bambino e intervieni il meno possibile. Non sei nelle condizioni fisiche per farlo”Ma cambiò subito idea. Maddalena stava veramente male e aveva bisogno di qualcosa che la calmasse e dato che non poteva assumere farmaci la portò a Villa Adele.

“Giovanni può attendere tanto non sa che sei partita. Andiamo a Villa Adele, devo darti una cosa”

Prima le coprì il viso di baci, poi riaccese il motore.

“Mattia forse abbiamo commesso un errore tragico. Questa è la punizione che mi merito!”

Mattia sorrise.

“Il nostro bambino non è un errore, il tuo matrimonio è stato un errore, ma non la fine del mondo. Ho già messo in moto l’apparato legale per farti avere al più presto l’annullamento. Ti chiedo un favore, non parlare come la signorina della chiesa. Te la ricordi?”

Riuscì a farla sorridere e chi poteva scordare l’anziana donna nubile che serviva la messa, svagava i bambini quando in una famiglia la madre stava per partorire nuovamente. Diceva sempre:

“Mio Dio, mio Dio, non parlate di queste cose davanti a me”. Poi faceva un vistoso segno di croce, se solo cominciavano a parlare di uomini o di donne partorienti.

            Una vita, una vita di ricordi.

            Questo bambino era il futuro e solo in quella direzione bisognava guardare. Occorreva muoversi alla svelta, darsi da fare per togliere Maddalena da quell’incomoda situazione.            Arrivarono prestissimo a Villa Adele. Caterina aveva la febbre e non sarebbe andata a lavorare.Maddalena rimase colpita dalla trasformazione della grande casa tetra.

“Se ti piacerà vivere qui farai tutte le modifiche che vorrai, se non ci sarà salutare l’aria natia diremo addio a tutti e andremo a vivere a Roma. Non temere, amore mio” le disse porgendole il benvenuto nella loro dimora provvisoria.

            “Andiamo al piano di sopra”

La stanza di Mattia aveva un grande letto matrimoniale.

“Togliti quegli abiti gelati. Indossa questa” e le diede la scatola che conteneva la vestaglia di seta e lana.

Maddalena non fu felice del colore, ma non lo disse. Al paese dicevano che portava male.

“E’ il colore delle fasce delle corone dei morti” dicevano del viola. E poi di viola si rivestivano gli altari, le statue e i dipinti nella settimana santa, in tutte le chiese.

'Può darsi che invece sia di buon auspicio, se questa sarà una settimana santa, seguirà la resurrezione' pensò stringendo in vita la fusciacca lilla chiaro.

Poi Mattia le disse di sfilarsi il vecchio anello di famiglia e le infilò al dito la sua acquamarina.

“Puoi anche gettarlo nel pozzo quell’anello. Non voglio più vedertelo al dito. Anzi, dammelo subito”

Mattia prese l’anello, scese in giardino e lo buttò effettivamente nel pozzo.

Risalì felice.

“Fine degna di una situazione non degna”

            Poi procedette con un accuratissimo controllo medico.

“Dovrai alimentarti meglio e credo che saluterai i tuoi alunni. Non voglio che ti affatichi, sei troppo debole. Hai la pressione molto bassa. Se vuoi, puoi riposare. Ti porto del latte caldo. Io sarò giù a lavorare. devo guardare molte carte. Nessuno sa che stavi rientrando, vero? E nessuno ci disturberà, te lo assicuro”

Le sue premure erano dolcissime. Maddalena aveva ritrovato il Mattia che amava fin da bambina, Mattia che la proteggeva da tutto.

            Ora occorreva qualcuno che proteggesse Mattia.

 

 

cap XXVIII

 

Largo
 

            In effetti, Mattia si sentiva solo contro tutti e con tutti contro. Scendendo al piano di sotto pensò che dopo aver parlato con Giovanni, Maddalena non poteva andare via con lui, né a Roma né a Parigi, né a Milano.

            “Si potrebbe ravvisare l’abbandono di tetto coniugale, la legge da noi non va leggera, state attenti”  aveva avvertito Tommaso.

Visto che la situazione precipitava telefonò all’amico. Tommaso lo rassicurò, dicendogli che avrebbe mandato in settimana un commesso con la richiesta dell’annullamento.

Risalì al piano di sopra. Maddalena era ancora sveglia e non avrebbe potuto dormire, solo perché lui le aveva detto ‘stai tranquilla’. Era terrorizzata dal marito. Non aveva raccontato a Mattia che si era rinchiusa nella camera da letto e che lui aveva sfondato la porta, nel tentativo di usarle violenza. Poi Giovanni le aveva chiesto scusa, ma avevano passato due giorni d’inferno.

Mattia le disse che doveva allontanarsi per una visita urgente. Maddalena aveva timore di quella casa solitaria.

“In cortile ci sono i miei mastini, li conosci bene e ti conoscono bene. Non avere paura”

Fece una visita urgente, non a un paziente ma a casa di Giacomo. Per fortuna riuscì a trovarlo  e senza la madre. Lo fece salire in macchina e strada facendo gli raccontò tutto, a partire dal matrimonio frettoloso di Maddalena. Giacomo era un bravo giovane, educato e di linguaggio corretto. Ma più Mattia andava avanti più apostrofava il cognato con attributi molto marcati.

Mattia non parlò del bambino.

Ammise Mattia di aver commesso l’errore grave, ovvero  non pensare che Maddalena potesse sposarsi.Giacomo non riuscì a trattenere un dialettale:

“Benedizioni! Ma ti potivi decidira prima!”

“Hai ragione, ho sbagliato. Ma tu perché non mi hai avvertito?” gli chiese mortificato.

“E di che? Qua sapevamo tutti che stavi per sposare una parigina. Pensa che quando sono andato a prendere Michele alla stazione, credevo di trovarmi davanti una donna che si chiamava Michele. Ho pensato che fosse una stravaganza francese, visto che la moglie canadese di mio cugino si chiama Andrea! Aveva voglia l’amico tuo a individuarmi alla stazione! Una donna alta un metro e novanta, con i baffi e la barba,  io non l’avrei riconosciuta mai”

Tirarono un sorriso di sollievo.

“Ma Maddalena come sta?”

“Ha la pressione bassa, è molto dimagrita nelle due ultime settimane, anche il cuore è affaticato” Maddalena fu stupita nel rivedere il fratello e molto imbarazzata di trovarsi a letto, in camera di Mattia.

Mattia l’abbracciò teneramente, coprendola di baci. Le ripeteva continuamente “Amore mio”, incurante e niente affatto imbarazzato della presenza di Giacomo. Poi, sedendosi vicino a lei, le disse: “Maddalena, Giacomo sa tutto. Desidero che Giacomo stia qui, se dovessi avere qualche visita urgente fuori studio, non voglio che tu resti da sola. Vi lascio, torno giù a lavorare. Buona notte, amore mio”

Rimasta sola col fratello, Maddalena pensava di avere una buona dose di rimproveri. Invece Giacomo le disse semplicemente, muovendo eloquentemente le mani giunte:

“Te lo dicevo che non l’amavi. E’ un animale, altrimenti non l’avrebbe capito prima, dal fatto che non volevi bambini e che non è servito a nulla cercare di convincerti ad averne prima del matrimonio? E non aggiungo altro perché è un verme. Se me ne avessi parlato  allora, ti avrei impedito di sposarlo. Stanne certa” Maddalena confidò a Giacomo quel che non aveva osato a Mattia, cioè della lite violenta e delle minacce paurose del marito.

“Se osa avvicinarsi a te, lo strozzo, come un gallo. Non siete i primi a separarvi qua in paese. Ricordi Titina e Ginuzza?”

Maddalena non si consolava a questi ricordi, anche perché Titina e Ginuzza avevano subito brutte conseguenze. In paese non le trattava più nessuno, anzi non le apostrofano con dolcezza.

“La vera condanna è vivere in un posto che è paradiso e inferno contemporaneamente, come la nostra terra”

Giacomo si accorse che la sorella era molto stanca,  le rimboccò le coperte.

“Vado giù anch’io”

Fece qualche lavoretto in casa, e si che ce n’era lavoro da fare! Fili elettrici sparsi ovunque, scatoloni da buttare.

“Che manicomio!” disse togliendo carte e scatole, dopo averlo chiesto a Mattia.

Tutto andò tranquillo, fino al mattino del venerdì. Maddalena fu presa dal panico, perché dovevano scendere in paese prima che Giovanni partisse per Taverna. Era una situazione senza senso, perché lei, teoricamente, il marito l’aveva già lasciato, ma lui non se ne convinceva e continuava a ignorare la cosa.Era preoccupatissima di questo.

Più volte, a Taverna, gli aveva detto:

“Non ti ho lasciato per Mattia, ti devo lasciare perché non ti ho mai voluto bene. E’ giusto così”

Lui si comportava da marito e incurante andava a trovarla sempre, tutti i venerdì, rendendole la vita impossibile fino a domenica pomeriggio.

Partirono prestissimo, accompagnarono Maddalena da Vittorina. Mattia e Giacomo andarono a casa di Giovanni. L’uomo non si scompose, sembrava quasi aspettare quella visita. Li invitò ad entrare.

Mattia, senza tanti preamboli, gli disse che Maddalena non era a Taverna, ma a casa della madre e che non voleva più tornare a casa da lui perché voleva chiedergli l’annullamento.

“E voi che c’entrate? Scusate ma non capisco. Se vuole l’annullamento mi deve spiegare perché e me lo deve chiedere lei, non il suo fidanzato, per così dire, o sbaglio?”

Giacomo perse la pazienza e lo aggredì verbalmente, minacciandolo se avesse osato alzare ancora le mani sulla  sorella. Mattia che non sapeva nulla delle gravi minacce fatte a Maddalena, stava per spazientirsi, ma per sua fortuna seppe controllarsi, anche perché visitando Maddalena non ricordava di averle trovato lividi sospetti.

            “Sarà stata solo una grande  paura” pensò.

“Sii ragionevole, siamo tutti giovani, tu più di me. Possiamo rifarci le nostra felicità, senza per questo diventare infelici tutti. Lascia libera Maddalena. Io chiedo scusa anche a te per non essere stato tempestivo, impedendo questo matrimonio sbagliato”

“Arrivi tardi per dire che è un matrimonio sbagliato, arrivi tardi perché è in ogni caso un matrimonio che intendo difendere”

“Non ti ostinare, perché vuoi renderla infelice per tutta la vita?” Mattia era accomodante e diplomatico. Sapeva sempre quello che voleva e come ottenerlo, al contrario di quanto pensava la madre.

“Come sta Lenuzza?” chiese Giovanni tristemente.

“Male, come vuoi che stia? Credi che abbia preso questa decisione alla leggera? La sua lealtà non ha limiti. Ti posso assicurare che non l’avrebbe mai fatto, a costo di soffrire per tutta la vita. Mi dispiace dirlo, ma è stata proprio la paura che cominciava a provare alle tua violenza, che l’ha indotta a decidere”

Giovanni disse che avrebbe voluto parlare con Maddalena e affranto, li pregò di andare via.

            Mattia era distrutto, più di lui.

Neanche l’uragano più violento o i bombardamenti avevano scosso Vittorina, non tanto quando  rivide la figlia, ma quando  Maddalena le raccontò che Mattia e Giacomo erano da Giovanni e ne spiegò il motivo. Quando arrivarono non rivolse loro una parola. Non voleva che la figlia soffrisse, ma non voleva darla in pasto alle chiacchiere, perché secondo lei ne sarebbe uscita rovinata.

“Mai! Bada, ho detto mai, qualcuno oserà parlare male di tua figlia” le disse Mattia anticipando i suoi discorsi ossessivi.

Ritornava il lui l’atavica autorevolezza dei Mastai.

“Lei non deve stare da sola neanche un momento” impartì, minaccioso, sia a Vittorina che a Giacomo.

Mattia conosceva la mentalità ancora chiusa degli uomini della sua terra. Riteneva le donne più aperte mentalmente, perché oltre a studiare sentivano l’anelito al cambiamento, all’emancipazione. Non si fidava di Giovanni, e cominciavano a pesargli sempre di più tutte le minacce che aveva fatto alla sua Nanà.

Mattia pregò tutti loro di non dire ancora nulla ai suoi familiari. Abbracciò teneramente Maddalena e le disse che Giovanni voleva parlarle. Era giusto un ultimo chiarimento. Forse si sarebbe concluso tutto con grande rapidità, non appena sarebbero arrivate le carte da Napoli, con lui consenziente.

            Giovanni scese verso sera. Era stanco, provato. La barba non rasata gli conferiva un aspetto da anziano. Certo non aveva intenzione di attrarre Maddalena, ma forse di suscitarle pena o indurle tenerezza. Ma Maddalena che aveva ricevuto solo uno schiaffo in vita sua dalla madre, e aveva paura della violenza fisica e verbale, ebbe ancora più timore nel vederlo così trasandato. Le sembrava di aver sposato un vecchio e l’ultimo loro incontro l’aveva profondamente scossa. Temendo altre reazioni violente, senza alzarsi, sollevando gli occhi, seppe dirgli solamente frasi di perdono.

“Perdonami. Non ero pronta al matrimonio, non ero pronta al rapporto che hai voluto per convincermi del contrario prima del matrimonio. Non volevo un figlio concepito senza amore da parte mia. Perdonami ancora”

Giacomo e Vittorina stavano nella stanza attigua. Vittoria aveva acceso un cero alla Madonna e recitava il rosario. Giacomo al lamentio della madre diventava sempre più nervoso, anche perché non riusciva a sentire cosa accadeva con precisione nell’altra stanza.

“Oh 'ma, ‘e finiscila pé favore!”

Quando sentì chiudere l’uscio tornò di là. Tra i singhiozzi, Maddalena disse al fratello che il marito era consenziente all’annullamento.  

Verso le dieci di sera, dopo aver cenato con i suoi familiari, Mattia si recò da Vittorina.

Ascoltò con attenzione il racconto di Maddalena, che appariva più sollevata al convincimento di Giovanni. Mattia sembrava preoccupato, perché la sicurezza reale sarebbe arrivata dopo la firma delle carte, ma non se ne fece accorgere. La personalità di Mattia era forte e quando voleva, camuffava tutti i suoi sentimenti.

Avvicinò due seggiole davanti al camino e con Maddalena si sedette, per recuperare un pò di serenità. Non parlavano. Troppo era stato detto, all’improvviso. Le stringeva e le baciava le mani  con tenerezza crescente.

            Si sentiva in colpa.

C’era uno scialle su una sedia e lo mise sulle sue spalle minute. Le baciava il collo, i capelli.

            Quanto l’amava!

Si sentiva sempre più in colpa per non averle dichiarato il suo amore in tempo.

L’aveva sempre chiamata “Nanà, amore mio” e ora che avrebbe dovuto gridarlo più forte perché si stava per realizzare il loro sogno e aspettavano un figlio, dovevano stare ben attenti a farsi vedere in giro o a stare insieme. Baciava Maddalena sulle spalle, si inginocchiava davanti a lei e le ripeteva in continuazione: “Come stai? Si aggiusterà tutto, vedrai”

            Vittoria  per sfogare il nervosismo aveva cominciato a impastare la pasta per i panini e all’improvviso la sbattè sul tavolo, creando un polverone di farina, perché non ne poteva più. Sbottò, rimproverando Mattia:

“E ‘cca u sapianu puri i mura che eri innamorato di Lenuzza e ‘cchi aspettavi che faceva cinque figli, per volerla sposare?”

“Mamma, per favore!” La implorò la figlia, che in fondo provava soggezione verso Mattia.

“Lasciala inveire. Ha ragione. E’ tutta colpa mia!” disse Mattia sorridendo e alzandosi per dare un bacio alla sua nutrice.

Era ora di andare, salutò teneramente Maddalena.

A bassa voce, le disse:

“Quando avrà firmato le carte, dormiremo insieme, non ci lasceremo mai più. Alla Pietraia, amore mio, se vorrai”


 

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