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Il Romanzo

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    Cap 1°        Porta di Mare

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    Cap 2°        Notturno

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    Cap 3°        Maddalena

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    Cap 4°        La Pietraia

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    Cap 5°        Il Vicolo

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    Cap 6°        La Vigilia dell'Assunta

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    Cap 7          Tempesta di mare

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    Cap 8°        Calura  

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    Cap 9°        Mattia

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    Cap 10°      Quiete

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    Cap 11°      Sciame meteorico

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    Cap 12°      Il mirteto

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    Cap 13°      Cassiopea

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    Cap 14°      Maestrale

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    Cap 15°      Il castagneto

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    Cap 16°      Vaniglia

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    Cap 17°      Bava di vento

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    Cap  18°     Solitudine

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   Cap 19°     Allegro ma non troppo

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    Cap 20°     Andante moderato

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    Cap 21°     Andante maestoso

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    Cap 22°     Adagio

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    Cap 23°     Autunno

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    Cap 24°     Tempo

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    Cap 25°     Prestissimo

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    Cap 26°     Allegro energico

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    Cap 27°    Allegro con moto

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    Cap 28°     Largo

 

 

cap VI

La Vigilia dell'Assunta

  

 Al tardo pomeriggio il rudere del torrione stendeva la sua ombra imponente sui dirupi. Il sole calava dietro alle montagne e il borgo e la marina tiravano un sospiro di sollievo. Le lingue infuocate lambivano la facciata principale del Palazzo. Le sale e chi in esse  sostava assumevano il colore  carminio del tramonto. I bagnanti approfittavano dell’ombra e rientravano alle loro case, affrontando con allegra abituale rassegnazione la lunga gradinata.

            Giacomo  arrivato all’imbocco per la Pietraia, pensò di passare a salutare Mattia. Trovò il cancello e l’uscio aperti. Inciampò nei cocci della brocca. Chiamò a più riprese l’amico, senza avere risposta. Entrò, bussando alle varie porte, tutte socchiuse. Aprì lentamente quella della camera da letto. Si impressionò nel vedere Mattia disteso bocconi sul letto, con le braccia penzolanti. Preoccupato, si avvicinò. Mattia dormiva di un sonno quieto e profondo, che faceva pensare alla morte. Giacomo lo scrollò leggermente.  Non voleva spaventarlo,  almeno non quanto si era spaventato lui. Mattia aprì gli occhi a fatica, poi rigirandosi su un fianco si rannicchiò e riprese a dormire.

            “Mattia”

Questa volta Giacomo lo chiamò più forte. Il giovane con lentezza riprese coscienza, anche se stentava a rendersi conto di dove si trovasse. Passò più volte le mani sul viso e quando riconobbe l’amico scattò in mezzo al letto. Sentiva le articolazioni intorpidite.

            Come parlando a se stesso pronunciò ad alta voce il nome di Maddalena.

Giacomo sorrise. “Non ti preoccupare, sta già benissimo. Grazie per averle suggerito di riposare. Ho saputo del tuo interessamento e dei consigli. Mia madre li ha messi subito in pratica, ha costretto Giovanni a non lavorare, a riposare un pò con lei, me lo ha detto lui stesso poco fà. Era appena sceso alla marina a preparare i fuochi per stanotte. A proposito, Mattia che ne pensi di Giovanni?”  Continuava Giacomo un soliloquio che Mattia assonnato com’era non seguiva. Era invece preoccupato per aver pronunciato a voce alta il nome di Maddalena.

‘Poco male, non mi ha frainteso’ pensò semplicemente.

“Mattia cosa ne pensi di Giovanni? Che ne dici di questo matrimonio? Lui vuole molto bene a mia sorella e credo che lei lo ricambi” Mattia, completamente vigile, gli chiese:

“Di Giovanni non posso pensare nulla al di fuori di quello che mi state ripetendo tutti, cioè che è un bravo ragazzo. Ma scusa, in che senso  credi che lo ricambi? Non lo amava forse, altrimenti perché lo avrebbe sposato?”

“Tu, mia sorella la conosci o almeno la conoscevi bene. Ha un carattere d’oro. Tutti l’adorano, il marito poi...uuh! Non ne parliamo. A volte, però, ho l’impressione che lei sia insoddisfatta. Forse quello che le manca è veramente un figlio”

La gioia di Mattia era irrefrenabile.

            Maddalena non amava il marito. Ne era certo.

Non era scesa alla Pietraia non perché non aveva voluto, ma perché costretta rimanere a casa. Si, era così. Doveva essere così. Oramai gli era tutto chiaro.

La sua inquietudine era cominciata non appena l’aveva rivista. Non era un fatto momentaneo, si rese conto di amarla alla follia.

L’amava alla follia, forse da sempre.

Desiderare di averla era diventata la sua speranza di felicità. “Mattia mi senti?” Giacomo insisteva, ma poi capì che era meglio lasciare l’amico. Mattia non seguiva i discorsi di Giacomo e si era alzato dal letto seguendo solo la rotta nel mare  aperto dei suoi desideri. Incurante dell’amico, si avviò a fare una doccia fredda.

“Vieni stasera in spiaggia per lo spettacolo dei fuochi? Spero di far scendere anche Maddalena e mia madre”  urlò Giacomo, fuori dalla porta del bagno. Poi, con un sorriso e scrollando la testa, disse fra se: “Mah! Pure lui sta diventando strano”.

Anche sotto la doccia l’invito serale fu accolto dalla mente di Mattia, disponibile solo all’accezione di fatti che potevano avvicinarlo a Maddalena. “Ci puoi contare” fu l’eccitata risposta all’amico.Sotto lo scrosciare dell’acqua si sentiva beato. Era fuori di se dalla gioia. Pensò di salire subito al borgo, magari al Palazzo, di andare giù nelle cucine.

                        Dovunque.

                        Dovunque avesse potuto incontrare Maddalena.

Si vestì in gran fretta. Spruzzò di fragrante Acqua di Parma la camicia. Uscì, lasciando l’uscio aperto. Nessuno, mai, se non di famiglia, si era introdotto alla Pietraia

            Senza volerlo, aveva acquistato le vecchie abitudini.

            Salì i ripidi scalini a quattro a quattro.

Passò dal giardino. Le domestiche stavano apparecchiando per la cena. Solo allora si rese conto dell’ora e di non aver ancora rivisto il padre, ma furono solo fugaci pensieri.

Attraversò il porticato. Si diresse nella cucina. C’era caldo e odore di fritto, di aglio, profumo di basilico. Diede un’occhiata rapida. Si meravigliò di non trovare Vittorina.

            “Voliti qualcosa” gli chiese Caterina, guardandolo estasiata.

            “Vittoria dov’è?” le chiese infastidito.

            “A casa di Lenuzza” rispose la ragazza.

‘A casa di Lenuzza’ , voleva dire tante cose. ‘Casa di Lenuzza’  significava Giovanni e Maddalena moglie di Giovanni. Fu colto dall’inquietudine, si sentì un idiota. Tutto il suo entusiasmo era finito nell’ olezzante risposta di Caterina.

            Mai fosse passato dalle cucine!

Del resto cosa sarebbe cambiato? In realtà, travolto dalla burrasca della passione aveva dimenticato un fatto grave. Teoricamente Maddalena non poteva essere sua.

            Era sposata.

Come aveva potuto eccitarsi a tal punto da perdere il controllo della realtà! Si sentiva un verme ad averla pregata di scendere alla Pietraia.

 

            La Pietraia.

 

Il solo pensiero della casa nascosta fra gli alberi e al mondo, l’idea di stare da solo con Maddalena, cancellò di nuovo il presente. Seguendo il suo istinto si avviò per il vicolo. Voleva rivederla ad ogni costo, anche solo parlarle.

La ripida salita gli ricordò la processione del Venerdì Santo. Fu costretto a sostare davanti ad ogni uscio. Tutti lo volevano salutare.

Emanavano le case un tanfo caldo, che si appiccicava addosso.

            Ricominciava a sudare.

“Mi hanno detto che Vittorina è a casa di Lenuzza. Mia madre ha bisogno di lei. A proposito quale è la casa di Lenuzza?” chiese senza riflettere e con aria il più possibile distaccata.

“Quella della maestra, nun v’ha ricordati?” disse una donna che rammendava.

“Però Vittorina e la figlia sono uscite, mi dispiace” continuò la donna, con tono rammaricato.

            Da dove erano passate?

Già, dalla strada vera, non dalla scorciatoia del porticato! Era di nuovo sfinito, stanco.

            Gli sembrava di braccare una preda. Deluso, ripercorse il cammino già fatto.

Si recò a Palazzo. Nell’atrio incontrò il padre. Il saluto fu caloroso. Il barone fu molto felice di incontrare il figlio. Era orgoglioso della  sua specializzazione appena conseguita a pieni voti, soddisfatto delle scelte felici di Mattia, al contrario della moglie che lo avrebbe voluto notaio. Spesso si contrastavano su questo argomento. Isabella temeva per la futura gestione di tutte le proprietà, delle industrie conserviere, della fabbrica di ceramiche.

“E tutti questi poderi chi li amministrerà? I generi anche se bravi e onesti e avvocati, sono sempre estranei” diceva sconsolata. Lei che aveva sposato un notaio e proveniva da una famiglia dove tutti erano avvocati, non concepiva che il figlio dovesse andare in giro con la borsetta da medico, come se dovesse guadagnarsi da vivere.

“Magari, come parcella, gli daranno tre chili di pomodori e due litri d’olio, il nostro, per giunta!”

Era la conclusione amara. Don Alfredo la prendeva in giro.

“Diventeremo vecchi, no? E allora non basteranno solo le ricchezze, avremo anche bisogno di cure”   

“Bravo, bravo figlio mio. Comunque ho saputo che oggi hai fatto già la tua prima visita”

Il tono ammiccante e allusivo ai commenti della moglie fecero finalmente sorridere Mattia.

“Ma che hai? Sei tutto sudato. E poi questa scelta di sistemarti alla Pietraia! Tua madre ne ha fatto un dramma, ma sono sicuro che lì,  almeno tu,  starai tranquillo”

Era allegro il barone, le continue allusioni all’agitata e autorevole moglie, gli mettevano buon umore.

“Ho bisogno di un’altra doccia, ci vediamo più tardi” così Mattia potè congedarsi dal padre.

Pensò che era inutile girare ancora per il paese alla ricerca di Maddalena e del resto un vistoso alone di sudore alle spalle non lo rendeva molto presentabile. Aveva qui a Palazzo la sua stanza, il bagno personale e molti capi di vestiario. Era quasi ora di cena e inutile scendere alla Pietraia. Salì invece al piano di sopra. Il suo appartamento era carico dell’ardente luce solare. Non c’era caldo. L’alto soffitto rendeva l’ambiente fresco.  Mattia fece un’altra doccia, molto lunga.

Aveva bisogno di riflettere. Doveva lasciare perdere quella storia. Avrebbe messo nei guai tutti, specialmente Maddalena. Ma non appena maturava una decisione razionale, la accantonava subito.

            “Potrei portarla via”

Prepotente, il desiderio lo guidava su pensieri assurdi.

            “Forse la cosa più saggia è che io mi allontani da qui, per sempre. Potrei tornare a Roma, o a Parigi”   L’acqua scrosciante poteva raffreddare i pensieri più sconclusionati, ma non l’amore per Maddalena. Andare via non sarebbe servito a nulla. Prese la decisione di restare ed aspettare l’evolvere degli eventi. Trovò sulla consolle la sua colonia preferita. La madre faceva sentire ovunque la sua presenza. L’immediata piacevolezza della fragranza lo ricondusse ai felici, eccitati momenti trascorsi nell’ attesa di Maddalena, qualche ora prima. Indossato l’accappatoio, si stese sul letto. Non aveva mai provato sensazioni così forti, nè era stato irrazionale. Era sempre corretto e leale, con tutti.

            Ma non si era mai innamorato così.

“Forse se fosse stata un’altra donna, avrei già rinunciato. Ma non posso rinunciare a Maddalena. E’ come se rinunciassi a me stesso” rifletteva, lasciandosi trascinare dal desiderio.

“In fondo che scopo c’è che io dorma alla Pietraia stanotte?” disse a voce alta.

Il breve riposo, gli abiti freschi lo rilassarono. Scese in giardino per la cena.

La famiglia, stavolta al completo, lo festeggiò. Le sorelle e i cognati gli avevano portato i loro doni. Laura che conosceva bene il fratello e la sua grande passione per il mare gli diede un dono molto particolare. Una bussola e un diario di bordo. Oggetti preziosi, d’epoca. Sapeva che Mattia appena possibile, avrebbe levato l’ancora alla sua Cassiopea. Mattia rimase colpito da tale dono e si augurò in cuor suo che la bussola fosse di buon auspicio. Sperava di poter trovare la giusta rotta per arrivare al cuore di Maddalena, al porto sicuro della felicità reciproca. La amava e non voleva più rinunciare a lei.

            Era questa l’ultima decisione presa, almeno fin a quel momento.

“La grande festa sarà domani” aggiunse la madre.    “Si, sarà un ferragosto indimenticabile! Sapessi che stanno organizzando da più di un mese. L’unico lato negativo” aggiunse il padre “è che verranno tutti, dico tutti, i parenti!”

La frescura del giardino, le affettuose chiacchiere resero la cena intima e allegra. “Com’è brava Vittorina, ha superato se stessa in questa cena” disse Adele, mentre si trasferivano nel salottino per il caffè.

            La notte della vigilia era lunga.

“Del resto per il suo pupillo farebbe di tutto. A proposito, notizie di Lenuzza? Non la vedo da stamattina” continuò Lauretta. “Eccola, sta  portando il caffè con la madre” osservò Donna Isabella. Mattia sentì il sangue gelare nelle vene. Non alzò lo sguardo. Non poteva reggere l’idea che Maddalena gli servisse il caffè. L’attesa convulsa di un intero giorno, tutte quelle decisioni prese e accantonate, si concludevano davanti a un vassoio. Aveva desiderato parlarle nell’intimità della Pietraia e ora la rivedeva al cospetto di tutta la famiglia.

“Unitevi a noi” fu il gentile invito del barone. Madre e figlia erano in realtà persone di famiglia.

“Come stai Lenuzza?” chiese Donna Isabella, molto affettuosa. Poi rivolgendosi al figlio: “Mattia che te ne pare, come sta secondo te?”  Mattia si era estraneato di nuovo e non udì la domanda della madre. Aveva atteso quel momento dal mattino. In poche ore aveva provato l’intensità dei sentimenti che si accumulano a volte in una vita intera. Rivederla tra tante persone lo aveva disorientato. Per tutto il giorno aveva incessantemente martellato la sua mente con l’impeto della richiesta.

            “Alla Pietraia, vieni alla Pietraia”

Non conosceva in realtà lui stesso le sue intenzioni, e alla fine cosa le avrebbe  potuto chiedere o dire di concreto? Sentì uno sdrucciolio di sedie. Tutti si alzarono per fare una passeggiata in giardino prima di avviarsi al porticato, da dove avrebbero assistito allo spettacolo pirotecnico. Non si rese conto di essere rimasto da solo, solo con Maddalena.

Sentì un leggero colpetto sulla spalla. “Tu non vieni con noi?” gli chiese Maddalena premurosa.

            Mattia si alzò e le si avvicinò. Gli altri erano lontani.

Le accarezzò il viso, con una tenerezza che non aveva mai provato prima e che non era frutto della passione violenta di tutto il giorno.

            “Così ti sei sposata!” le disse con tristezza.

            “Davvero non lo sapevi? Nessuno ti aveva informato?”

Maddalena rispondeva tranquilla, con l’aria serena e amichevole di sempre. Tutto, apparentemente, era tornato alla normalità, per lei. Perché al mattino era rimasta così turbata? 

“Andiamo?”  gli ripetè con dolcezza.  “Nessuno ti aveva informato del mio progetto?” le chiese Mattia profondamente deluso.

“Perché avrebbero dovuto parlarmi dei tuoi progetti?”

“Non erano solo miei. Avevo pregato mia madre di incoraggiare Vittoria affinchè ti facesse proseguire gli studi”

Maddalena capiva solo che di qualunque cosa si trattasse era meglio non parlarne. Mattia trovò la forza di accarezzarle ancora il viso e Maddalena gli diede un bacio affettuoso su una guancia.

“Andiamo, ci aspettano” gli ripetè con dolcezza crescente e si avviò senza aspettare che lui la seguisse. Il porticato era affollato dai familiari.

            “Come mi piace la vigilia dell’Assunta! Mi è sempre piaciuta, fin da bambina. Mi affascinava il fatto che mi fosse concesso di stare in piedi fino a tardi per assistere ai fuochi. Mi piaceva vedere la tavola imbandita come nelle grandi occasioni e che la mamma mi permettesse di bere nei calici di cristallo, come gli adulti”  Lauretta ciarlava allegramente dei suoi ricordi di bambina.

“Ricordi, Adele, come fantasticavamo sulle migliaia di scintille che eplodevano in cielo e ricadevano illuminando il mare? Era bellissimo!”

            Mattia aveva di nuovo mal di testa. Si era addossato contro un  arco. Di nuovo si sentiva completamente estraneo. Provava disagio a tutti i cambiamenti familiari, ai cambiamenti nella femminilità delle sorelle. Vedere la sagoma di Adele, incinta per la seconda volta lo turbava. I familiari sembravano molto uniti, e proprio per questo lui si sentiva un intruso. E se Maddalena avesse subito lo stesso cambiamento?

Filippo era affettuosissimo con Adele, le accarezzava continuamente il viso, i capelli. Era un marito tenerissimo. Anche Giovanni poteva esserlo per Maddalena e lei col tempo avrebbe potuto anche amarlo. Mattia era molto triste, svuotato da tutte le energie che infonde l’innamoramento improvviso e che l’inappagamento poi distrugge.

            Luigi gli chiese cosa intendesse fare nell’immediato futuro, se pensava di stabilirsi lì o aprire uno studio fuori. A stento intuì che gli venivano poste delle domande. Lecite curiosità affettuose.

“Chissà che bella ragazza  hai lasciato a Roma! E’ vero che ti vuoi sposare presto?”

Continuavano giustamente a interessarsi di lui.

Con uno stentato sorriso, rispose: “Non l’ho lasciata a Roma, è già qui”

Creò uno sciame di domande.

Nel buio lanciò uno sguardo ardente a Maddalena, che ascoltava partecipe e che non poteva vederlo, né essere vista.

Luigi ebbe un’idea grandiosa, interrompendo così una situazione imbarazzante. Propose, a chi se la sentiva, di scendere giù alla marina ad assistere allo spettacolo dei fuochi direttamente dalla spiaggia. I nonni, i bimbi e Vittoria rimasero al porticato.  Un bagno di felicità per tutti, anche per Mattia, che rinvigorì, eccitatissimo all’idea di poter stare vicino a Maddalena. Scesero allegramente per la gradinata grande. Mattia divenne loquace. Ritrovò il buon umore di un tempo e arrivati a Porta di Mare, all’imbocco per la Pietraia invitò tutti a visitare la sua dimora, quella che sarebbe stata la sua casa definitiva, affermò.

“E’ qui che vuoi portare tue moglie? Poveretta che pene deve scontare per salire e scendere tutti questi scalini ogni giorno?” Rise di cuore Filippo, pensando al borbottio della suocera.

Adele, al buio, inciampò nei cocci della brocca e non appena accesero le luci, Maddalena con spontaneità si offrì di ripulire per terra. Era pratica del posto, disse.

Brusco, quasi scortese : “Non osare”, e Mattia la bloccò.

“Non c’è nulla di strano, qualcuno dovrà pur togliere questi cocci, potresti farti male al buio” insistè Maddalena. “Non sei la mia serva” le rispose ancora più scortese e aggiunse:

“Andiamo giù, è quasi ora dello spettacolo e c’è ancora un bel pò di strada da fare”

Sostavano ad ogni gradino per un ricordo, un fatto da rammentare o per salutare chi rivedeva Mattia dopo tanto tempo.

La piazzetta era gremita di folla, molti sembravano incuriositi nel ritrovare ‘u baruneddu’ di nuovo tra la sua gente. Cominciò lo spettacolo, imponente, fantasmagorico, coloratissimo. Il boato dello scoppio, ampliato dalla baia intimoriva Maddalena.

            Come da bambina.

            Mattia finalmente le sorrise.

All’incalzare dei fuochi e del boato Maddalena si tappò le orecchie e, istintivamente, si strinse a Mattia.

            Come faceva da bambina.

Ai grandi bagliori seguiva buio profondo. Mattia ne approfittò e l’attrasse di più a se,  baciandola con passione.

            La lasciò subito al bagliore successivo,

            per poi approfittare del nuovo buio.

Le cingeva le spalle. La baciava sulla nuca, sul collo, ripetendole con grande trasporto:

            “Ti amo da stare male”

Maddalena non riusciva a divincolarsi, forse non voleva. Non erano visti da nessuno. Il buio tra un bagliore e l’altro era totale e Mattia era tempista. All’ultima appassionata dichiarazione d’amore, Maddalena rispose:

             “Anche io ti amo da morire”

Ma Mattia non udì. Il fragore finale imponente impediva qualunque ascolto.

Finito lo spettacolo si avviarono verso le gradinate.

“Mi fermo, c’è l’orchestrina laggiù. Sentirò un pò di musica” disse Mattia.

“Io sono stanca e poi domani c’è la grande festa. Ci vorrà tanta forza!” disse Adele assonnata. Tutti preferirono seguirla. “Buona notte. Io aspetto Giacomo” disse Maddalena e si congedò.

Mattia prese posto al tavolo di un bar, vicino l’orchestra.

            Dopo qualche minuto, intuì che non era possibile che Maddalena aspettasse il fratello. Giacomo doveva uscire a pesca, la grande uscita della Vigilia, con le barche che portavano le fiaccole al largo. Ritornò alla piazzetta,  lei era ancora là.

“E’ bene che vada a dormire” gli disse, come colta in flagrante.

“Ti accompagno, posso?” le chiese Mattia.

“Potrei impedirtelo?” rispose, dolcemente.

Senza dire una parola si avviarono su per la gradinata, come due estranei. Maddalena aveva sperato che Mattia non avesse udito le sue parole accorate. Giunti a Porta di Mare, all’imbocco per la Pietraia, Mattia attrasse di nuovo a se Maddalena. Nel buio della notte, che alla Pietraia diventava ancora più fondo, ricominciò a baciarla con una passione così forte da soffocarla.

            Finalmente erano vicini alla Pietraia.

Senza lasciarla, seguendo il ritmo della musica che veniva dall’orchestrina, la condusse nel giardino. La allontanò un pò da se, ripetendo quasi senza vederla:

“Sei bellissima, sei bellissima” Le ripeteva tutto il suo amore, non riusciva a fermarsi. Si sedettero sotto il pergolato.

Ricominciò ad abbracciarla e baciarla, sul viso, sul collo.

            Maddalena provò ad alzarsi, voleva andare via.

                        Doveva.

            Si alzò di scatto, ma Mattia l’abbracciò. Non poteva lasciarla.

Lentamente accarezzandole il viso, nel silenzio più soave che quel luogo poteva offrire, la condusse in casa.

            Chiuse l’uscio.  Accese le luci.

Continuò a ripeterle il suo amore, l’amore di sempre. Le spiegò quali fossero i progetti. Il suo desiderio di farle proseguire gli studi. A lei sarebbe piaciuto, glielo aveva sempre confidato.

            Quasi imbarazzato le dichiarò l’intenzione di sposarla, maturata negli ultimi tempi.

Non lo aveva chiesto prima, perché le era sempre apparsa come una bambina e perché sperava che anche lei volesse realizzare le sue aspirazioni.  “Invece Giovanni mi ha preceduto” concluse furibondo.

“Taci, per l’amor del cielo, non ne hai colpa” gli disse Maddalena accarezzandogli le labbra.

“Per fortuna sono arrivato in tempo! Chissà, potevi avere già un figlio”

“Non sei arrivato in tempo Mattia, non sei arrivato in tempo. Mattia ti ho sempre voluto bene, ma non speravo che potessimo avere un futuro. Ti ricordi quando per gioco mi poggiavi un lembo della tenda di tulle sul capo e mi dicevi che sarei stata la tua sposa? Ricordi che ci hanno separato e non volevano che giocassimo più insieme?” proseguiva il dolce ricordo con amarezza “Cosa poteva farmi sperare in un futuro nostro? Giovanni mi vuole bene,  non merita che gli faccia del male”

Maddalena aveva negli occhi una grande tristezza, accumulata in anni di attese disilluse. Ora che aveva imparato a tacitare i suoi sentimenti, la vita le porgeva tutto quello che aveva desiderato e che non poteva più prendere.  Scongiurò Mattia di lasciarla andare, ma Mattia si sedette di nuovo e le cinse le spalle. “E’ tardi, è tardi! Sono un idiota. Ti ho persa per sempre”

Le accarezzò il viso, le avvolse lo scialle intorno alle spalle e si avviarono verso l’uscio. Spense le luci. Erano già in giardino quando il pensiero di lasciarla andare lo stravolse.

            “Non posso Maddalena, non posso lasciarti andare via”

Il buio alla Pietraia poteva incutere timore, ma poteva anche rendere estremamente intimo ed eccitante un incontro.

            La notte della Vigilia dell’Assunta era lunga.

Si sostava alla piazzetta a guardare le ultime stelle cadenti di agosto, in un cielo che era tempestato di stelle fisse, brillanti. Dalla gradinata grande giungevano il brusio leggero delle ultime chiacchiere stanche, lo sdrucciolio delle sedie rimesse apposto, i saluti dei camerieri che chiudevano i bar.

            Ora tutto taceva.

            Alla Pietraia giungeva solo lo sciacquio leggero del mare sui ciottoli della marina.

            Mai per Mattia e Maddalena c’era stata una notte di vigilia più soave.

            “Rimani ancora un pò, ti prego”

Non poteva sopportare l’idea di lasciarla andare. Docilmente, quasi ad eseguire un ordine, piacevole, Maddalena tornò a sedersi sul divano.

             Si levò il vento, l’abituale vento.

 Attraversando i cespugli, si insinuava tra le affilate e asciutte foglie delle agavi. I loro apici spinosi sibilavano, in un suono simile a quello di una sgraziata viola.

            Frusciava malizioso vicino alle orecchie,  coprendo tutti i suoni, i rumori della notte.

Rimasero a parlare, a lungo. Mattia le accarezzava il viso, le baciava le mani. Maddalena era molto stanca e poggiò il capo sulla sua spalla. Era un’emozione fortissima, sentire l’amore di Mattia. “Va a dormire” le disse “Io resto in giardino, stai tranquilla. Ti sveglierò alle quattro e ti accompagnerò a casa tua. Donami un’ora della tua amicizia. Mi basta saperti qui, con me. Non avere timore. Perdonami per averti reso infelice, non credevo di amarti a tal punto e non speravo che tu mi amassi. Volevo essere sicuro dei miei sentimenti. Perdonami. Resta qui, riposa un po', ti ho stravolto”

Maddalena  chiuse la porta della camera e si sdraiò sul letto, vestita.

            Mattia ritornò in giardino. Era felice, per il solo fatto che lei fosse alla Pietraia.

Ascoltava i sibili e il mugghiare del vento, lasciandosi trasportare da quell’ irrazionale felicità, inebriato dalla passione forte che provava. Percorreva silenziosamente il giardino per scaricare  la tensione accumulata.

Era stato molto difficile parlare apertamente a Maddalena. E molto più difficile era averla lì e non stringerla fra le braccia.  Si impose un forte autocontrollo.  Si sdraiò sul divano di vimini. Stanco com’era, stava quasi per addormentarsi, ma ricordando la promessa fatta, si alzò di scatto.             C’era alla Pietraia un piccola terrazza naturale, a strapiombo sul mare. Da lì si poteva osservare tutto il paesaggio, che in quella notte diventava magico. In lontananza, la luce fioca delle fiaccole, lasciate in mare dai pescatori, rendeva mistica l’ora silente.

 Dalla marina, quello era l’unico punto visibile della Pietraia e nel buio, in lontananza, era visibile il volteggio nell’aria della cenere ardente del sigaro di Mattia.

            Il vento si era placato.

Giungevano alla Pietraia la risacca e lo sciabordio sui pescherecci all’ormeggio e le vicine chiacchiere dalla gradinata grande.

            “C’è Mattia sveglio, alla Pietraia” Gli parve la voce di Giacomo, ma non prestò eccessiva attenzione. Pensò di essersi sbagliato.

            “Si, c’è Mattia. Passo a salutarlo”

Al residuo uditivo si aggiunse lo scarpiccio, sempre più vicino.  Era di fatto una situazione del tutto nuova, grave. Occorreva una buona dose di tatto e prudenza. Senza la minima ansia, dominato dall’istinto di salvaguardare Maddalena e forte di questa improvvisa complicità, in gran fretta ispezionò il giardino per vedere se ci fossero suoi oggetti in giro. Poi chiuse l’uscio di casa e a grandi passi raggiunse l’amico all’ingresso del giardino. Completamente lucido e non più assonnato, avrebbe avuto la meglio sull’uomo, mentalmente e fisicamente, stanco.

            “Potevi uscire a pesca con noi. Non riesci a dormire? Vuoi che resti?”  Giacomo era premuroso. “Stavo per andare a letto, fin ora ho ammirato da qui la fiaccolata a mare. Vuoi un sigaro?” Gli chiese, rimanendo appoggiato al cancello.

“Sono stato giù nella piazzetta per guardare i fuochi, con Adele e Lauretta. C’era pure Maddalena”

“Sono contento che sia scesa pure lei, senza il marito non si muove mai. Mah, è così cambiata da quando si è sposata!”

“Non te la prendere amico mio, tornerà come una volta, prima o poi, vedrai. Ora ti saluto, sono veramente stanco. Grazie per essere passato”

Eccitassimo per la presunta infelicità di Maddalena e per le consolazioni immediate che avrebbe potuto offrirle, rientrò . Era compiaciuto della sua freddezza, aveva dominato una situazione non lecita, nuova, intrigante.

            Si sentiva forte.

Inconsapevolmente si predisponeva alla lunga serie di menzogne che proteggono gli inganni. Di nuovo percorreva il giardino. Accese un altro sigaro. Lo spense subito, per evitare di essere intravisto nel buio. Continuava a percorrere nervosamente i vialetti. Pensò di avere ancora un pò di tempo, prima di riaccompagnarla su, a casa. L’umidità della notte gli dava brividi di freddo. Rientrò e si sdraiò sul divano, in salotto.

Osservava con insistenza la porta della camera da letto.

La dolcezza dei lineamenti di Maddalena, la sua riservatezza lo attraevano sempre di più. Risentiva il calore della sua nuca, il suo collo vibrante ai baci appassionati che le aveva dato. Cominciava a sentire le membra indolenzite, il divano diventava sempre più scomodo e diventava sempre più prepotente il desiderio di stare vicino a Maddalena. Provava di nuovo le stesse acute sensazioni del mattino, lo stesso mal di testa.

            “Sono un idiota. Questa situazione non ha più senso. Ho aspettato tanto questo momento, senza che me ne rendessi conto” si disse, pensando ad alta voce.

            Si alzò.  Schiuse appena la porta.

            Maddalena dormiva tranquilla.

            Restò a guardarla per qualche minuto. Non ebbe il coraggio di svegliarla.

Richiuse la porta, si sdraiò di nuovo. Il desiderio di averla lo faceva star male. Si rialzò, spense la lampada grande e ne accese una fioca. Entrò nella camera da letto, ma riuscì subito, per accertarsi di aver chiuso l’uscio.

            A chiave.

Voleva separarsi da tutto.

            Ritornò in camera, chiuse la porta. Si sdraiò accanto al suo fianco. Era buio, non poteva vederla, ma immaginarla si. Allungò una mano per accarezzarle il viso. Lei dormiva profondamente.

            Si rialzò per lasciare la porta socchiusa.

Filtrava una debole luce che gli consentiva di vederla.  Si era reso conto in un giorno di non avere mai amato e desiderato così una donna. Riprese ad accarezzarle i capelli  e il viso.

Dormiva tranquilla sulla tranquillità che lui le aveva saputo infondere.

            Il desiderio era sempre più forte e in un estremo atto di autocontrollo, allontanò la mano dal suo viso. 

            Sentì di nuovo la sensazione del bracconaggio.

La sua vita era stata sempre dominata dalla ragione, non aveva mai agito secondo impulso. Era lui stesso la preda dei suoi sentimenti. Pensò che era ragionevole alzarsi e tornare in salotto.

            Ragionevole. In quella storia non c’era niente di ragionevole, a cominciare dal fatto che aveva baciato più volte Maddalena fino al fatto che lei stava lì, vicino a lui.

            “Posso controllarmi e devo” si impose. Si alzò, arrivò fino alla porta. Si voltò per guardarla ancora una volta.

All’improvviso, ricordò di aver udito più di una voce, oltre a quella di Giacomo. Il silenzio della notte fondeva i rumori, le parole, che alla fine gli erano giunti indistinti. Poteva giurare di aver sentito questo o quel discorso, di aver riconosciuto questa o quella voce, ma in realtà quando  tentò di riportare tutto alla mente, si rese conto che di quanto aveva udito gli era rimasto solo un frammisto residuo. Avrebbe potuto esserci anche Giovanni, con Giacomo, ma non era possibile. Il capoflottiglia si attardava sempre molto più degli altri.

Questo gli rese tutto più facile.

Doveva trovare una soluzione immediata per coprire Maddalena, per evitare che il marito, rientrando, potesse preoccuparsi, ma soprattutto mettersi a cercarla . Decise di scrivere un biglietto con cui avvertire Giovanni del fatto che Maddalena, dopo lo spettacolo, era rimasta a dormire a Palazzo, dato che era troppo stanca per arrivare fino in cima al vicolo, e anche pericoloso, data l’ora. Concluse semplicemente con: ‘Non ti preoccupare. Maddalena’

Pensò che nessuno l’avrebbe visto, chi poteva essere in giro? Uscì in gran fretta, salì la gradinata.   Aveva il cuore in gola quando infilò il biglietto sotto la porta di Giovanni.

            Il tempo era poco, troppo poco.

Ritornò, quasi correndo, alla Pietraia. Aprendo il cancello ebbe la sensazione che ci fosse qualcuno in giardino.                

            Avanzò guardingo.

In realtà si era levato di nuovo il vento. Le foglie degli eucalipti frusciavano, come passi sull’erba. Aprì l’uscio, che per precauzione verso Maddalena, aveva chiuso a chiave.

            Sentì ancora una strana presenza alle spalle.

            Si voltò ancora di scatto. Ripensò al mito del brigante  e sorrise ai suoi assurdi timori.

Accese la luce, chiuse a più mandate la porta. La corsa al vicolo, le attese, gli assurdi ultimi timori lo avevano fatto sudare. Era accaldato, stanco. Fece una rapida, benefica, doccia fredda, che ancora una volta mise ordine ai suoi pensieri.

            “E’ profondamente ingiusto, verso tutti, quello che sto per fare. Non posso. Devo accettare di averla persa” si ripeteva in modo martellante, infilò l’accappatoio. decise di preparare del caffè. Schiuse appena la porta per guardare ancora una volta Maddalena.

L’ultima, promise a se stesso.

          La Pietraia era di nuovo battuta dal vento.

Non si udiva null’altro che il mugghiare dell’aria che si insinuava fra gli alberi dei pescherecci agli ormeggi, del fruscio dei mirti e degli ulivi, del sibilare continuo, indiscreto attraverso porte e finestre.       

Da bambino Mattia, nelle ventose notti  invernali, si rannicchiava sotto le coperte, nella sua stanza, fantasticando di trovarsi alla Pietraia, con Maddalena e le sorelle.

            Affrontava draghi e fantasmi per difendere le bambine insieme al fidato amico Giacomo. Era un gioco che facevano realmente nelle calde giornate dell’estate o non appena potevano scendere alla Pietraia.

             Ora era alla Pietraia,  e non era più un bambino.

Provò grande tenerezza per Nanà, che era stata la sua tenera compagna d’infanzia, la più giovane del gruppo, la più vulnerabile. Sorrise.

            Ora il drago, il fantasma era lui.  Non c’era più scampo per lei, nè altra scelta, per lui.

            La amava troppo. 

Entrò nella camera e senza chiudere la porta le si sdraiò accanto. La accarezzava con crescente passione, per donarle tutto l’amore che provava e a cui lei non avrebbe mai più dovuto rinunciare.

            La svegliò con dolcezza, sussurrandole inebriato di eccitazione  e di felicità:

            “Nanà, amore mio, ti amo, ti amo da morire”

 

 

            Il cielo era già squarciato dall’alba infuocata

            del giorno dell’Assunta.

 

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